Un intervento diretto delle due più alte cariche dello Stato per accelerare in maniera repentina la discussione del disegno di legge Orlando sul processo penale. È quanto si registra nelle ultime ore al Senato, dove ormai da quasi un anno è fermo il ddl che contiene al suo interno le nuove regole sulla prescrizione: il rischio è che tutto si blocchi almeno fino al prossimo autunno. Il ddl Orlando, infatti, sembra essere stato scritto per dividere non solo la maggioranza, ma anche lo stesso Pd, dato che al suo interno contiene anche la delega sulle intercettazioni per il governo. Una legge che secondo Felice Casson, il relatore dem del ddl in commissione giustizia del Senato, giudica talmente “generica” da “rasentare l’incostituzionalità“. Ma andiamo con ordine.
L’intervento del presidente della Repubblica Sergio Mattarella per velocizzare la discussione del testo è legato infatti alle nuove regole sulle prescrizione: se, come sembra, il ddl Orlando dovesse rimanere in commissione fino all’autunno prossimo, l’effetto inevitabile sarebbe la continua “morte naturale” di centinaia di processi ancora in corso per intervenuta prescrizione.
È per questo motivo che, come racconta Repubblica, il capo dello Stato ha deciso d’intervenire sulla questione. Una decisione abbastanza inedita per l’attuale presidente della Repubblica, che fino ad oggi non è mai intervenuto su questioni strettamente parlamentari. Questa volta, però, Mattarella ha deciso di convocare al Quirinale Pietro Grasso, per chiedere un’accelerazione nella discussione del disegno di legge a Palazzo Madama. Lo stesso ex procuratore nazionale antimafia ha una sensibilità particolare sull’argomento: non è un caso che nel suo unico giorno da parlamentare semplice – prima dell’elezione sulla poltrona più alta di Palazzo Madama – aveva presentato un ddl per bloccare la prescrizione dopo il primo grado.
E adesso che la richiesta proveniente dal Quirinale è stata comunicata a Luigi Zanda, presidente dei senatori Pd, e al guardasigilli Andrea Orlando, ecco che a Palazzo Madama si prova a fare uscire il ddl dall’impasse della commissione, per approvarlo addirittura entro fine luglio: a quel punto occorrerebbe solo l’ultimo passaggio alla Camera. Tempi che sembrano troppo stretti, dato che l’illustrazione del ddl in commissione è partita soltanto oggi. “In teoria – spiega, però, Casson al fattoquotidiano.it – il presidente Grasso potrebbe comunque sollevare la questione alla prossima conferenza dei capigruppo, prevista per venerdì prossimo: anche se non è previsto fino ad oggi nulla del genere”. In ogni caso, dovranno comunque essere sciolti due nodi fondamentali che separano la maggioranza: i tempi di stop della stessa prescrizione, e la stessa legge delega al governo sulle intercettazioni. “Non mi sembra che però ci sia unità di vedute in maggioranza”, avverte sempre il senatore dem.
Se vuole accelerare sull’approvazione del ddl Orlando, in pratica, il Pd dovrà in un modo o nell’altro trovare l’accordo con Ncd: visti i numeri del Senato, infatti sul ddl sarà posto il voto di fiducia. Per quanto concerne la prescrizione, Casson aveva proposto di bloccarla definitivamente dopo il processo di primo grado, legandone la decorrenza a partire dalla data di comunicazione del reato all’autorità giudiziaria, e non da quando questo viene invece commesso. Una linea considerata troppo dura da Orlando e Zanda, ed è per questo motivo che i dem avevano proposto in alternativa di fermare la prescrizione per due anni dopo una condanna in primo grado e per uno dopo una condanna in appello.
Alla fine, però, l”intesa con Ncd potrebbe essere trovata la quadra abbassando lo stop a 18 mesi in appello. Diverso e molto più complesso è invece il discorso per la legge delega sulle intercettazioni, che non convince per nulla nemmeno lo stesso relatore del ddl. “La legge delega sulle intercettazioni – dice Casson – è troppo generica: mancano i criteri direttivi specifici, bisogna dettagliarla meglio. Altrimenti si rasenta l’incostituzionalità”. Come dire: nonostante gli interessi del Colle, la strada per l’approvazione del ddl penale rimane comunque in rapidissima salita.
Giustizia & Impunità
Prescrizione, Mattarella e Grasso: “Accelerare”. Casson: “Intercettazioni? Il testo rasenta incostituzionalità”
Le due più alte cariche dello Stato chiedono accelerare in maniera repentina la discussione del disegno di legge Orlando. l nodi sono i tempi per lo stop all'estinzione del reato, e la legge delega sugli ascolti telefonici. Il senatore dem: "Troppo generica, mancano i criteri direttivi specifici"
Un intervento diretto delle due più alte cariche dello Stato per accelerare in maniera repentina la discussione del disegno di legge Orlando sul processo penale. È quanto si registra nelle ultime ore al Senato, dove ormai da quasi un anno è fermo il ddl che contiene al suo interno le nuove regole sulla prescrizione: il rischio è che tutto si blocchi almeno fino al prossimo autunno. Il ddl Orlando, infatti, sembra essere stato scritto per dividere non solo la maggioranza, ma anche lo stesso Pd, dato che al suo interno contiene anche la delega sulle intercettazioni per il governo. Una legge che secondo Felice Casson, il relatore dem del ddl in commissione giustizia del Senato, giudica talmente “generica” da “rasentare l’incostituzionalità“. Ma andiamo con ordine.
L’intervento del presidente della Repubblica Sergio Mattarella per velocizzare la discussione del testo è legato infatti alle nuove regole sulle prescrizione: se, come sembra, il ddl Orlando dovesse rimanere in commissione fino all’autunno prossimo, l’effetto inevitabile sarebbe la continua “morte naturale” di centinaia di processi ancora in corso per intervenuta prescrizione.
È per questo motivo che, come racconta Repubblica, il capo dello Stato ha deciso d’intervenire sulla questione. Una decisione abbastanza inedita per l’attuale presidente della Repubblica, che fino ad oggi non è mai intervenuto su questioni strettamente parlamentari. Questa volta, però, Mattarella ha deciso di convocare al Quirinale Pietro Grasso, per chiedere un’accelerazione nella discussione del disegno di legge a Palazzo Madama. Lo stesso ex procuratore nazionale antimafia ha una sensibilità particolare sull’argomento: non è un caso che nel suo unico giorno da parlamentare semplice – prima dell’elezione sulla poltrona più alta di Palazzo Madama – aveva presentato un ddl per bloccare la prescrizione dopo il primo grado.
E adesso che la richiesta proveniente dal Quirinale è stata comunicata a Luigi Zanda, presidente dei senatori Pd, e al guardasigilli Andrea Orlando, ecco che a Palazzo Madama si prova a fare uscire il ddl dall’impasse della commissione, per approvarlo addirittura entro fine luglio: a quel punto occorrerebbe solo l’ultimo passaggio alla Camera. Tempi che sembrano troppo stretti, dato che l’illustrazione del ddl in commissione è partita soltanto oggi. “In teoria – spiega, però, Casson al fattoquotidiano.it – il presidente Grasso potrebbe comunque sollevare la questione alla prossima conferenza dei capigruppo, prevista per venerdì prossimo: anche se non è previsto fino ad oggi nulla del genere”. In ogni caso, dovranno comunque essere sciolti due nodi fondamentali che separano la maggioranza: i tempi di stop della stessa prescrizione, e la stessa legge delega al governo sulle intercettazioni. “Non mi sembra che però ci sia unità di vedute in maggioranza”, avverte sempre il senatore dem.
Se vuole accelerare sull’approvazione del ddl Orlando, in pratica, il Pd dovrà in un modo o nell’altro trovare l’accordo con Ncd: visti i numeri del Senato, infatti sul ddl sarà posto il voto di fiducia. Per quanto concerne la prescrizione, Casson aveva proposto di bloccarla definitivamente dopo il processo di primo grado, legandone la decorrenza a partire dalla data di comunicazione del reato all’autorità giudiziaria, e non da quando questo viene invece commesso. Una linea considerata troppo dura da Orlando e Zanda, ed è per questo motivo che i dem avevano proposto in alternativa di fermare la prescrizione per due anni dopo una condanna in primo grado e per uno dopo una condanna in appello.
Alla fine, però, l”intesa con Ncd potrebbe essere trovata la quadra abbassando lo stop a 18 mesi in appello. Diverso e molto più complesso è invece il discorso per la legge delega sulle intercettazioni, che non convince per nulla nemmeno lo stesso relatore del ddl. “La legge delega sulle intercettazioni – dice Casson – è troppo generica: mancano i criteri direttivi specifici, bisogna dettagliarla meglio. Altrimenti si rasenta l’incostituzionalità”. Come dire: nonostante gli interessi del Colle, la strada per l’approvazione del ddl penale rimane comunque in rapidissima salita.
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Putin: “Obiettivi vicini. Zelensky illegittimo, dovevo attaccare prima”. Il presidente ucraino: “Garanzie Ue insufficienti, Trump uomo forte”
Roma, 19 dic (Adnkronos) - "La Corte di Cassazione ha stabilito in maniera chiara e netta che la competenza di decidere se un Paese è o meno sicuro spetta al governo. Quindi non i singoli giudici. La conferma che il governo Meloni aveva ragione e che le sentenze con cui i giudici hanno annullato i trasferimenti in Albania dei migranti sbarcati illegalmente sulle nostre coste erano sbagliate. Cosa diranno adesso Schlein e gli altri esponenti delle opposizioni, insieme alla grancassa dei loro house organ, dinanzi a questa sentenza che decreta il loro ennesimo fallimento? Per quanto ci riguarda continuiamo ad andare avanti, consapevoli che tutta l’Europa guarda all’Italia come un modello nel contrasto all’immigrazione illegale”. Lo dichiara il presidente dei senatori di Fratelli d’Italia Lucio Malan.
Roma, 19 dic (Adnkronos) - "Hai fatto la cosa giusta". Così, su Twitter, Elon Musk replica al commento che Matteo Salvini aveva fatto al post del patron di Tesla sul caso Open arms.
Roma 19 dic (Adnkronos) - "I delinquenti sono quelli che vogliono Salvini in galera". Lo scrive sui social Francesco Storace.
Roma, 19 dic (Adnkronos) - "Sono contento che abbiano assolto Renzi, che non finisca in galera. Io voglio vincere le elezioni perchè la gente ci dà fiducia, non perchè arrestano tutti gli altri". Lo ha detto Matteo Salvini in una diretta social.
Roma 19 dic (Adnkronos) - - "Se mi dichiareranno innocente sarò felice per i miei figli e perchè ho fatto il mio lavoro. Se mi dichiareranno colpevole sarò felice lo stesso, non mi pento assolutamente di nulla, ho difeso da immigrati clandestini e trafficanti il mio Paese. Sarebbe un problema per l'Italia e gli italiani, con un ministro che bloccava gli sbarchi condannato immaginate voi trafficanti, scafisti e delinquenti dove verrebbero e porterebbero questi disperati". Lo ha detto Matteo Salvini in una diretta social alla vigilia della sentenza del processo Open Arms.
Roma, 19 dic (Adnkronos) - "Chi non rischia, chi non va oltre l'ostacolo, non va da nessuna parte. Io, da 51enne, comunque vada sarò orgoglioso di quello che ho fatto". Lo ha detto Matteo Salvini in una diretta social alla vigilia della sentenza su Open Arms.
"Se mi assolvono ho fatto il mio dovere e bye bye sinistra. In in caso di condanna ricorreremo in appello, la riterrei una profonda ingiustizia e un danno non a me ma al Paese", ha spiegato il ministro dei Trasporti proseguendo: "Mi stanno arrivando migliaia di messaggi, ho preso l'aereo e tanti ragazzi mi hanno detto non mollare, bravo. Sono felice".
"Paura zero, mi sento come la canzone di Venditti 'Notte prima degli esami', mi sento orgoglioso e felice di quello che ho fatto. Domani è la sentenza di primo grado, poi c'è l'appello e la Cassazione. Tolgo qualche gioia a chi mi augura il male, se mi condannano farò ricorso e continuerò a fare il mio lavoro", ha proseguito Salvini.
Roma, 19 dic (Adnkronos) - "A me pare di poter dire, non temendo di essere smentita, che senza Nino Andreatta i cattolici democratici, dopo il terremoto della Prima Repubblica e il tracollo della Dc, probabilmente non avrebbero maturato la scelta del centrosinistra. E soprattutto che senza di lui non avrebbe visto la luce l’Ulivo, che io considero davvero una grande 'invenzione' politica". Lo ha detto Anna Ascani, cicepresidente della Camera e deputata dem, intervenendo alla presentazione del numero della rivista 'Arel' su Nino Andreatta.
"E non parlo di forma, di contenitore, ma di idealità, della possibilità che Andreatta e altri videro e perseguirono, di unire le culture popolari e riformiste di centro e di sinistra chiudendo la lunga stagione che le aveva viste contrapposte e, ancora più importante, di consentire attraverso la 'contaminazione' tra cultura cattolico-democratica, socialista, laica, ambientalista la nascita del Partito democratico. Non sarei qui oggi, non saremmo qui in tanti, senza la visione di Nino Andreatta e di chi allora credette in quella scommessa", ha aggiunto.