Sarà la procura di Roma a continuare le indagini sullo scandalo petrolio in Basilicata. A deciderlo è stata la procura generale della Cassazione, accogliendo il ricorso di Nicola Colicchi, uno degli indagati nell’inchiesta della procura di Potenza che aveva portato alle dimissioni di Federica Guidi da ministro dello Sviluppo Economico. I pm lucani continueranno a condurre la parte dell’inchiesta relativa ai reati ambientali addebitati alle compagnie petrolifere e alla realizzazione del Centro Oli di Tempa Rossa, mentre il filone sul cosiddetto “quartierino romano” e la costola siciliana dell’indagine sarà portata avanti la procura capitolina guidata da Giuseppe Pignatone.
La questione della competenza territoriale è stata sollevata dall’avvocato Alessandro Diddi, legale di Nicola Colicchi, che aveva chiesto ai pm di Potenza di trasferire gli atti a Roma già in sede d’interrogatorio. In un primo momento l’istanza era stata respinta, ed era quindi stato richiesto l’ intervento del procuratore generale della Cassazione. E visto che Colicchi è accusato di reato associativo, l’effetto della richiesta dell’avvocato Diddi sarà quindi la “migrazione” capitolina della posizione di tutti gli altri indagati.
Nel dettaglio, secondo gli inquirenti, fu costituita un’associazione per delinquere da Gianluca Gemelli, il compagno dell’ex ministro Guidi, da Colicchi, Paolo Quinto e da Ivan Lo Bello, ex presidente di Confindustria Sicilia, numero uno di Unioncamere. A Colicchi e Gemelli è attribuito il ruolo di “promotori, ideatori ed organizzatori”; a Quinto e Lo Bello quello di “partecipanti”. Scopo del sodalizio, era fare del porto di Augusta. città natale di Gemelli, uno dei principali poli di stoccaggio di petrolio nel Mediterraneo: un affare da 20 milioni di euro l’anno.
Sono questi gli atti che arriveranno alla procura guidata da Pignatone, che riceverà anche il fascicolo a carico dell’ex capo di Stato maggiore della Marina, l’ammiraglio Giuseppe De Giorgi, che non è indagato per reato associativo, ma la cui posizione fa comunque parte del filone siciliano dell’inchiesta potentina. In totale, invece, sono 70 gli avvisi di conclusione delle indagini inviati dai pm lucani ad altrettanti indagati (tra cui nove società) nei primi due filoni dell’inchiesta, quelli sul traffico illecito dei rifiuti prodotti dal centro Oli dell’Eni di Viggiano e su “Tempa Rossa”, il centro Oli della Total in fase di realizzazione a Corleto Perticara, sempre in provincia di Potenza