Per il gruppo tedesco Deutsche Bank si chiude una settimana da dimenticare. Da lunedì scorso il titolo ha perso in borsa a Francoforte un altro 20%, toccando i valori più bassi da 30 anni. Nell’ultimo anno il calo è stato del 55%. Certo, i giorni del dopo Brexit sono stati da cardiopalma per tutto il settore bancario europeo, ma sull’istituto tedesco si sono abbattute altre due tegole. Da un lato il Fondo monetario internazionale ha espresso una valutazione sulla banca tedesca che ha riacceso vecchie preoccupazioni. Dall’altro la Federal Reserve ha bocciato nuovamente la divisione statunitense del gruppo nei suoi stress test. Ad annusare una brutta aria introno al gruppo tedesco è stato anche il finanziare George Soros. Secondo il Financial Times, dopo il referendum britannico Soros ha infatti piazzato scommesse milionarie ribassiste sulla banca contribuendo ad accentuare la caduta delle quotazioni.
L’Fmi, che, per usare un eufemismo, non è del tutto insensibile agli umori del dipartimento del Tesoro statunitense, ha descritto Deutsche Bank come l’istituto più rischioso al mondo. A causa delle sue dimensioni e della vasta rete di interconnessioni globali è infatti la banca che, qualora dovesse trovarsi in gravi difficoltà, produrrebbe i maggiori shock a livello sistemico. Gli altri due istituti che il fondo di Washington identifica come quelli potenzialmente più pericolosi per la stabilità finanziaria globale sono HSBC e Credit Suisse. Come se non bastasse per Deutsche Bank è arrivata appunto la bocciatura negli stress della banca centrale Usa. Si tratta di test che simulano gli effetti di un peggioramento del quadro economico sui bilanci delle banche per valutarne la capacità di reggere in situazioni di crisi. Su 33 istituti analizzati solo due non hanno superato l’esame: la spagnola Santander e appunto la divisione a stelle e strisce di Deutsche Bank.
E’ il secondo anno consecutivo che il gruppo tedesco fallisce la prova e questo avrà tra l’altro l’effetto di bloccare l’eventuale distribuzione di utili agli azionisti. Nella sua “pagella” la banca centrale statunitense e mette in luce come i piani presentati dalle due banche presentino ampie e sostanziali debolezze e come non ci siano stati sostanziali miglioramenti rispetto ai test effettuati nel marzo 2015. Le criticità individuate per la divisione Usa di Deutsche Bank non riguardano l’inadeguatezza del capitale ma piuttosto alcune criticità nella gestione del rischio.
Lo scorso anno la banca tedesca ha chiuso il bilancio con una perdita di 6,8 miliardi di euro e sui conti continuano a gravare le gigantesche spese legali a seguito del coinvolgimento della banca in alcune operazioni illecite come la manipolazione dell’indice Libor o del mercato dei metalli preziosi. Quello che però da tempo rappresenta il tallone di Achille della banca sono i 30 miliardi di euro in titoli derivati classificati a livello 3. Ossia strumenti finanziari a cui non si riesce a dare un prezzo perché non scambiati sui mercati e non equiparabili ad altri prodotti simili. Di fatto è la stessa banca a decidere, attraverso dei modelli interni con ampio margine di discrezionalità, quale valore attribuire a questi titoli. La banca fatica a disfarsi di questa montagna di carta di cattiva qualità che si trascina dietro anno dopo anno. Se si considera che il capitale della banca, prima barriera per assorbire eventuali perdite, vale circa 70 miliardi si fa presto a capire come il peso di questi derivati sia potenzialmente destabilizzante.
Un altro aspetto delicato della situazione finanziaria di Deutsche Bank è l’alto livello della sua leva finanziaria. Ossia il rapporto tra il valore degli attivi (prestiti e altri investimento) e il patrimonio della banca. In questo momento è al di sotto di 1 a 25. In pratica con una diminuzione del 4% del valore dei suoi attivi il patrimonio verrebbe azzerato.
Lobby
Deutsche Bank, perché in una settimana ha perso il 20% del valore e per gli Usa “è la banca più rischiosa al mondo”
Sull'istituto si sono abbattute le tegole del report del Fondo monetario e della bocciatura agli stress test della Fed. Soros ha scommesso al ribasso sul titolo. A parte gli scandali per operazioni illecite, il tallone d'Achille del gruppo sono i 30 miliardi di euro di derivati livello 3 che ha a bilancio: strumenti finanziari per i quali non esiste una quotazione ufficiale perché non scambiati sui mercati
Per il gruppo tedesco Deutsche Bank si chiude una settimana da dimenticare. Da lunedì scorso il titolo ha perso in borsa a Francoforte un altro 20%, toccando i valori più bassi da 30 anni. Nell’ultimo anno il calo è stato del 55%. Certo, i giorni del dopo Brexit sono stati da cardiopalma per tutto il settore bancario europeo, ma sull’istituto tedesco si sono abbattute altre due tegole. Da un lato il Fondo monetario internazionale ha espresso una valutazione sulla banca tedesca che ha riacceso vecchie preoccupazioni. Dall’altro la Federal Reserve ha bocciato nuovamente la divisione statunitense del gruppo nei suoi stress test. Ad annusare una brutta aria introno al gruppo tedesco è stato anche il finanziare George Soros. Secondo il Financial Times, dopo il referendum britannico Soros ha infatti piazzato scommesse milionarie ribassiste sulla banca contribuendo ad accentuare la caduta delle quotazioni.
L’Fmi, che, per usare un eufemismo, non è del tutto insensibile agli umori del dipartimento del Tesoro statunitense, ha descritto Deutsche Bank come l’istituto più rischioso al mondo. A causa delle sue dimensioni e della vasta rete di interconnessioni globali è infatti la banca che, qualora dovesse trovarsi in gravi difficoltà, produrrebbe i maggiori shock a livello sistemico. Gli altri due istituti che il fondo di Washington identifica come quelli potenzialmente più pericolosi per la stabilità finanziaria globale sono HSBC e Credit Suisse. Come se non bastasse per Deutsche Bank è arrivata appunto la bocciatura negli stress della banca centrale Usa. Si tratta di test che simulano gli effetti di un peggioramento del quadro economico sui bilanci delle banche per valutarne la capacità di reggere in situazioni di crisi. Su 33 istituti analizzati solo due non hanno superato l’esame: la spagnola Santander e appunto la divisione a stelle e strisce di Deutsche Bank.
E’ il secondo anno consecutivo che il gruppo tedesco fallisce la prova e questo avrà tra l’altro l’effetto di bloccare l’eventuale distribuzione di utili agli azionisti. Nella sua “pagella” la banca centrale statunitense e mette in luce come i piani presentati dalle due banche presentino ampie e sostanziali debolezze e come non ci siano stati sostanziali miglioramenti rispetto ai test effettuati nel marzo 2015. Le criticità individuate per la divisione Usa di Deutsche Bank non riguardano l’inadeguatezza del capitale ma piuttosto alcune criticità nella gestione del rischio.
Lo scorso anno la banca tedesca ha chiuso il bilancio con una perdita di 6,8 miliardi di euro e sui conti continuano a gravare le gigantesche spese legali a seguito del coinvolgimento della banca in alcune operazioni illecite come la manipolazione dell’indice Libor o del mercato dei metalli preziosi. Quello che però da tempo rappresenta il tallone di Achille della banca sono i 30 miliardi di euro in titoli derivati classificati a livello 3. Ossia strumenti finanziari a cui non si riesce a dare un prezzo perché non scambiati sui mercati e non equiparabili ad altri prodotti simili. Di fatto è la stessa banca a decidere, attraverso dei modelli interni con ampio margine di discrezionalità, quale valore attribuire a questi titoli. La banca fatica a disfarsi di questa montagna di carta di cattiva qualità che si trascina dietro anno dopo anno. Se si considera che il capitale della banca, prima barriera per assorbire eventuali perdite, vale circa 70 miliardi si fa presto a capire come il peso di questi derivati sia potenzialmente destabilizzante.
Un altro aspetto delicato della situazione finanziaria di Deutsche Bank è l’alto livello della sua leva finanziaria. Ossia il rapporto tra il valore degli attivi (prestiti e altri investimento) e il patrimonio della banca. In questo momento è al di sotto di 1 a 25. In pratica con una diminuzione del 4% del valore dei suoi attivi il patrimonio verrebbe azzerato.
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Milano, 17 feb. (Adnkronos) - Luca Tomassini, ex rappresentante legale della Vetrya, che si era aggiudicata l'incarico per lo sviluppo dei servizi digital delle Olimpiadi e Paraolimpiadi Milano-Cortina 2026, si è presentato in procura a Milano e si è riservato di tornare per spiegare alcuni aspetti dell'inchiesta per turbativa d'asta e corruzione. Accompagnato dal difensore Giordano Balossi, l'indagato ha interloquito con i titolari dell'indagine - l'aggiunta Tiziana Siciliano e coi pm Francesco Cajani e Alessandro Gobbis - e si è riservato su un possibile interrogatorio più approfondito. Confronto atteso a breve e comunque prima della scadenza del termine delle indagini che è previsto per metà marzo.
Tel Aviv, 17 feb. (Adnkronos/Afp) - Il ministro della Difesa israeliano Israel Katz ha annunciato di voler creare un'agenzia speciale per la "partenza volontaria" dei residenti di Gaza, dopo l'impegno del primo ministro a rispettare il piano del presidente americano di prendere il controllo del territorio palestinese e di sfollarne gli abitanti.
"Il ministro della Difesa Israel Katz ha tenuto una riunione oggi sulla partenza volontaria dei residenti di Gaza, dopo di che ha deciso di creare un'agenzia speciale per la partenza volontaria dei residenti di Gaza all'interno del Ministero della Difesa", si legge in una nota del ministero.
Almaty, 17 feb. (Adnkronos/Afp) - Sette persone sono rimaste intrappolate in una miniera di rame nel Kazakistan centrale a causa di un crollo. Lo hanno reso noto le autorità locali, aggiungendo che sono in corso le operazioni di soccorso. Secondo quanto riportato dai media kazaki, l'incidente è avvenuto a una profondità di circa 640 metri.
"A causa della rottura dei cavi, al momento non c'è comunicazione con i lavoratori", ha affermato in una nota il gestore della miniera, Kazakhmys. Non è stato specificato quando è avvenuto l'incidente, ma si è verificato presso lo stabilimento "Zhomart" dell'azienda, inaugurato nel 2006 nella regione centrale di Ulytau.
Roma, 17 feb. (Adnkronos) - Giorgia Meloni ha lasciato il vertice di Parigi senza alcuna dichiarazione all'uscita. Per il momento non c'è una valutazione in chiaro da parte della presidente del Consiglio. Ma a Roma, a Montecitorio, le opposizioni incalzano e chiedono alla premier di venire in aula a chiarire in Parlamento cosa sta accadendo e quale è la linea dell'Italia nello sconquasso provocato dalle mosse dell'amministrazione Trump in Europa e sul fronte del conflitto ucraino. Pd, Movimento 5 Stelle e Avs si fanno portatori della richiesta. I 5 Stelle chiedono comunicazioni in aula con un voto.
"La presidente Meloni deve venire in aula a riferire su quanto sta accadendo. Su quella -dice Nicola Fratoianni- che potrebbe diventare la road map per una pace, per un cessate il fuoco, per un accordo in Ucraina. Si annuncia a Riad l'incontro tra la delegazione americana e quella russa. Un incontro in cui l'Europa non esiste e penso che questo sia un problema di cui il Parlamento, tutto il Parlamento, dovrebbe discutere. Non c'è tempo da perdere".
A nome del Pd parla il responsabile Esteri, Peppe Provenzano: "Giorgia Meloni deve venire in Aula, perché siamo alla fine del mondo di ieri", esordisce. "Gli alleati che ci avevano aiutato a liberarci dall'abisso del nazifascismo, oggi spalleggiano gli estremisti di destra, nostalgici del nazismo, in Germania. L'idea di escludere l'Europa dal negoziato per la pace in Ucraina è un attacco diretto al nostro continente". Di fronte a tutto questo, incalzano i dem, la premier "deve dirci da che parte vuole stare". Provenzano richiama "l'improvvida solitaria presenza della premier alla cerimonia giuramento di Trump", modo per sottolineare un "rapporto privilegiato" con la nuova amministrazione. Ma "in pochi giorni si è aperta una voragine nell'Atlantico" E "l'Italia deve scegliere da che parte stare. Il governo deve dirci da che parte vuole stare. Se partecipare al rilancio di un necessario protagonismo dell'Europa o continuare a stare dalla parte di chi vuole picconare la nostra costruzione comune".
E se il Pd conferma la linea del supporto a Kiev insieme alla richiesta di uno sforzo diplomatico europeo, i 5 Stelle rivendicano di sostenere "da tempo che andava trovata una soluzione diplomatica". Fino "a pochi mesi fa la premier Meloni diceva che con Putin era inutile parlare. Mi chiedo se ora direbbe lo stesso anche a Trump. Vogliamo delle comunicazioni del governo sulle novità della situazione ucraina, e le vogliamo con voto. Vorremmo sentire almeno per una volta Giorgia Meloni. La aspettiamo''.
Sul punto è poi tornato anche il capogruppo M5S, Riccardo Ricciardi, quando tutta l'aula si è alzata per una standing ovation in solidarietà al presidente Sergio Mattarella per gli attacchi subiti da parte del governo russo. Ricciardi nel dare solidarietà sottolinea però che il passaggio fatto dal capo dello Stato a Marsiglia, "che sicuramente è stato male interpretato, è un passaggio che noi non avremmo fatto perché dà la leva alla narrazione che da più due anni si sta facendo in Italia e in Europa, che giustifica il continuo invio di armi per continuare una guerra che ora si rendono tutti conto dovrà arrivare a una trattativa".
A stretto giro la replica in aula del capogruppo Fdi, Galeazzo Bignami: "Sono maldestri i tentativi di qualcuno di aprire, anche su questo, una distinzione che non ha ragione d’essere perché ci sarà tempo e modo di poter discutere se la trattiva di pace” sull’Ucraina “si aprirà grazie magari all’invio delle brigate del reddito di cittadinanza o grazie al fatto che qualcuno è stato al fianco di Kiev, grazie alla postura di questo governo, in continuità anche rispetto a quando voi avevate votato a favore dell’invio di armi".
Riad, 7 feb. (Adnkronos/Afp) - La delegazione russa, tra cui il ministro degli Esteri Sergei Lavrov e il consigliere del Cremlino Yuri Ushakov, è arrivata in Arabia Saudita per colloqui di alto livello con funzionari statunitensi. Lo ha riferito la televisione di Stato russa.
Il canale di notizie Rossiya 24 ha mostrato i funzionari sbarcare da un aereo nella capitale saudita Riad. "La cosa principale è iniziare una vera normalizzazione delle relazioni tra noi e Washington", ha detto Ushakov a un giornalista dopo l'atterraggio.
Roma, 17 feb. (Adnkronos) - "La Lega, da sempre sincera sostenitrice della pace, confida che in Europa prevalga il buonsenso, anche grazie all’azione di un governo italiano forte e compatto. Incomprensibili gli attacchi di certa sinistra contro il Presidente Trump, che in poche settimane ha fatto - per la pace e la stabilità dell’intero Occidente - più di Biden in anni interi. Dopo troppi morti è l’ora di voltare pagina: il nemico non è Trump ma chi non vuole mettere fine ai conflitti". Così fonti della Lega.
Milano, 17 feb. (Adnkronos) - Più di un sospetto. Non c'è solo una testimone, ma anche una telecamera dello stabile in cui è avvenuto il delitto che rischia di aggravare la posizione Raffaele Mascia, 21 anni, che sabato pomeriggio 15 febbraio avrebbe ucciso in una panetteria di piazza Gambara a Milano Ivan Disar e avrebbe ferito in modo grave un altro ucraino.
La telecamera posta sul retro del negozio lo mostra mentre si allontana con la pistola (non denunciata) presa, poco prima, sempre dal retro, per 'rispondere' a una banale discussione nata con i due clienti. Sono in quattro - la donna, i due amici e il presunto assassino - quando il 21enne avrebbe impugnato l'arma e sparato ripetutamente. Il padre del giovane era impegnato sul retro a scaldare delle pizze e non avrebbe visto nulla. Sull'omicidio, il fascicolo è affidato al pm Carlo Parodi, indaga la squadra Mobile.