“Nel rispetto dei diritti della difesa e della libertà di stampa“, è auspicabile che “negli atti processuali e, quindi, nella cronaca giudiziaria, non siano riportati interi spaccati di vita privata – delle parti e, soprattutto, dei terzi – privi di reale rilevanza pubblica”. Quindi, no alla trascrizione di intercettazioni che riguardano aspetti irrilevanti ai fini delle indagini in modo da “evitare a monte il rischio di una loro indebita divulgazione sulla stampa”. Il garante della Privacy Antonello Soro, nella relazione annuale sull’attività dell’authority, torna sulle intercettazioni e sulla necessità di divulgarle solo se hanno rilevanza pubblica. Tra gli altri temi, parla anche di lotta al terrorismo, della vulnerabilità dei dati sanitari relativa alla loro digitalizzazione e della minaccia della criminalità informatica, che registra un peso sull’economia mondiale “stimato in 500 miliardi di euro all’anno, poco al di sotto del narcotraffico nella classifica dei guadagni illeciti“. Poi sollecita la necessità di “nuove norme” contro “il telemarketing aggressivo” e ricorda come nel 2015 sia “quasi triplicato il numero delle violazioni amministrative contestate: circa 1.700″.

Intercettazioni: “No a trascrizione di aspetti irrilevanti” – Soro cita le “direttive di alcune procure volte a contenere, nel pieno del rispetto del contraddittorio e del diritto di difesa – la trascrizione di intercettazioni inerenti aspetti irrilevanti ai fini delle indagini o terzi estranei. Limitando così l’ingresso, nel fascicolo procedimentale, di dati personali non strettamente pertinenti al reato contestato, relativi a terzi o, comunque, dei quali si possa fare a meno senza per questo nuocere alle indagini: si potrebbe quindi evitare, a monte, il rischio di una loro indebita divulgazione sulla stampa”. L’obiettivo è evitare che “nella cronaca giudiziaria” vengano “riportati interi spaccati di vita privata privi di reale rilevanza pubblica”. Secondo il Garante “sarebbe utile l’approvazione di una riforma del regime di pubblicità delle sentenze, che tenga conto degli effetti della loro pubblicazione in rete” e “sarebbe opportuno prevedere l’oscuramento, al momento della pubblicazione dei nomi presenti nelle pronunce giurisdizionali, così coniugando esigenza di massima conoscenza del patrimonio giuridico contenuto nelle sentenze, trasparenza della giustizia e dignità delle parti e dei terzi”. Esteso anche ai blog di informazione il “regime peculiare sancito per i giornalisti“: quindi non è “illecito riportare, anche in assenza del consenso dell’interessato, notizie e commenti purché nel rispetto degli altrui diritti, libertà e dignità“. Un rispetto cui lo stesso giornalista è sempre tenuto” secondo “il canone dell’essenzialità dell’informazione. Questo parametro – precisa – abbiamo dovuto invocare anche recentemente a fronte della diffusione di un eccesso di dettagli inerenti la vita sessuale o comunque privati di soggetti, spesso anche vittime, coinvolti in inchieste giudiziarie: con il rischio di un accanimento informativo non utile ai cittadini e lesivo della dignità degli interessati, finanche indulgendo al sensazionalismo e al macabro su particolari relativi alla morte“.

Intelligence: “Regolamentazione e cautele rigorose affinché la democrazia non sia violata” – Vista l’emergenza terrorismo che nel 2015 “si è posta al centro dell’agenda politica” per Soro l’attività d’intelligence necessita “di regolamentazione e cautele rigorose” per impedire “che funzioni volte a garantire la democrazia finiscano per violarla”. Il pericolo è tanto più attuale quanto più i servizi possono “avvalersi di tecnologie tanto efficaci quanto pervasive e suscettibili di abusi”. Fa l’esempio “dei software-spia utilizzati per le intercettazioni ambientali che trasformano un mezzo investigativo comunque ‘circoscrivibile’ in uno strumento di sorveglianza totale perché ‘ubiquitario’, potenzialmente applicabile senza limiti di spazio né di tempo”. Parla anche di Whatsapp, società di messaggistica che ha rifiutato di collaborare con gli investigatori in recenti casi di terrorismo, a partire da quello di San Bernardino in California. Soro sostiene che i messaggi scambiati tra indagati fossero solo “condivisione di propaganda” e non segnali di una vera e propria “situazione di emergenza“. Tuttavia,  “a richieste di acquisizione di dati puntuali e circostanziati per comprovare esigenze investigative, come quelle avanzate recentemente a Whatsapp dalla procura di Milano – puntualizza – non può opporsi un’invocazione meramente strumentale della privacy“.

“Cybercrime vale da solo circa 500 miliardi di euro l’anno, secondo solo a quello del narcotraffico” – Nell’ultimo anno la criminalità informatica “ha assunto dimensioni inquietanti”, minacciando “credenziali e identità digitali di milioni di utenti, e naturalmente la superficie di attacco cui siamo esposti aumenta in proporzione alla mole di dati disseminati nel web”, oltretutto “più velocemente della nosra capacità di proteggerla”. Per il nostro paese, nel 2015, si registra un aumento del 30% dei crimini informatici, “particolarmente rilevanti nel settore delle imprese“; si registra un +50% del phishing e un +135% del ransomware, ovvero il malware che ricatta l’utente a cui non è più possibile accedere ai suoi dati.

Digitalizzazione sanità –  Per il garante la digitalizzazione della sanità è minacciata dall’assenza “di un piano organico di sicurezza” e dalla “disomogeineità che hanno segnato le prime esperienze”. In questo ambito “la perdita, la sottrazione, l’alterazione di un dato sanitario mette a rischio banche dati essenziali e, insieme, viola quanto di più intimo vi è nella persona, esponendola a gravi discriminazioni”. “Soprattutto – ha proseguito Soro – la vulnerabilità del dato sanitario rischia di determinare errori diagnostici o terapeutici, con conseguenze anche letali”.

Controlli su Jobs Act e asili nido – Per Soro, rispetto alla discussa ipotesi di collocare telecamere in contesti particolari, ad esempio gli asili nido o altri luoghi dove vi siano persone incapaci o in condizioni di particolare fragilità, va osservato il principio tra la libertà del lavoratore e la tutela dei bambini. “Interessando due diritti fondamentali il cui bilanciamento può assumere sfumature diverse – dice il garante – su questo tema potrebbe intervenire la legge, tracciando il confine tra l’autodeterminazione sul lavoro, spontaneità e immediatezza nella relazione educativa e protezione di soggetti particolarmente vulnerabili. Sempre, però, nel rispetto dei principi di minimizzazione e proporzionalità”.

Provvedimenti e reclami ricevuti dal Garante –  Nel 2015 sono stati adottati “692 provvedimenti collegiali” e l’Autorità ha fornito riscontro a circa 5000 tra quesiti, reclami e segnalazioni con specifico riferimento ai seguenti settori: marketing telefonico (in forte aumento); credito al consumo; videosorveglianza; credito; assicurazioni; Internet; giornalismo; sanità e servizi di assistenza sociale”. Inoltre sono stati decisi “307 ricorsi, riguardanti soprattutto banche e società finanziarie; datori di lavoro pubblici e privati; attività di marketing; editori (anche televisivi); banche e società finanziarie; Pa e concessionari di pubblici servizi; società di informazioni commerciali; informazioni creditizie; marketing”. I pareri resi dal collegio al governo e Parlamento, ha proseguito, sono stati “44 ed hanno riguardato, in particolare, l’attività di polizia e sicurezza nazionale; l’informatizzazione delle banche dati della Pa; il fisco; i dati sanitari; il processo telematico”. Effettuate in tutto “303 ispezioni, svolte anche grazie all’ausilio del Nucleo privacy della Guardia di finanza, che hanno riguardato ambiti particolarmente delicati: software house che forniscono servizi di supporto all’attività della polizia giudiziaria e alla magistratura; marketing telefonico svolto dai call center, anche operanti all’estero; istituti bancari; conservazione dei dati tlc e Internet; centrali rischi private; sistema informativo della fiscalità; società operanti nel settore del trasferimento di denaro (money transfer); attivazione abusive di schede telefoniche”.

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