A cosa è disposta una larga fetta di gioventù italiana pur di ottenere la fama televisiva? Persino a farsi cornificare e umiliare in prima serata, su Canale5, a uso e consumo dei tanti adepti del Tronismo, il culto pomeridiano fondato da Nostra Signora della Tv Maria De Filippi. O almeno è quello che ci è perso di capire assistendo alla prima puntata di Temptation Island, praticamente la continuazione di Uomini e Donne con altri mezzi, in piena estate, e per giunta con Filippo Bisciglia a condurre al posto di Bloody Mary.
Il format lo conoscevamo già, visto che siamo ormai alla terza stagione, e probabilmente continuerà a funzionare in termini di ascolto (lo zoccolo duro defilippiano non se lo perderebbe per niente al mondo), ma forse è il caso di chiedersi cosa abbiamo visto, ieri sera, in televisione. Per chi non conoscesse il meccanismo, ecco un breve riassunto introduttivo: sei giovani coppie vengono separate per tre settimane. Sei ragazze occupano un villaggio, in compagnia di 12 aitanti tentatori; e lo stesso fanno i ragazzi, che dovranno vedersela con le lusinghe sfacciate di 12 belle signorine. Tra tentennamenti e cedimenti sin troppo fulminei, le coppie dovranno capire, alla fine dell’esperienza, se trattavasi di vero amore o se magari non è il caso di consolarsi con una delle tante possibilità offerte dal cast del programma.
Amorazzi estivi, residui di tronismo, giochino malizioso tra baldi giovani che in realtà sono lì perché vogliono apparire, magari perché farebbero comodo 10 o 15 serate in discoteca per fare cassa, e non certo per capire davvero se si ama o meno una persona con la quale, in alcuni casi, si sta insieme da anni. È show business, bellezza. Più business che show, in realtà, e lo si capisce anche dalla voglia di mettersi in mostra dei concorrenti, alcuni dei quali calpestano deliberatamente la dignità propria o del loro partner pur di raggiungere lo scopo. Magari a settembre ci scappa un trono a Uomini e Donne, chissà, e allora pazienza se qualcuno piangerà in tv assistendo ai video imbarazzanti con approcci goffi o sfacciati, a volte al limite della decenza.
Vi è mai capitato di vergognarvi guardando i gesti o gli atteggiamenti di qualcuno? Ecco, se avete visto Temptation Island vi è capitato di sicuro, perché in fondo trattasi solo di 36 pessimi esempi di giovani italiani pronti a tutto pur di sfondare. Temptation è un giardino zoologico che ospita alcuni tra gli esemplari peggio della pur variegata (mai generalizzare) gioventù italica. Una minoranza, forse, ma una minoranza sovraesposta, che è diventata un modello da seguire.
Maria De Filippi e il suo gruppo di lavoro fanno il proprio mestiere e lo fanno senza troppi peli sullo stomaco: esiste un largo target che vuole vedere quello e loro lo accontentano. Domanda e offerta, niente di più e niente di meno. Il problema vero è il pubblico, o una parte di esso. Il problema è chi crede che quella sia la stella polare da seguire per realizzarsi nella vita. Un discorso in bilico tra televisione e società che, ne siamo consapevoli, spesso rischia di diventare stucchevole e un po’ snob, distante anni luce dal paese reale. Ma il paese reale, anche e soprattutto quando ha a che fare con la televisione, è un dato di fatto da accettare, non certo un’entità irriformabile e da trattare senza spirito critico.
Temptation Island, in fondo, è solo un reality ultraleggero che allieta le calde serate estive del pubblico televisivo. Giusto, per carità, ma è anche l’ennesima dimostrazione di come certi modelli televisivi (e di conseguenza sociali) siano difficili da accantonare, una volta immessi in circolo in quantità industriali. Più che preoccuparci del fatto che probabilmente Georgette tradirà Davide già la prossima settimana o che Fabio e Ludovica soffrono la separazione, dovremmo pensare a un intrattenimento anche ultraleggero ma alternativo. Un po’ meno degradante per l’immagine dei giovani italiani. A meno che, e qui dovremo essere onesti, i giovani italiani non siano ormai irrimediabilmente indirizzati verso quei modelli. In questo caso, alziamo le mani e ci arrendiamo.
Ricordiamoci, però, che la tv può essere pedagogica anche quando propone modelli sbagliati, vacui, negativi e superficiali, non solo quando ci ammorba con noiosi e polverosi programmi da Dipartimento Scuola Educazione. Ecco, proviamo a vederla così: Temptation Island ci mostra come non devono essere le nuove generazioni. Poi tocca a voi scegliere.