Come nel 2006, come nel 2012, come spesso è accaduto, i giornali teutonici danno per vinta la partita dei quarti di finale e snocciolano i motivi per cui la squadra di Conte è già battuta. Era successa la stessa identica cosa (articolo a tema) alla vigilia della semifinale di 10 anni fa. Tutti sanno come è andata a finire
Prima o poi toglieranno lo zero dalla casella delle vittorie. È la legge dei grandi numeri. Nel frattempo, però, i tedeschi non imparano mai. E provocano ancora una volta alla vigilia della sfida all’Italia. Il boccone amaro del 2012 è stato indigesto, quello di dieci anni fa in casa pure. L’urlo di Marco Tardelli continua a riecheggiare e il Partido del Siglo non ha ancora avuto eguali in 46 anni. Eppure subito dopo il fischio finale di Italia-Spagna, la Bild titolava “I nonnetti italiani pronti per Jogi”. Mentre l’Europa strabuzzava gli occhi davanti alla prestazione degli azzurri, nata sulla forza della linea Barzagli-Bonucci-Chiellini, quei tre e tutti gli altri per il quotidiano tedesco sono diventati nonnetti alle porte.
Non contento, il tabloid è tornato alla carica oggi: “Ecco i sette motivi per cui l’Italia è spacciata”. E giù di cause secondo cui quella di sabato sarà certamente l’ultima apparizione di Antonio Conte sulla panchina della nazionale. “Questa volta piangerà l’Italia”, spiega la Bild perché il ct ha già perso con la sua Juventus contro il Bayern, la tradizione favorevole spingerà gli azzurri a essere troppo sicuri, il rilassamento dopo il successo sulla Spagna giocherà un brutto scherzo e Khedira conosce alla perfezione i movimenti dei “nonnetti”.
La Germania è certamente di un altro pianeta, come la Spagna, se i duelli si giocassero uno contro uno. A marzo, i campioni del mondo hanno cancellato l’Italia in amichevole e rispetto al 2012, complice la vittoria in Brasile, hanno acquisito maggiore consapevolezza nei propri mezzi. Le probabili assenze di De Rossi e Candreva condiscono le ambizioni tedesche. Eppure, basta scorrere editoriali e prime pagine degli anni passati per ricordarsi di quanta simile boria fosse stata condita la vigilia del faccia a faccia. Sicurezze puntualmente disattese quando si è poi scesi il campo, dove lo storico racconta di 4 vittorie italiane e 4 pareggi in competizioni ufficiali.
L’esempio più fresco e pepato è quello del 2006, quando il Der Spiegel – lo stesso che nel 1977 mise spaghetti e pistole in prima pagina durante gli Anni di Piombo – si sperticò in un’analisi sociologica per raccontare di come Cannavaro e compagni fossero spacciati in semifinale. Vale la pena ripercorrere alcuni passaggi di quell’articolo di Achim Achilles (che poi si scusò) per avere 7 contro-motivi con i quali spiegare come la partita di sabato sia aperta. E i tedeschi non imparino mai la lezione.
Gli italiani vennero dipinti come delle “forme di vita parassitarie”, capaci solo di lamentarsi. Francesco Totti con il dito in bocca dopo il rigore all’Australia divenne il simbolo: “Si succhia il pollice: questo è normale per gli italiani” che sono dei mammoni. L’obiettivo primario dell’homo Italicus “è l’ostentazione continua di affaticamento e il suo animale ospite preferito è “La Mama”, la sua nutrice tettona che gli lava i calzini e gli cucina ogni giorno la pasta con un bel sugo denso”, scriveva il settimanale. Quella vittoria venne definita “viscida e insudiciata”, figlia di un penalty “discutibile”. Per concludere che sì, l’Italia di Lippi avrebbe raggiunto “come sempre” la semifinale ma “poi non sarà sempre domenica, noi abbiamo ancora un paio di conti aperti”. Grosso, quello che si lasciò cadere in area, gli rifilò un gol da antologia e urlò come Tardelli. I conti diventarono tre, SuperMario ha fatto poker nel 2012. Chissà se i nonnetti Barzagli, Bonucci e Chiellini hanno letto la Bild. Magari l’Italia tornerà a casa, oppure verrà riaperto un geniale striscione apparso nel 2012: “Noi con voi c’avemo perso solo quando eravamo alleati”.