Quella di Dacca è la più grave strage jihadista di civili italiani dall’11 settembre 2001, quando 10 connazionali morirono negli attentati alle Torri Gemelle di New York. Tra l’altro nella capitale del Bangladesh si cerca ancora un disperso. Un numero più alto di vittime italiane (19) si è contato solo il 12 novembre 2003 quando nell’attentato di Nassirya, persero la vita 17 militari, impegnati nel contingente italiano in Iraq, un cooperante internazionale e un regista. Negli ultimi 15 anni sono stati almeno 35 i connazionali vittime del terrorismo principalmente di matrice jihadista.
Si tratta del quarto episodio che coinvolge italiani nel solo 2016. Lo scorso 22 marzo, nell’attentato suicida alla stazione della metropolitana di Maelbeek, a Bruxelles, ha perso la vita Patricia Rizzo, funzionaria europea di 48 anni. Il 3 marzo, a Melitah vicino Tripoli, morirono gli ostaggi Fausto Piano, 68 anni, e Salvatore Failla, 47, durante uno scontro a fuoco tra i propri sequestratori e le forze di sicurezze che tentavano di liberarli. Il 15 gennaio, a Ouagadougou, Burkina Faso, Michel Santomenna, figlio di 9 anni del proprietario di un caffè italiano, resta ucciso nell’agguato rivendicato da Al Qaida. Quattro invece i turisti italiani deceduti al museo del Bardo di Tunisi nella strage del 18 marzo 2015 che costò la vita a 22 persone: i torinesi Antonella Sesino, 54 anni, e Orazio Conte, informatico di 54 anni, Giuseppina Biella, settantenne di Meda, e Francesco Caldara, pensionato di Novara. Il 28 settembre 2015, proprio a Dacca, viene ucciso il cooperante Cesare Tavella, in un agguato rivendicato dall’Isis. Nello stesso anno, a novembre, la morte della studentessa 29enne Valeria Solesin nel massacro del Bataclan di Parigi.