Dal 27 giugno in Cile è vietata la vendita dell’ovetto Kinder della Ferrero e dell’Happy Meal di McDonald’s. E’ uno degli effetti dell’entrata in vigore della Ley de Etiquetados, la nuova legge sulle etichettature. Il provvedimento, il cui obiettivo è lottare contro l’obesità dilagante nel Paese, si articola in tre punti principali. Il primo è quello delle etichette: tutti gli alimenti confezionati devono riportare al loro esterno sulla scatola o involucro degli avvisi, sotto forma di esagono nero, con una scritta in cui si avverte il consumatore che contengono l’aggiunta di zuccheri, calorie, sodio e grassi saturi in quantità superiori a quelle stabilite dal ministero della Salute.
Il secondo punto consiste nel divieto di pubblicizzare questi cibi ai minori di 14 anni, e di offrirglieli gratis come promozione, o di utilizzare ‘ganci’ promozionali per la loro vendita come regali, giochi, adesivi, concorsi (è questo il caso del Kinder e della scatola dell’Happy Meal). La pubblicità di cibo con ‘limiti extra‘ sarà consentita solo in orario notturno. Terzo e ultimo punto, sarà proibita la vendita, promozione e consegna gratuita di tutti questi alimenti, con elementi nutritivi oltre i limiti, nelle scuole, dove d’ora in poi saranno ammessi solo i cosiddetti ‘chioschi della salute‘, in cui saranno venduti cibi sani e frutta. Dall’asilo fino al liceo tutti gli istituti dovranno prevedere attività didattiche e fisiche che contribuiscano a sviluppare abitudini alimentari sane e avvertano sugli effetti nocivi di una dieta con eccessi di grassi, grassi saturi, zuccheri, sodio per la salute. Un obbligo non banale, se si pensa che in molte scuole le mense organizzano una volta a settimana la giornata del ‘cibo spazzatura‘.
Sulla carta sembrerebbe un’ottima legge, soprattutto per un Paese che attualmente è il primo in America Latina, e il sesto nel mondo per tasso di obesità infantile, e dove obesità e diabete sono un problema comune a tutte le fasce d’età. Basti pensare che nel 2003 le persone obese, secondo i dati del ministero della Salute, erano 6,8 milioni, e nel 2010 sono arrivati a 8,9 milioni, praticamente metà della popolazione del paese. E il 12 per cento dei cileni soffre di diabete, il dato più alto in Sudamerica. Se si cammina per strada o si va in un supermercato si capisce subito perché. La merenda tipo dei bambini, quando escono da scuola, è a base di patatine fritte e bibite zuccherate (il Cile, secondo la rivista Lancet, è al primo posto nel mondo per consumo procapite di bibite zuccherate, superando addirittura Messico e Stati Uniti), e il consumo di wurstel, salsicce, maionese, ketchup e salse varie è una costante dell’alimentazione del cileno medio, dall’infanzia alla vecchiaia.
Il problema è che ora nei supermercati, dove già quasi tutti i cibi riportano le nuove etichette, è difficile, se non quasi impossibile, trovare qualcosa che non abbia almeno un’etichetta nera, cioè un alimento che non superi i limiti stabiliti dal ministero della Salute. Inoltre, come sottolinea il Fronte per un Cile sano, che raggruppa varie organizzazioni della società civile e accademica, “i limiti iniziali di calorie, zucchero, sale e grassi sono stati negoziati sotto la forte pressione dell’industria alimentare. Ciò significa che si considera sano un alimento che tiene meno di 800 milligrammi di sodio o il 22,5 per cento di zucchero, che è una falsità. I veri limiti salutari entreranno a regime dal 2019”.
La Ferrero ha fatto sapere che “si riserva i diritti di attivare le istituzioni nazionali e internazionali per arrivare ad una soluzione giuridica, visto che il gioco del Kinder Sorpresa è una parte essenziale del prodotto, che costituisce una sola unità. La sorpresa è l’essenza stessa dell’uovo di cioccolato e non si può considerare un gancio per il suo consumo”. Va detto che il Kinder Sorpresa, per il suo costo (1,50 euro l’uno) è alla portata solo dei più ricchi, mentre la maggior parte di dolci, biscotti e patatine consumati ogni giorno dai bambini costano molto meno. Indubbiamente la Ley de Etiquetados è un primo passo avanti importante che apre una nuova strada per cercare di migliorare la salute del Paese, ma perché sia davvero efficace servirà molto di più, una vera ‘rivoluzione culturale‘ sull’educazione alimentare e su cosa significhi veramente mangiare sano. Conoscenze che attualmente mancano a gran parte della popolazione.