Il decreto banche diventa legge. La Camera ha approvato il testo già vagliato dal Senato. Nel provvedimento definisce tra l’altro i criteri per gli indennizzi dei risparmiatori colpiti dalla risoluzione delle 4 banche (Carife, Etruria, Marche e Carichieti). I sì sono stati 287, i no 173, 3 gli astenuti. Sul testo il governo aveva posto la questione di fiducia che la Camera aveva confermato con 336 sì e 178 no. Contrarie tutte le opposizioni. “Dal provvedimento sulle banche popolari al bail-in, fino a quest’ultimo orrore, il governo Renzi, in materia bancaria, ha dato il peggio di se – ha detto in Aula a Montecitorio il deputato della Lega NordFilippo Busin – Noi diciamo no a un decreto superficiale, estemporaneo che non individua le cause del dissesto del sistema creditizio e indebolisce ulteriormente il sistema produttivo”.
Lo definisce invece un decreto “fondamentale” Giovanni Sanga che è intervenuto per il Pd: fondamentale, ha precisato, “non per gli interessi dei banchieri, ma per i risparmiatori e le imprese, perché ha come obiettivo quello di consolidare e accelerare la ripresa in corso. Noi stiamo affrontando con riforme i problemi di cui altri hanno solo parlato”. L’intervento a sostegno dei risparmiatori, dice, è “risolutivo”. “Il criterio scelto – aggiunge Sanga, che è componente della commissione Finanze – è quello dell’equità sociale, tutelando le fasce più deboli e chi è stato raggirato, distinguendo tra chi è stato vittima di truffe e chi consapevolmente ha voluto rischiare”. “Non possiamo seguire i cattivi maestri che sull’esempio dell’Argentina sostengono che i debiti si possono anche non pagare, come è stato detto anche in occasione della campagna elettorale per il Comune di Roma – ha aggiunto Bruno Tabacci per Centro Democratico – ma dobbiamo lavorare insieme alle istituzioni europee per mettere in sicurezza il sistema bancario italiano che per fortuna non è più quello degli inizi del 2000, autoreferenziale al punto da ritenere di potersi opporre alla globalizzazione, ma al contrario è fiaccato da otto anni di crisi economica globale”.
Per Fratelli d’Italia la scelta del governo di porre la fiducia “sull’ennesimo decreto che fa favori alle banche” è in linea con la politica di “un esecutivo che esiste unicamente per fare marchette al sistema bancario e ai poteri forti. Loro hanno piazzato a Palazzo Chigi il burattino Matteo Renzi” ha dichiarato alla Camera la leader del partito, Giorgia Meloni. A votarlo, prosegue, sono “i colleghi che si definiscono di sinistra e dicono di essere schierati con la povera gente ma poi votano queste schifezze”.
Per il Movimento Cinque Stelle “nessuno crede più alla favoletta dei crediti deteriorati generati dalla crisi e dall’inadempienza di famiglie e Pmi. Almeno il 70 per cento delle sofferenze bancarie deriva da impieghi superiori a 500mila euro: gli artigiani e i piccoli imprenditori non c’entrano nulla. Ma governo e maggioranza, con questo decreto, hanno messo in mano agli intermediari un’arma di ricatto pesantissima. E hanno offeso i risparmiatori traditi dal ‘salva-banchieri’ con rimborsi parziali e non per tutti”. “Con il ‘pegno non possessorio’ e il ‘patto marciano’ – conclude Alessio Villarosa, M5s – adesso l’istituto passa davanti agli altri creditori e si prende quello che vuole, capannoni, macchinari, scorte. E’ un insulto agli imprenditori onesti, gli eroi che tengono in piedi questo Paese”.