Il referendum dello scorso 23 giugno comporterà anche l’uscita di Londra dalla European Common Aviation Area, in pratica il mercato unico europeo dell’aviazione, che garantisce libertà di trasporto aereo nell’ambito dell’Unione
Primi effetti della Brexit sulle compagnie aeree di stanza nel Regno Unito. Easyjet, infatti, sta cercando di ottenere un certificato di operatore aereo in un Paese dell’Unione Europea, per continuare ad operare alle stesse condizioni attuali. A riferirlo è un portavoce della compagnia, dopo che il sito di Sky news aveva sostenuto che il vettore con sede all’aeroporto di Luton stesse per spostare il proprio quartier generale lontano dal Regno Unito.
Questo perché la vittoria del Leave al referendum dello scorso 23 giugno comporterà anche l’uscita di Londra dalla European Common Aviation Area, in pratica il mercato unico europeo dell’aviazione, che garantisce libertà per di trasporto aereo nell’ambito dell’Unione e nei cieli di altri otto Paesi non membri della Ue tra cui Islanda, Albania, Bosnia, Croazia, Montenegro e Kosovo. Dovranno quindi essere rinegoziati i diritti di sorvolo tra Gran Bretagna, gli altri Stati Ue e gli Usa: l’effetto sarà un aumento dei costi per le compagnie aeree.
Venerdì si è diffusa la notizia che Carolyn McCall, amministratore delegato di Easyjet, ha già avuto colloqui preliminari con alcuni Stati membri dell’Unione sondando la possibilità di rilascio del certificato di operatore aereo che consentirebbe l’insediamento della sede della società in un altro Paese. Una notizia implicitamente confermata dalla compagnia low cost. “Non abbiamo in programma di spostarci da Luton, la nostra casa da 20 anni, ma abbiamo avviato un processo formale di acquisizione di un certificato di operatore aereo nell’Unione europea”, fa sapere un portavoce della società. “Easyjet – continua – sta trattando con il governo del Regno Unito e con l’Ue per assicurare il proseguimento del mercato aereo pienamente libero e deregolato, che permetterebbe a Easyjet e a tutte le compagnie aeree di continuare ad operare così come fanno oggi”.
Secondo il vettore low cost, già prima del referendum erano cominciati contatti informali con alcuni “regolatori europei per l’ottenimento di un certificato di operatore aereo in un Paese Ue per consentire alla società di volare in Europa come ora. Adesso è partito un processo formale per acquisire il certificato”. Come dire che Easyjet dovrebbe comunque lasciare la sua sede in Gran Bretagna. Almeno per il momento.