di Tatiana Biagioni * 

Le ultime riforme, con l’intento dichiarato di ridurre il contenzioso giudiziario (oltreché di liberalizzare il più possibile le scelte di gestione delle imprese), hanno operato un vigoroso taglio ai diritti dei lavoratori. In realtà sarebbe stato (e sarebbe tutt’ora) importante alleggerire i Tribunali utilizzando altre tipologie di intervento passando, per esempio, dalla semplificazione dell’iter necessario per accedere al Fondo di Garanzia dell’Inps in caso di mancato pagamento da parte del datore di lavoro del trattamento di fine rapporto (e delle ultime tre retribuzioni): si sarebbe dimostrato così di procedere in maniera equilibrata e non a senso unico.

Da anni, infatti, si assiste ad un crescendo smisurato di cause finalizzate ad ottenere il pagamento delle somme che spettano al termine del rapporto di lavoro. Questi malcapitati lavoratori, al termine di iter lunghissimi e costosissimi, riescono a recuperare parte delle somme spettanti (Tfr e ultime tre mensilità) solo grazie all’intervento del Fondo di Garanzia dell’Inps. Oltre al danno la beffa: ingolfamento della giustizia (con relativi costi per i contribuenti) e danno per l’Inps (quindi sempre per i contribuenti).

Premesso che vanno rispettate le difficoltà serie ed oggettive degli imprenditori, capita però spesso che alcuni di questi si approfittino del sistema; con modalità furbe per non dire spregiudicate giocano con continui cambi di ragione sociale o in altri mille modi, riuscendo, in ultima analisi, a finanziarsi illegittimamente con i soldi dei lavoratori, tenendoseli in tasca. Anche in questi casi, nonostante le riforme che si vanno susseguendo, gli strumenti a disposizione rimangono i soliti, vecchi e per lo più inadeguati. Basti pensare che il lavoratore deve rivolgersi al Tribunale del luogo ove ha sede l’azienda, anche se lavora a centinaia di chilometri di distanza.

Proviamo ad elencare tutte le attività da compiere per ottenere il pagamento delle retribuzioni da parte del Fondo di Garanzia dell’Inps, anche al fine di comprendere i costi enormi di queste procedure.

Ipotizziamo che un dipendente debba tentare di recuperare una liquidazione di 15.000 euro, maturata in anni di lavoro. Il dipendente deve rivolgersi ad un legale che, a seconda dei casi, dovrà depositare un ricorso ordinario al Giudice del lavoro per determinare in maniera esatta l’importo dovuto dall’azienda, oppure depositare un decreto ingiuntivo (solo in presenza delle buste paga, spesso appositamente non consegnate) al fine di ottenere dal Giudice l’ordine rivolto all’azienda di pagare immediatamente tutte le competenze di fine rapporto.

Una volta “vinta la causa” il dipendente dovrà dare avvio all’esecuzione tentando il pignoramento su beni immobili (che di per sé ha costi elevatissimi e tempi biblici) e/o su beni mobili. Si può accedere al fondo solo se questi pignoramenti sono negativi o, nel caso di pignoramento mobiliare, se non si trova più nessuno in azienda. Si consideri che deve essere effettuato un pignoramento per ogni sede dell’azienda, legale o secondaria, e un pignoramento per ogni socio in caso di società di persone: ci sono situazioni in cui si è obbligati ad effettuare decine di pignoramenti e un’istanza di fallimento prima di poter accedere al fondo.

Quindi costi “di sistema” e costi – elevatissimi – per il lavoratore che deve pagare l’avvocato e spesso anche il contributo unificato e quindi riceverà il suo Tfr molto “alleggerito”. Inutile dire infatti che il Fondo di garanzia non copre le spese legali; stessa cosa dicasi per il contributo unificato e per tutte le competenze diverse dal Tfr e dalle ultime tre retribuzioni mensili, per così dire “pure” (restano escluse dalla garanzia voci come  ferie, permessi retribuiti, 13ma e 14ma mensilità, indennità di preavviso, mensilità risalenti, ecc.).

Il lavoratore non sostiene spese legali solo quando ha il diritto di accedere al gratuito patrocinio. Negli alti casi i lavoratori possono riuscire ad ottenere effettiva giustizia solo attraverso le organizzazioni sindacali e le convenzioni con gli avvocati del sindacato (i quali si caricano addosso attività e costi che mai recupereranno dal fallimento).

Attivarsi nel senso di snellire le attività da compiere per ottenere il pagamento delle retribuzioni non corrisposte costituisce peraltro anche un atto dovuto a mente dell’art. 25 della Carta sociale Europea in tema di Diritto dei lavoratori alla protezione dei loro crediti in caso d’insolvenza del loro datore di lavoro stabilisce che recita: “Per assicurare l’effettivo esercizio del diritto dei lavoratori alla tutela dei loro crediti in caso d’insolvenza del datore di lavoro, le Parti s’impegnano a prevedere che i crediti dei lavoratori derivanti da contratti di lavoro o da rapporti di lavoro siano garantiti da un istituto di garanzia o altra forma effettiva di tutela.

E’ necessario pertanto introdurre nell’ordinamento forme di tutela effettiva per il lavoratore, alternative al fondo di garanzia Inps, che obblighino il datore di lavoro ad accantonare effettivamente quantomeno il Tfr via via maturato e che prevengano la tentazione dei datori di lavoro di scappare con il Tfr dei lavoratori. In conclusione un intervento del legislatore su questo punto era doveroso sotto molteplici punti di vista, e lo è ancora!

* L’autrice è una delle curatrici di questo blog, qui la sua biografia

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