Più di 55 paesi nel mondo celebrano il 26 giugno per ricordare le vittime di tortura. L’associazione Amnesty International nel 2014 ha lanciato la campagna “Stop alla tortura” per denunciare come, a 31 anni dall’entrata in vigore della Convenzione dell’Onu contro la tortura, ratificata da 157 Paesi, sono migliaia le persone che subiscono torture in ogni parte del mondo. Quest’anno, in particolare, a cinque mesi dal rapimento e dall’omicidio di Giulio Regeni, Amnesty rilancia l’appello per tenere viva la battaglia che punta a ottenere la verità sulla morte del giovane ricercatore friulano morto al Cairo a inizio anno. L’hashtag #veritapergiulioregeni è in poche ore diventato trending topic.
Oggi è la Giornata internazionale per le vittime di tortura. Alle 12 twittiamo tutti insieme #veritapergiulioregeni
— amnesty italia (@amnestyitalia) 26 giugno 2016
Si intensificano, intanto, le pressioni sul Parlamento italiano per introdurre nel codice penale il reato di tortura. Tanti gli appelli, su tutti la petizione lanciata su Change.org da Ilaria Cucchi, la sorella di Stefano Cucchi. Il 23 giugno ha incontrato il ministro della Giustizia Andrea Orlando per consegnare le prime 226.000 firme per l’introduzione del reato di tortura in Italia e contro la violenza di Stato. Con lei l’avvocato Fabio Anselmo: “L’Italia è l’unico Paese dell’Unione Europea nel quale ancora non esiste questo reato e, nonostante la Corte di Strasburgo abbia condannato il nostro Paese per i gravi fatti del G8 di genova del 2001 e abbia più volte sollecitato il Governo italiano per l’ approvazione di questa legge, siamo ancora piuttosto lontani dal compiere questo doveroso gesto di civiltà e di umanità”, ha detto. “Sta passando il concetto – continua Anselmo – “per cui una legge di questo tipo legherebbe le mani alle forze dell’ordine, impedendo di garantire sicurezza ai cittadini. Questo è un messaggio sbagliato: la sicurezza parte dal rispetto dei diritti umani e tutta Europa ci sta guardando su questo punto”, ha concluso.