Una tangente da due milioni e 390mila euro. A darla il governo dell’Azerbaijan. A intascarla, secondo i magistrati della Procura di Milano, l’ex deputato comasco dell’Udc Luca Volontè, ora indagato per corruzione e riciclaggio. Per capire i contorni di questa storia giudiziaria, raccontata dal quotidiano La Provincia, bisogna fare un salto indietro nel tempo. Il 23 gennaio 2013, con 128 voti contro 79, il Consiglio d’Europa bocciò il rapporto “Strasser” su 85 prigionieri politici nella repubblica caucasica. Secondo l’accusa, quella votazione a favore dell’Azerbaijan è uno dei risultati ottenuti dall’allora deputato e componente italiano dell’Assemblea del Consiglio in cambio della mazzetta milionaria per sostenere “le posizioni politiche dello Stato straniero”.
Sempre secondo i magistrati milanesi, quel denaro proveniva dalle casse della società di telecomunicazioni azera Baktelecom mmc. E tra il 2012 e il 2014 sarebbe finito in quelle della società Lgv e della Fondazione Novae Terrae, entrambe riferibili a Volontè, attraverso – ricostruisce il quotidiano comasco – “18 bonifici effettuati dalle società inglesi Polux management lp e Hilux service lp e transitati dalla branca estone della Danske Bank”.
Per l’accusa Volontè avrebbe intascato la mazzetta “per sé e per terzi soggetti” dal politico Elkhan Suleymanov, suo collega nell’Assemblea parlamentare, “da un collaboratore di questi, tale Muslum Mammadov, e da “altri soggetti politici azeri non meglio identificati”. Affinché asservisse “la propria funzione pubblica” ai loro interessi e a quelli del “governo dell’Azerbaijan”.
Nell’avviso di conclusione delle indagini, che anticipa la richiesta di rinvio a giudizio, l’allora parlamentare Udc – scrive ancora La Provincia – avrebbe assicurato “nel corso di incontri e riunione in Azerbaijan e a Strasburgo, il proprio sostegno alle posizioni politiche dello Stato straniero dietro il pagamento di denaro”. Arrivando a “orientare le votazioni” del gruppo Popolari-Cristiano Democratici all’Assemblea, di cui era presidente, “contro (come avvenne) il rapporto sui prigionieri politici stilato dal socialdemocratico tedesco Christoph Strasser e fortemente osteggiato dall’Azerbaijan, ma sul quale anche i delegati di alcuni Paesi avevano dubbi”, ricorda il quotidiano.
Secondo i legali di Volontè, gli avvocati Alessandro Pistocchini e Domenico Pulitanò, “le contestazioni mosse, oltre ad essere infondate in diritto, non trovano riscontro negli atti di indagine e si fondano su una errata interpretazione di relazioni e rapporti politici legittimamente intrattenuti da Luca Volontè con esponenti appartenenti al Consiglio d’Europa”. Secondo gli avvocati il lavoro della che verrà fornito ai pm “consentirà di evitare un inutile processo”.