È guerra aperta in Forza Italia in tutta l’Emilia Romagna. Da Ravenna a Piacenza, gli eletti e i militanti hanno sfiduciato il coordinatore regionale Massimo Palmizio. Dopo le ultime elezioni amministrative – che hanno incoronato la Lega Nord come riferimento del centrodestra – tra i forzisti è iniziata la resa dei conti. Ma Palmizio non ci sta e al fattoquotidiano.it ha assicurato: “Non mi dimetto, non posso mandare la comunicazione a Silvio Berlusconi al San Raffaele”.
La scintilla è partita da Ravenna, con il capogruppo di Forza Italia Alberto Ancarani che ha dichiarato: “Palmizio gestisce il partito come un monarca. Non riconosciamo più la sua autorità. Qualunque attività che intraprenderà sarà considerata carta straccia”. Marco Casali, ex coordinatore di Cesena, ha tuonato contro la decisione di non sostenere l’ex sindaco di Cesenatico, che ha aperto la strada al Pd. Stessa situazione a Rimini, dove si è imposto il candidato democratico e la Lega ha doppiato Forza Italia. Ancora a Ferrara, dove a Cento “pur di non far eleggere il forzista Fabrizio Toselli, Palmizio ha appoggiato il candidato della Lega” dicono i malpancisti.
Sollevamenti si sono registrati anche in Emilia. A Parma, in testa i capigruppo Paolo Buzzi nel capoluogo e Francesca Gambarini a Fidenza, insieme a molti altri, sostengono che “Forza Italia è diventato un partito staccato dal mondo reale, gestito da persone che vivono nei palazzi romani. Facciano un passo indietro”. Mentre a Piacenza, a sollevare la polvere sotto il tappeto sono state Gloria Zanardi e Paola Galvani che, rimesse le deleghe da consigliere provinciali, hanno attaccato: “Abbiamo assistito solo a spartizioni di ruoli dall’alto. Ora l’unica autorità che riconosciamo è quella dei cittadini”. Infine, ha rincarato la dose Antonio Agogliati, ex senatore berlusconiano: “Ci vergogniamo di essere di Forza Italia dopo che non ci hanno appoggiato in campagna elettorale. Faremo un congresso. O lo accettano o lo autoconvochiamo”. Ma la scelta che sembra bruciare di più è quella di aver nominato come vice coordinatore regionale Anna Borsarelli, assistente parlamentare dello stesso Palmizio: “Senza esperienza e mancando di riferire con i rappresentanti locali” dicono in coro.
L’onorevole Palmizio, però, non si è lasciato scappare l’occasione per rispondere a ognuno dei detrattori: “Non mi dimetto, abbiamo conquistato 22 Comuni su 50, quando partivamo da 8”, ha premesso. Poi nello specifico: “A Faenza non siamo arrivati al 4% e a Ravenna al 5% ma non mi hanno mai chiesto un coordinamento ad hoc, per questioni campanilistiche tra Rimini, Forlì e Ravenna”. A Cento, in provincia di Ferrara, “è stato il peggior risultato dell’Emilia Romagna. Ma il problema è che Lega e liste civiche hanno scaricato all’ultimo il nostro candidato”.
Diverse, poi, secondo Palmizio, le critiche arrivate dall’Emilia. “A Piacenza le consigliere provinciali hanno avuto contrasti con il coordinatore locale Papamarenghi, che gli imputava di essere in giunta con il Pd. Se la capogruppo in Comune, Maria Girometta, fa sponda alla figlia (Gloria Zanardi, ndr), al cuore di mamma non si comanda. Però non mi sono intromesso nelle questioni piacentine. Mentre Agogliati non chiede il congresso ma vuole un seggio alla Camera o al Senato. In pratica il mio. Che si faccia eleggere e se lo pigli”. A Parma, “Buzzi è il capogruppo di se stesso, essendo da solo. Dopo le vicende giudiziarie, il partito era azzerato. Ho nominato un commissario esterno (Fabio Callori, ndr) e negli ultimi due anni siamo passati da uno a dieci comuni amministrati. Se poi Gambarini è delusa per non essere coordinatrice provinciale, sono fatti personali”.
Per concludere, l’ex top manager di Publitalia, ha giustificato la nomina, di quella che è stata definita “la segretaria”, a vice coordinatrice regionale: “Anna Borsarelli non lo è mai stata. Era consigliere comunale a Medicina e responsabile di Forza Italia. Già organizzava a livello regionale e così le ho dato un incarico ufficiale. Ma siccome in Romagna c’è un po’ di maschilismo, pensano che le donne debbano stare in casa a fare la sfoglia o il bucato e guai se si impicciano di cose serie”.