Il vehicle line executive della casa svedese rivela i dubbi dei propri ingegneri all'epoca riguardo alle emissioni "miracolose" dei diesel Volkswagen: "Abbiamo gli stessi fornitori, Denso e Bosch, perché loro riescono a tenerle basse e noi no?"
La scoperta del segreto di Pulcinella, di un qualcosa che tutti sapevano e di cui nessuno ha mai parlato: è così che Kent Falck, vehicle line executive di Volvo, ha definito il dieselgate, lo scandalo delle emissioni truccate Volkswagen. Del resto gli ingegneri di Goteborg, pur usando le medesime tecnologie di base e la stessa componentistica di VW, non sono mai riusciti a contenere i valori inquinanti ai livelli dichiarati dai colleghi tedeschi: motivo per cui Volvo, come indica Falck, non ha più venduto motori a gasolio sul mercato americano per molti anni.
“Abbiamo gli stessi fornitori, come Bosch e Denso, e lavoriamo con gli stessi partner; sappiamo che una simile tecnologia – per l’abbattimenti di CO2 e NOx dei propulsori a gasolio- non esiste”, (perlomeno non esisteva all’epoca dei fatti) afferma Falck : “Ci siamo seduti attorno ad un tavolo, abbiamo analizzato fatti e numeri con i nostri specialisti… non siamo riusciti a cavare un ragno dal buco, come hanno fatto gli altri a contenere le emissioni?”
Non è la prima volta un costruttore punta il dito contro VW, che dovrà sborsare 15,3 miliardi di dollari di risarcimenti alle autorità americane; qualche mese fa anche Bob Lutz, ex pezzo grosso di General Motors, aveva dichiarato che anche i suoi ingegneri avevano dei dubbi sulla veridicità dei dati VW: “i nostri mi avevano detto di aver studiato i prodotti VW e di non riuscire a contenere le emissioni inquinanti in maniera sufficiente per rispettare le norme californiane”; è stato proprio il CARB, California Air Resources Board, ad aprire il vaso di Pandora del dieselgate. Certo è che la reputazione dei diesel al di là dell’Atlantico (e non solo) è irrimediabilmente compromessa.
Nel frattempo la stessa Volvo ha messo i motori a gasolio fra le specie in via di estinzione: il marchio svedese punta tutto sulla tecnologia ibrida. Specie perché, secondo l’amministratore delegato Håkan Samuelsson, nel giro di appena 24 mesi le vendite delle ibride potrebbero addirittura pareggiare quelle delle vetture spinte da motori turbodiesel.
Questo “perché i diesel del futuro saranno più complessi, con un post-trattamento dei gas di scarico più complicato e costoso”: ciò, secondo Samuelsson, renderà i costi dell’ibrido e del diesel sovrapponibili per chi li produce e per chi li compra. Per questo molti utenti potrebbero fare il grande salto verso l’“hybrid”, capace della medesima parsimonia nei consumi ma più pulito e maggiormente incentivato a livello fiscale dalle amministrazioni dei vari paesi. Siccome però la prudenza non è mai troppa, Volvo non smetterà di fabbricare motori diesel fino a 2 litri di cilindrata nei prossimi anni.