Prestazione superba degli azzurri di Conte, che dopo il vantaggio hanno sfiorato il raddoppio in più occasioni. Buffon miracoloso solo nel finale. Poi la rete dell'attaccante ha chiuso i giochi
Era solo un ottavo di finale. Ma Italia-Spagna, comunque vada Euro 2016, è una di quelle partite che entrerà nella storia del nostro calcio. Perché gli azzurri vincono 2-0 grazie ai gol di Chiellini e Pellè. Vendicano la finale di Kiev, battono i campioni d’Europa in carica che ci avevano sempre eliminati nelle ultime due edizioni e verso cui avevamo sviluppato un certo complesso d’inferiorità. Loro belli e talentuosi, noi sporchi, brutti e cattivi. Invece stasera lo Stade de France è tutto azzurro Italia. E non è una cosa che capita tutti i giorni a Parigi.
Più del vantaggio di Chiellini, persino più del raddoppio allo scadere di Pellè e della corsa sotto la curva di Lele Oriali e di tutta la panchina, c’è un momento che forse racconta meglio Italia-Spagna. Prima del fischio d’inizio, nel riscaldamento, col classico torello che ogni squadra pratica a pochi minuti dal via. Quello spagnolo è raccolto in un fazzoletto, tutto tacchi e raffinatezze. Quello nostro no: in un quadrato allargato, gli azzurri corrono e se le danno di santa ragione. Quando hanno finito, quella parte di campo è già segnata da colpi e scivolate. Sarà così per tutta la partita. L’Italia vince con una prestazione praticamente perfetta. Che parte dalla solita difesa all’italiana, e dall’immancabile miracolo finale di Buffon, ma è molto di più. Le sponde di Pellè e i tagli di Eder, quei movimenti che tutte le squadre di Conte hanno conosciuto a memoria e che dimostrano che non c’è nulla di improvvisato in questa nazionale. Il moto perenne di Giaccherini, che fa sembrare così inutile la classe di Iniesta e Fabregas. La metamorfosi di De Sciglio, che nel pomeriggio più importante da anello debole si trasforma in uno dei migliori in campo. C’è qualcosa di speciale in questo gruppo di azzurri. Cattivi sicuramente. Sporchi forse un pochino, sempre a caccia del rimpallo. Ma brutti proprio no. Adesso anche la Spagna e il resto d’Europa se ne sono accorti.
PRIMO TEMPO PERFETTO – Nei primi 45 minuti l’Italia, infatti, ha dominato. Con il solito modulo, che stavolta non si vergogna affatto a diventare una difesa a 5. Florenzi e De Sciglio in fase di non possesso fanno praticamente i terzini, ma quando spingono mandano in tilt la difesa avversaria. Insieme al gioco di coppia tra Eder e Pellè. Proprio il centravanti azzurro sfiora subito il gol di testa, parato da un guizzo di De Gea. E Giaccherini addirittura in rovesciata colpisce il palo (a gioco fermo). Non sono episodi. L’Italia senza paura gioca la palla dietro con i difensori e con un De Rossi tornato ai tempi d’oro della Roma, per saltare il primo pressing spagnolo e aprirsi gli spazi. E accelera sempre sugli esterni, per cercare i ritmi alti che la Spagna non sa reggere se non è lei a dettare. Il gol è una conseguenza, sul solito schema della spizzata di Pellè che procura una punizione dal limite: Eder la calcia forte sul palo del portiere, De Gea respinge corto e male, ci arriva prima Giaccherini che tocca, e poi Chiellini che in qualche modo ribadisce in rete. Cattiveria allo stato puro, appunto. E di nuovo Giaccherini potrebbe addirittura raddoppiare prima dell’intervallo, con un tiro a giro che trova ancora De Gea. L’Italia è avanti, con merito. Le tante occasioni non concretizzate resteranno l’unico neo di un pomeriggio perfetto.
SOFFERENZA E APOTEOSI – Al rientro dagli spogliatoi Del Bosque si ripresenta con Aduriz per l’impalpabile Nolito, per dare più peso all’attacco. Sono sempre gli azzurri a partire forte, poi la Spagna prova ad alzare il baricentro ma è ancora Eder ad avere la palla giusta per chiudere il discorso: lanciato in contropiede da un tacco di Pellè, solo davanti a De Gea in uscita, lo guarda ma lo centra in pieno. E allora ci sarà da soffrire. Al 70′ Silva manda fuori di poco col mancino. Il primo, vero brivido per la porta azzurra è il segnale dell’inizio della sfuriata rossa: palo di Vazquez (ma in fuorigioco), Iniesta al volo dal limite, Piquè da fuori di piattone. Sempre sui guanti di Buffon. La curva spagnola urla, quella italiana fischia di paura. A un certo punto anche Conte spazza via la palla, di rabbia, su una mancata ripartenza. Ma una volta di più la sua Italia si dimostra squadra vera, resistendo bassa nella propria area, addormentando la partita nel momento più difficile con un paio di falli guadagnati e di cambi tattici. E nel finale niente beffa, solo festa: Buffon fa il miracolo su Piquè liberato dall’unico errore di Barzagli. In contropiede, orchestrato da Insigne e rifinito da Darmian (tutti i protagonisti, anche i subentrati), Pellè proprio come contro il Belgio firma il 2-0 a tempo scaduto. La Spagna abdica, il loro ciclo è finito ufficialmente. L’Italia esulta, Conte si gira verso la tribuna e fa cantare lo Stade de France. I campioni d’Europa sono battuti, ma era solo un piccolo ottavo di finale. Ora tocca a quelli del mondo: sabato c’è Italia-Germania. Twitter: @lVendemiale