Un traguardo mai raggiunto dalla nazionale di Cardiff, finora arrivata al massimo nei quarti nel mondiale del 1958. Il Belgio resta un’incompiuta di talento. Dagli spalti cantano “Dont’ take me home”, ma contro la nazionale di Ronaldo giocherà un'altra squadra
Nel 1958 ci pensò Pelé a fermare la corsa. Cinquantotto anni dopo non bastano i talenti del Belgio a stoppare la bellezza e l’organizzazione del Galles, che da esordiente in un Europeo vola in semifinale – un solo precedente, la Svezia nel ’92 – dove sfiderà il Portogallo. Un traguardo mai raggiunto dalla nazionale di Cardiff, finora arrivata al massimo nei quarti in quel mondiale in bianco e nero. Un risultato meritato dopo un girone chiuso al primo posto e la vittoria contro l’Irlanda del Nord negli ottavi perché i ragazzi di Chris Coleman giocano un calcio semplice e divertente, spinti da Bale e da un Ramsey superlativo ma purtroppo assente in semifinale per squalifica, abbinandolo a una fase difensiva solida e compatta. Tutto ciò che manca al Belgio, tornato a essere un’accozzaglia di piedi buoni dopo i quattro gol all’Ungheria e l’illusorio avvio contro i gallesi. E meritatamente eliminato con tre sberle in rimonta dopo la stoccata di Nainggolan.
Avvio da Diavoli, poi solita difesa infernale
L’inizio dei Diavoli Rossi è veemente. Nei primi dieci minuti piovono cross dalle parti di Hennessey come se piovesse. Carrasco è scatenato sulla destra, De Bruyne ara la fascia. Ma l’occasione migliore è una tripla conclusione in area nata da un cross di Lukaku sul quale ci provano ancora Carrasco, Meunier e Hazard ma tra parate, tiro murato da Taylor e mira sbilenca il punteggio non si schioda. È solo questione di tempo. Perché alla festa si unisce anche Nainngolan. E sono fuochi d’artificio. Il centrocampista della Roma lascia partire un missile da oltre trenta metri, teso e preciso, imprendibile per il portiere gallese. Sbloccare il risultato non basta però al Belgio per affondare il Galles, che tira la testa fuor dal sacco appena inizia a sfruttare le fasce. Dopo aver salvato il risultato, Taylor subisce la stessa sorte dalle mani di Courtois, miracoloso sulla botta a colpo sicuro propiziata da Ramsey. Poi Allen dal lato opposto invita Robson-Kanu, fuori tempo. Il pareggio è nell’aria. Arriva grazie a una disattenzione della difesa belga, completamente assente sull’inserimento di Williams. Il cross dall’angolo? Ancora di Ramsey, al terzo assist (più un gol) in questo Europeo.
Robson-Kanu, che numero
Il nuovo equilibrio apre una nuova partita, ancora più bella. Il Galles prende fiducia, il Belgio cala. Ci prova anche Bale, poi Williams spreca un cross piovuto dalla sinistra e Courtois neutralizza Robson-Kanu sull’ennesimo cross di Ramsey. Quando si riprende a giocare dopo l’intervallo, la partita riparte dallo stesso canovaccio: ancora Belgio in avvio, complice un impatto positivo di Fellaini al posto di Carrasco, poi crescono i gallesi. Solo che questa volta Lukaku va fuorimisura, De Bruyne sopra la traversa e Hazard, il più in ombra, carica troppo un destro a giro velenoso. Dopo i dieci minuti di sfuriata dei Diavoli Rossi, è solo Galles. Che colpisce sempre partendo da destra, dove Ramsey è straripante. Il centrocampista dell’Arsenal invita, Robson-Kanu fa il gol dell’anno con la complicità della difesa belga. L’aggancio dell’attaccante è perfetto, poi inventa un tocco di tacco che manda all’aria la marcatura di Meunier e Denayer: tutto solo deve solo angolare dove Courtois non può arrivare.
Il sigillo di Vokes
Il sorpasso, meritato, viene irrobustito dall’atteggiamento nei minuti successivi, affatto compassato e difensivista. Ci sono corsa e tecnica, senza concedere il fianco al Belgio, minato nelle sue già flebili certezze difensive dall’assenza di Vertonghen, in questo Galles che finora ha segnato in ogni partita disputata. E che sfiora il tris in mischia in area e con la volée di Williams dopo una ribattuta su calcio d’angolo. Poi rischia, due volte, sugli inserimenti di Fellaini che sbaglia di testa e viene anticipato da Davies nella seconda occasione. Ma è un fuoco di paglia, nonostante Wilmots inserisca Mertens per Jordan Lukaku e sposti il gigante dello United a far da torre in avanti sbilanciando tatticamente la squadra. Le uniche occasioni sono due contatti sospetti (molto) su Romelu Lukaku e Nainggolan. Poi Vokes mette il sigillo con un altro splendido gol su cross di Gunter. Azione lineare: palla recuperata, suggerimento profondo sulla destra, due tocchi e cross. Bello e possibile, il Galles vola in semifinale. Il Belgio resta un’incompiuta di talento. Dagli spalti cantano “Dont’ take me home”. È tutto vero, si resta in Francia per sfidare il Portogallo che non vince mai. Purtroppo senza Ramsey, Chester e Gunter, tutti diffidati e ammoniti. Ma questo Galles bello e ordinato non teme più nessuno. Una splendida storia di calcio. E non è affatto detto che sia l’ultimo capitolo.