Dopo il silenzio assordante degli ultimi tempi, arriva la notizia che tutti più o meno si aspettavano e temevano: Volkswagen non ha intenzione di compensare i suoi clienti europei come ha fatto con quelli americani, per lo scandalo dieselgate. Lo ha dichiarato l’amministratore delegato del colosso tedesco Mathias Mueller al Die Welt, spiegando che “non c’è bisogno di un matematico per capire che un rimborso danni di questo tipo schiaccerebbe Volkswagen“.
Il numero uno di Wolfsburg ha fatto riferimento al recente accordo sottoscritto con le autorità statunitensi, che prevede un esborso di 14,7 miliardi di dollari, ovvero più di 13,2 miliardi di euro: considerando che per far fronte alle conseguenze del “fattaccio” erano stati stanziati complessivamente 16,2 miliardi di euro, appare chiaro come manchino le necessarie coperture economiche per soddisfare anche la clientela del vecchio continente. Che, se alle parole seguiranno i fatti, verrà considerata senza appello di serie B rispetto a quella americana.
Le dichiarazioni di Mueller fanno seguito a quelle di Herbert Diess in un’intervista al Sueddeutsche Zeitung: per ristrutturare Vw dopo il dieselgate “ci vorranno più o meno due generazioni di veicoli”, ovvero un arco di tempo di circa 14 anni, spiega il numero uno del marchio Volkswagen. Aggiungendo che l’azienda deve concentrarsi “sugli investimenti per il futuro, con particolare riferimento all’innovazione”. Che, stando a quanto dicharato recentemente dai vertici del gruppo, significa auto elettriche e batterie.
Diess ha anche aggiunto che non ha mai pensato di dimettersi, e che Volkswagen sopravviverà grazie alla sua qualità. “La maggior parte delle società impiega tra un anno ed un anno e mezzo a lasciarsi alle spalle le crisi di credibilità“, ha aggiunto. Questa volta, a giudicare dalle prime reazioni (l’Unione Nazionale Consumatori, ad esempio, parla di “vergogna” e “vigliaccata”) in Italia ma anche negli altri paesi europei, forse ci vorrà un pò di più.