“Le prostitute si vestivano in modo straordinario. Perfino loro avevano un innato senso della moda, che si concretizzava nella scelta della ‘mise’ per sedurre il cliente e mostrare chiaramente la loro specialità. Ne ricordo una in particolare che mi colpì molto: indossava un vestito bianco da sposa, con il velo. Molte portavano gli stivali – alti, modello anfibi militari – con fruste e catene attorno al collo e alle braccia. Poi ce n’erano alcune molto chic e parecchie altre, attempate, che lavoravano moltissimo: donne sulla cinquantina, dall’aspetto vissuto e con un buon giro di clienti. Molti sembravano preferirle alle giovani, perché gli ricordavano la moglie o la madre o cose del genere”.
Scrissi a proposito di Helmut Newton, qualche tempo fa. L’autobiografia di questo grande fotografo la dovrei rileggere quelle cento volte: non solo per il fatto che sono amnesica e faccio fatica a ricordare, ma soprattutto per i mille spunti che trovo in quello che ha scritto. Sono stata a Venezia a vedere la mostra a lui dedicata. Dalla stazione si prende il battello e in mezz’ora si raggiunge l’isola della Giudecca. Qui, nello splendido palazzo “Casa dei Tre Oci”, – dove per altro furono girate alcune scene di Anonimo veneziano – ci si fa ammaliare dall’enorme quantità di immagini distribuite sui tre piani dell’edificio. Vidi già quella di Roma, ma questa di Venezia è sì meno completa a livello descrittivo, ma molto più ricca di immagini.
Helmut era lungimirante e sarei curiosa di sapere cosa penserebbe delle foto di oggi. Inventò il termine porno-chic, era affascinato dall’ambiguità uomo-donna. I manichini. Unghie laccate, accessori fetish. Corpi perfetti ma non perfettissimi. Se ci si avvicina al ritratto di Jarry Hall, si nota persino una leggera peluria sulla faccia. Oggi molti inorridirebbero. Io l’ho trovata tremendamente sensuale. E quei corpi nudi a bordo piscina? Cellulite e smagliature, ma è l’insieme che eccita. Questo dovrebbe far meditare molte ragazze o donne che temono di non essere perfette se si spogliano. Che Helmut Newton vi faccia meditare. Ah, qui a Venezia si può fotografare. E ne ho approfittato perché una delle immagini più eccitanti, e che onestamente mi ero persa, è quella della coppia in cui lei prende la faccia a lui e lo trucca.
Newton era una perfezionista e tutto ha una valenza. Camera di hotel di lusso, sicuramente amanti, lui uomo d’affari con orologio d’oro e abito gessato perfetto, la cravatta allentata. Lei bellissima, nuda (con i tacchi, ovviamente), la fede al dito, lo smalto rosso scuro. Lui è seduto su una poltroncina e si fa mettere il kajal negli occhi. Di fianco un tavolino con altri cosmetici. Il gioco, la sottomissione, il di lui sguardo. Insomma mi sono incantata come se avessi visto un Caravaggio. Volendo ci si può sedere in una saletta e contemplare quattro/cinque brevi filmati girati dalla moglie June durante gli shooting. Fantastico Billy Wilder. Elegante Gianni Versace, sempre seguito dalla favolosa sorella Donatella che acclamava Newton per gli scatti allo stilista totalmente nudo e divertito.
Poi il backstage: Cindy Crawford che entra ed esce dalla piscina fino a battere i denti dal freddo. Altre modelle a cui vengono i crampi alle gambe perché devono mantenere la postura in un determinato modo, ed è durissima. A prescindere, bisognerebbe ricordare che lui è stato il maestro. Che tutti ci siamo eccitati davanti ai suoi scatti. Che chi è fantasioso può trovare ancor oggi spunti per una notte di sesso furente. E che ci vuole tanta audacia nella vita. L’autobiografia termina con questa frase: “La mia storia finisce qui, perché il racconto dei miei successi, grandi o piccoli che siano, non interessa a nessuno. Mi interessava solo raccontare in che modo ci sono arrivato.”
Fino al 7 Agosto potete approfittarne e fare una bella gita a Venezia. Qui i riferimenti. E perché no, amiche, provate una sera a dare il rossetto o il mascara al vostro uomo e successivamente baciatelo prendendogli la mascella. Basta una lussuriosa immagine senza filtri del maestro per attivare la fantasia, no?