Il leader di Possibile dà il via alla campagna per il No alla consultazione di ottobre. E apre a tutti gli interlocutori, dal rottamato D’Alema al grillino Di Battista. Anche se non lesina attacchi agli ex compagni di partito. Ammettendo la sconfitta della sinistra alle elezioni amministrative
Lancia l’iniziativa per il No al referendum sulle riforme: “Bisogna uscire dagli account Facebook”. È disponibile a parlare con tutti: “Per me alla campagna possono partecipare sia D’Alema che Di Battista”. Rifila una stoccata alla sinistra del Pd: “Mi fanno pena i tatticismi sulla Costituzione”. E sfida i 5 Stelle: “Tagliamo subito gli stipendi ai parlamentari”. Pippo Civati, deputato ex dem e leader del movimento Possibile, non le manda a dire, presentando il suo Tour RiCostituente, con il primo appuntamento del 28 giugno in programma al Teatro dell’orologio, a Roma
Cosa vuole mettere insieme con il Ricostituente tour?
Metteremo in campo personalità che collaboreranno con noi. Sin dall’inizio ci saranno docenti come Nadia Urbinati e Gianfranco Pasquino. Noi siamo contrari alle tifoserie e ai referendum usati come clava. Vogliamo entrare nel merito, informando i cittadini. La campagna toccherà tutto il Paese. E non necessariamente ospiterà i politici ogni volta.
Tutto bello. Ma quali strade sceglierete per promuovere la vostra posizione?
In tv c’è uno squilibrio. C’è il sito iovoto.no, che seleziona alcuni informazioni utili per avere un’opinione. E poi facciamo la richiesta a ogni singolo elettore a costruire un’iniziativa e non stare su Facebook a mitragliare i social con l’hashtag #acasaRenzi. Le nostre proposte presentate per migliorare la riforma sono state sbaragliate più per disattenzione che per un progetto eversivo. Bisogna spiegare che non è vero che dopo il No, non si possa fare una riforma migliore. Io penso si possa partire dalla lotta alle rendite dei politici.
Proporrete la riduzione degli stipendi?
È una cosa che si può fare subito. I parlamentati di Pd e 5 Stelle già rinunciano a una quota significativa di stipendi. Quelli del Pd la danno al partito, i 5S alimentano il microcredito. Esistono ancora spese gestite direttamente dal parlamentare: perché non assegnare questa funzione alla Camera? È la conferma che un parlamentare può vivere con 3 mila euro di stipendio in meno.
Civati darà battaglia sui costi della politica?
Io parto da un dato di realtà. Usciamo dall’ipocrisia: il Pd può trovare altre forme di finanziamento, diversa dalla donazione del parlamentare. La riduzione degli stipendi potrebbe passare in un giorno con un voto in Aula.
Intanto volete bloccare la riduzione del numero dei senatori prevista dalla riforma…
Il tema della riduzione non ci spaventa. Ma non può funzionare con una Camera di 630 deputati e un Senato con appena 100 senatori. Poi è necessario che i parlamentari siano eletti, non nominati.
Cercherete di coinvolgere nel tour esponenti della sinistra dem?
Non sopporto i tatticismi. Sulla Costituzione c’è una scelta specifica. Non si può pensare di risolvere il problema ritoccando l’Italicum. Mi fa pena che il voto sul referendum cambi in base al congresso del Pd. Le riforme non devono guardare al tornaconto immediato e personale.
Ma inviterete anche altri politici contrari alla riforma, personaggi anche molto diversi come D’Alema o Di Battista?
Sarebbe bello averli insieme magari… questo per dire che non abbiamo alcuna preclusione, perché vogliamo un’opinione informata. Perciò, in generale, mi rivolgo agli elettori.
Ritiene che sia informato solo chi vota No al referendum?
L’elettore è liberissimo di non seguire la nostra indicazione. L’importante è che lo faccia con convinzione. Io sono spaventato dall’emotivismo esagerato degli ultimi giorni: per qualche tempo tutti sono stati anti-sistema e hanno sostenuto Brexit, poi si sono pentiti e ora chiedono stabilità.
Il tour RiCostituente è la risposta di Possibile al fallimento elettorale?
Noi siamo stati unitari, abbiamo ceduto i candidati a Sinistra italiana. Ma le cose, come ho già ammesso, non sono andate bene. E non scappo dalle mie responsabilità. La campagna referendaria è quindi un’occasione per riprendere il cammino in maniera più decisa. Vogliamo esprimere una posizione chiara sulle questioni fondamentali.
Cosa pensa di fare per ricostruire il campo della sinistra?
Non siamo riusciti a costruire un’alternativa a Renzi. Io per primo. Bisogna pensare a una strategia politica e insistere su quella. E do una notizia: non c’è più alcun campo da ricostruire. Penso alla coalizione sociale di Landini, che non ha preso piede. Pure i sindacati hanno qualche problema. Serve una forza che si batta per la concorrenza leale, un sistema trasparente e il mercato regolato. Bisogna fare cose di centrosinistra, non ricostruire campi.
Una visione vicina a quella di D’Alema…
Garantisco: non vado con D’Alema. Del resto quella non è una sua idea, né di Civati, ma è un’esigenza degli elettori. Per questo motivo avevo chiesto di mischiare ceto politico e cittadinanza attiva. Ma non siamo riusciti ancora a farlo.
Non temete di passare per quello che dice sempre no?
Noi facciamo obiezioni molto precise, presentando delle controproposte. Così se Renzi va a casa, abbiamo una base di partenza per il futuro. Ricordo che il tema sulla Costituzione è fondamentale e appassionante. Vorremmo fare una bella estate politica di confronto.
Qual è il futuro di Possibile? Finirà in altri movimenti, tipo quello annunciato da De Magistris, o punterà a essere il motore di qualcosa di sinistra del Pd?
Saremo pronti a collaborare con un movimento di Luigi de Magistris, come abbiamo fatto a Napoli. Ma attenzione: il problema è che non dobbiamo trovare solo un leader. Serve una mobilitazione alla base per far incontrare persone con idee simili, uscendo dai rimpianti del passato. E abbandonando allo stesso tempo le logiche dell’inciucino, “del pasticcino”. Siamo disponibili a dialogare con tutti, principalmente con i cittadini. Con uno scopo: trovare un progetto di governo.