Alle 23.48 della notte del del 29 giugno 2009 il treno merci 50325 partito da Trecate (Novara) con un carico di 14 cisterne contenenti 45,7 tonnellate di gpl ciascuna e diretto a Gricignano (Caserta), deraglia all’altezza della stazione di Viareggio. Il primo carro cisterna del treno merci si squarcia, si ribalta. Il gpl invade le strade vicino alla stazione, entra nelle case, nelle camere da letto. In pochi minuti il gas esplode e uccide 32 persone. A causare il deragliamento del treno è stata una frattura, una “cricca” di 11 millimetri sull’assile del primo vagone cisterna che nessuno aveva notato durante le revisioni. Il processo inizia nel novembre del 2013, sul banco degli imputati 33 persone fisiche e 9 società italiane e straniere. Ci sono diversi manager del Gruppo Ferrovie dello Stato, compreso l’amministratore delegato, Mauro Moretti. Tra le accuse a Moretti, le “omissioni progettuali, tecniche e valutative”. Dal canto suo, durante un’audizione in Senato nel 2010, Moretti affermò che quello che era successo a Viareggio era uno “spiacevolissimo episodio” e che “per la sicurezza siamo i primi in Europa”. A distanza di sette anni e dopo 90 udienze, due dei cinque capi di imputazione, l’incendio colposo e le lesioni colpose gravi e gravissime, rischiano di andare in prescrizione a dicembre di quest’anno. I familiari delle vittime chiedono allo Stato di trovare una soluzione e non lasciare che i due reati vengano prescritti: “Fermate la prescrizione per Viareggio – dice Daniela Rombi, che la notte del giugno 2009 ha perso la figlia Emanuela – le leggi le fanno gli uomini”
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