Aumentano i casi di contrabbando e frode fiscale legati alla rete carburanti italiana. Ogni giorno una notizia sui giornali, per lo più locali, che denunciano un nuovo caso: dirottamenti in Italia di merce destinata all’estero, acquisti senza Iva di false società fantasma, prodotti adulterati con solventi dannosi per i motori, sabotaggi a oleodotti per rubare benzina. Tutti fenomeni di illegalità che provocano danni importanti all’ambiente e falsano la concorrenza, mettendo fuori gioco chi lavora onestamente.
Appena una settimana fa la Guardia di finanza ha fermato a Ronago, in provincia di Como, un uomo che trasportava in macchina 1.200 litri di gasolio “da riscaldamento”, importato illegalmente. Il contrabbandiere non aveva nessun documento che potesse attestarne la regolare compravendita. Solitamente in questi casi il prodotto viene comprato a prezzi notevolmente ridotti, senza pagare Iva e accisa, e quindi rivenduto agli automobilisti con forti sconti. Insomma, un vero e proprio dumping.
Altro caso, più eclatante, a Trieste, dove le Fiamme Gialle hanno scoperto, al termine di un anno e mezzo di indagini, un traffico illecito di oltre un milione di litri di prodotti petroliferi. In sostanza alcuni uomini, legati a gruppi criminali attivi sul territorio italiano ma con basi operative anche all’estero, acquistavano il carburante da imprese straniere, ne curavano il trasporto, gestivano i pagamenti, trovavano i clienti e predisponevano la falsa documentazione per nascondere l’intera operazione. Poi ci sono i casi di sabotaggio degli oleodotti per rubare il prodotto, con evidenti danni ambientali. La scorsa settimana è stato forato l’oleodotto di Eni vicino la raffineria di Sannazzaro, facendo fuoriuscire 30.000 litri di gasolio agricolo in due risaie nel comune di Trino.
I dati della Guardia di finanza confermano che furti e frodi stanno dilagando. Nei primi 5 mesi del 2016 è stata scoperta l’immissione “in nero” sul mercato di circa 100.000 tonnellate di prodotti energetici, 3.300 evasori totali, 840 società fantasma messe in piedi per sottrarsi al fisco e 220 casi di trasferimento indebito all’estero di redditi societari. Secondo Il Sole 24 ore, la quota del “nero” nella distribuzione carburanti sarebbe pari al 20% per cento del mercato, ben circa 5 miliardi di litri all’anno.
Il Movimento 5 Stelle ha presentato un’interrogazione in Senato al ministero dell’Economia per chiedere una stima sul mancato gettito per lo Stato. “Il fenomeno è in preoccupante aumento da un paio di anni, come dimostra il numero crescente di sequestri di prodotto illegale da parte delle forze dell’ordine”, dicono i senatori pentastellati, che chiedono quali iniziative il governo intenda adottare.
Ma a chiedere un intervento è da tempo anche il settore stesso. Assopetroli (aziende indipendenti) e Unione Petrolifera (compagnie petrolifere) parlano, in un documento comune, di un “fenomeno devastante” che rischia di avere “effetti irreversibili“. E il sindacato dei benzinai, Fegica Cisl, parla di “oltre il 10% del prodotto già nelle mani della criminalità organizzata e almeno altrettanto arriva da scali compiacenti, europei e non”. Dal canto suo, l’esecutivo ha risposto con l’annuncio di un tavolo ad hoc al ministero dell’Economia. Tavolo che entro settembre dovrebbe portare alla predisposizione di nuovi interventi ed entro la fine dell’anno a rinnovare le regole sui controlli.