Mps ha presentato istanza di patteggiamento davanti al giudice per l’udienza preliminare di Milano Livio Cristofano per la cosiddetta operazione Alexandria, realizzata dagli ex vertici della Banca con la giapponese Nomura. L’istanza – si legge in una nota – è stata chiesta con il consenso del pubblico ministero e, in caso di accoglimento, consente alla Banca di uscire dal processo come imputata dell’illecito amministrativo, limitando le conseguenze ad una sanzione da 600mila euro e ad una confisca per 10 milioni. Il derivato era stato chiuso pagando alla banca Nomura 359 milioni di euro. Il 22 gennaio 2013 il Fatto Quotidiano aveva scoperto che l’allora presidente Giuseppe Mussari e l’istituto giapponese era stato stipulato un accordo segreto.
Il 16 febbraio i pm Giordano Baggio e Stefano Civardi aveva chiesto il rinvio a giudizio per Mussari e Vigni. Richiesta ribadita il 16 giugno scorso nel corso dell’udienza preliminare nel quale gli imputati sono complessivamente 17, società comprese: si tratta degli ex vertici e manager del Monte dei Paschi di Siena, della banca tedesca Deutsche Bank (su sei indagati cinque sono ex dipendenti) e della filiale inglese della giapponese Nomura, e gli stessi tre istituti di credito in qualità di enti. Le accuse a vario titolo sono false comunicazioni sociali, aggiotaggio, falso, ostacolo alle funzioni di vigilanza di Banca d’Italia e Consob.
I pm nel loro intervento avevano ricostruito le quattro operazioni al centro della vicenda: quelle sui derivati Santorini e Alexandria, sul prestito ibrido Fresh e sulla cartolarizzazione Chianti Classico. Operazioni, attraverso le quali, per la Procura sarebbero stati indicati centinaia di milioni di euro di utili, mai prodotti effettivamente. Si ritorna in aula il prossimo 4 luglio quanto la parola passerà ai difensori di Giuseppe Mussari, Antonio Vigni e Gianluca Baldassarri, ex vertici di Rocca Salimbeni.