Politica

Lega Nord, “Cantiere” del centrodestra a Parma. Salvini: “L’Europa è in mano a massoni, banchieri e finanzieri”

Giorgia Meloni, Daniela Santanchè, Renato Brunetta, Paolo Romani e Giovanni Toti hanno risposto all'appello del leader del Carroccio. "Noi vogliamo proporre agli italiani un programma alternativo a quello di Renzi e di Grillo"

Uniti prima di tutto nelle idee e nel programma, senza pensare per il momento alla leadership, e soprattutto rafforzati nello spirito dall’esito del referendum sulla Brexit, che apre la strada anche in Italia per una nuova idea di politica sull’Europa. A 24 ore dalla scelta del Regno Unito di uscire dall’Unione Europea, il centrodestra che sarà riparte dal “Cantiere” di Matteo Salvini, nome simbolico scelto dal leader della Lega Nord per una giornata di confronto organizzata sabato 25 giugno a Parma per ricostruire le fondamenta dell’Italia e di una forza politica che oggi appare distrutta. Ascoltare il popolo e parlare di idee concrete è la ricetta che Salvini propone per far risorgere l’Italia, sull’esempio del Regno Unito. “Spero che ci sarà uno scossone – ha detto Salvini – L’Unione europea è la negazione dell’Europa, è un’Unione sovietica. Il destino di 500 milioni di persone è in mano a cinque massoni, banchieri, finanzieri, che se ne fregano del lavoro e dell’occupazione. O l’Unione si sveglia adesso oppure, come sono usciti gli inglesi, potranno uscire tanti altri”.

Nella città che nel 2012 fu il primo fortino dei Cinque stelle, cuore dell’Emilia storicamente rossa al centro della Food Valley che più risente della crisi economica, il segretario del Carroccio ha chiamato a raccolta tutte le anime del centrodestra per lanciare una piattaforma politica comune. “Parma è il simbolo della rivoluzione fallita grillina. Noi vogliamo proporre agli italiani un programma alternativo a quello di Renzi e di Grillo” spiega Salvini, che ha in testa un obiettivo: “Ci vogliono idee chiare. Non vogliamo aprire un dibattito intorno ai nomi, alle sigle e alla leadership, ma su che cosa fare. Io voglio ripartire dalle idee”. A rispondere all’appello della Lega sono stati in tanti, da Fratelli d’Italia con Giorgia Meloni a Forza Italia con Daniela Santanchè, Renato Brunetta, Paolo Romani e Giovanni Toti, fino alla delegazione di Idea con Gaeteano Quagliarello e a Raffaele Fitto, leader nazionale dei Conservatori e riformisti europei. Nella giornata di lavoro i politici non salgono in cattedra, ma è la società civile a parlare. Ci sono imprenditori, magistrati, giornalisti, professori universitari, dall’ex presidente dello Ior Ettore Gotti Tedeschi al presidente di sezione del Consiglio di Stato Luciano Barra Caracciolo, fino a Stefano Cordero di Montezemolo. Si parla di sicurezza, immigrazione, tasse, economia, e anche di Europa, ora più che mai al centro di ogni tavolo di discussione.

L’Unione europea è uno dei temi intorno a cui si dovrà per forza confrontare anche il nuovo centrodestra, che non ha per ora una visione del tutto unanime. “Ci sono tantissimi punti di unione e alcuni punti problematici di divisione, sull’Europa si sta interrogando il mondo e si interrogherà anche il centrodestra – ha affermato il capogruppo di Forza Italia alla Camera Renato Brunetta – io sono un europeista convinto, ma non di questa Europa. Voglio difendere l’idea di Europa che ha preservato il continente dalla guerra, sono per la liberà di movimento delle merci e delle persone, di tutto quello per cui abbiamo lottato e voluto l’Europa. La Brexit ci pone in una condizione di grande riflessione, ma non bisogna buttare via il bambino con l’acqua sporca. L’Europa della Merkel non ha funzionato, io voglio l’Europa dei padri fondatori e per quell’Europa combatto”. Cambiare l’Europa da dentro è l’idea condivisa anche dal governatore della Liguria Giovanni Toti: “L’Europa è diventata un’istituzione così lontana dai cittadini, che preferiscono uscirne che cambiarla. Io credo che lo sforzo del centrodestra sia cambiarla profondamente dall’interno. Uscire dall’Europa non fa il bene dell’Italia né di altri paesi, ma tenere l’Europa così sarebbe ancora peggio”.

Per Salvini e Giorgia Meloni cruciale sarebbe seguire le orme della Gran Bretagna lasciando al popolo la scelta di restare o meno nell’Ue, per esempio con un referendum, che però in Italia “non si può fare perché – attacca il segretario della Lega – la Costituzione lo impedisce e Renzi continua a sostenere che gli italiani sono ignoranti, sono bestie, sono analfabeti e non devono occuparsi di cose europee. Come dicono anche i Napolitano, i Monti e i Prodi. Io credo, invece, che gli italiani abbiano testa per decidere e per scegliere e, quindi, riproporremo in Parlamento per l’ennesima volta la libertà di scelta per i cittadini italiani”. A fargli eco è la presidente di Fratelli d’Italia, che punta il dito sulla riforma di Matteo Renzi, che non prevede nessuna forma di democrazia riguardo il rapporto con l’Europa. “L’Unione europea non si può riformare perché è marcia fin nelle fondamenta, ma si dovrebbe chiudere e provare a avviare un processo tra nazioni libere di integrazione basata sui diritti e i bisogni dei popoli. Penso che sia giusto che i cittadini votino su questi temi – ha detto Meloni – e rabbrividisco di fronte a certa intellighenzia italiana che dice che il popolo è troppo bue per decidere su certi temi. Sono rimasta scioccata di fronte alle parole di Roberto Saviano, perché se si pensa che il popolo non sia all’altezza, allora tanto vale abolire la democrazia”. Per il governatore della Lombardia Roberto Maroni l’uscita del Regno Unito dall’Europa potrebbe paradossalmente essere un’opportunità per l’Europa di riformarsi, ma anche per l’Italia e Milano, che potrebbe “raccogliere l’eredità di Londra come centro finanziario europeo. Vorrei evitare che tutto si trasferisse a Francoforte, perché allora diventa la Germania il padrone dell’Europa e cadiamo dalla padella alla brace. Milano può candidarsi per la sua storia, per quello che è, come il nuovo punto di riferimento dei mercati nazionali finanziari europei”.

I motori del nuovo centrodestra si accendono dunque a partire dall’Europa, ma con il Cantiere di Parma il dibattito si allarga a quella che potrà diventare un’alleanza per creare un’alternativa valida a Renzi e in grado di frenare la crescita del Movimento 5 stelle dopo i risultati delle amministrative. Maroni non esclude l’idea delle primarie per un candidato premier e non è il solo. Anche Fitto è sostenitore delle primarie “per riportare il dibattito sul programma e portare la partecipazione degli elettori che ci hanno abbandonato – spiega – Bisogna mettere in campo un dibattito per sciogliere la guida del centrodestra nuovo”. Per Forza Italia invece l’importante è soprattutto creare una coalizione solida per il futuro. “Il centrodestra è rifondato da un pezzo e siamo tutti qui grazie all’intuizione che ha avuto Berlusconi nel 1994 – ha sottolineato Toti – Ora però è giusto che il centrodestra dica una volta per tutte la sua ricetta di governo e di coalizione, che per me deve vedere Forza Italia, Lega Nord e Fratelli d’Italia uniti come zoccolo duro della coalizione, ognuno con il compito di allargare il consenso sulle proprie aeree di interesse. Le primarie ci possono anche essere, ma l’importante è che ci siano regole che non portino allo spappolamento della coalizione e che si vada insieme con una piattaforma concordata”. Anche Meloni è concorde sull’unità e sul perseguire gli interessi della gente: “Io spero che ci possa essere un’unità del centrodestra più ampia possibile – ha concluso – partendo però dai contenuti. Nessuno è indispensabile, l’unica cosa indispensabile è il consenso e il popolo”.