Società

Brexit, una lezione anche per gli italiani

Con il voto del popolo britannico, nulla è più come prima e non lo sarà neanche in futuro per tutti i Paesi europei (e non), a causa delle conseguenze a catena che la vittoria del «Leave» avrà su ogni aspetto della vita. Le persone non si rendono conto dello sfacelo economico che è già iniziato, a cominciare da almeno 300 giocatori di calcio (non me ne importa nulla, ma è un esempio) che non saranno più cittadini europei. Gli immigrati italiani nel Regno Unito perderanno vantaggi e privilegi sul piano degli studi, del lavoro, di accesso all’Erasmus, ecc.

Eppure questa prova di democrazia straordinaria è la conseguenza logica di politiche scellerate e demenziali che qui sintetizzo per mettere in evidenza che quando i politicanti giocano a fare gli apprendisti stregoni, sbattono le corna sempre contro un popolo che è più saggio di loro. Una saggezza collettiva, un meccanismo di sopravvivenza.

Cameron ha voluto un referendum per condizionare la Commissione europea e il Consiglio degli Stati ad avere più di quanto era lecito aspettarsi: pensando di ricattare facilmente il suo popolo, ha forzato la mano fino a tagliarsela da solo.

La Commissione europea ha fatto una stupidaggine dopo l’altra: in primo luogo, ha accettato l’ingresso della Gran Bretagna senza imporle la moneta unica, ma lasciando – solo a lei – l’uso della sterlina. Tutti i benefici erano della Regina e dei suoi sudditi, tutti i costi dell’Europa.

Tutti i padroni dell’Europa – dalla Merkel, a Junker, a Hollande per finire in bellezza con Renzi – si sono premurati di tifare per il «Remain», impaurendo il popolo britannico. Hanno così violato le regole della democrazia: ognuno va a votare con la consapevolezza che si è formato, senza ricatto, senza terrorismo psicologico.

La politica economica dell’Europa è stata solo finanziaria, relegando l’economia solidale, prevista in tutte le costituzioni dei singoli Paesi, compresa quella italiana, a scarto di rimasuglio da eliminare perché solo il mercato «manipolato» e lobbies deve avere l’ultima parola. L’Europa è una finzione che predilige e fa autostrade alle «merci», ma mette agli angoli le persone. Chi semina vento, raccoglie tempesta e per buon peso è mandato a suo paese.

Tutti i Paesi che vogliono ricattare l’Europa per fini di potere personale di qualunque capetto di governo corrotto, sono autorizzati a chiedere il referendum come arma bianca di manipolazione.

Sono convinto che fra tre/quattro anni un altro referendum riporterà l’Inghilterra in Europa, anche perché, se resta fuori, deve concedere l’autonomia alla Scozia e all’Irlanda del Nord.

Per l’Italia la questione è ancora più sottile perché Renzi e il suo governicchio si sono impegnati per la permanenza della Gran Bretagna in Europa, perdendo ancora una volta, dopo aver ricevuto la batosta delle amministrative. Quello che Cameron ha fatto al suo Popolo con il referendum di minaccia, Renzi lo fa tutti i santi giorni. Ha fatto una «schiforma» (come scritto da Marco Travaglio) sull’onda del 40,8% delle europee, illudendosi di arrivare da solo al 51% e la legge elettorale di conseguenza è stata concepita come coronamento della sua permanenza al potere per almeno 20 anni, esattamente come Berlusconi, come Bettino, come Benito.

La riforma non per il bene degli italiani, ma per il suo potere, eliminando ogni altro contrappeso e controllo. Ora Renzi cerca una via d’uscita. E la troverà, ma facendo altre cretinate perché non può farne a meno, finché non gli arriverà una tranvata inglese a doppio piano, stendendolo come si conviene. Sarebbe auspicabile allertare un’ambulanza per tempo.