Il quotidiano della City auspica che la Ue "non sia intransigente" di fronte al presunto piano del governo Renzi di ricapitalizzare Mps con soldi pubblici per non far pagare gli obbligazionisti subordinati. L'alternativa sarebbe "diffondere il panico". Per il giornale Usa la possibile "crisi di fiducia" negli istituti "potrebbe minacciare la stabilità del Paese e potenzialmente della Ue"
Un’altra pessima seduta a Piazza Affari per il Monte dei Paschi di Siena, il giorno dopo la notizia della lettera della Bce che impone all’istituto più antico del mondo di ridurre le sofferenze di 10 miliardi entro il 2018. L’istituto ha perso il 19,4% e ora ha una capitalizzazione inferiore agli 800 milioni. E la Consob ha disposto il divieto temporaneo alle vendite allo scoperto sul titolo Mps per l’intera seduta del 6 luglio. Mentre il governo continua a trattare con Bruxelles e pensa a una “ricapitalizzazione precauzionale” con soldi pubblici, la complicata situazione delle banche italiane zavorrate da 350 miliardi di crediti deteriorati (di cui 200 di sofferenze) è in prima pagina su Financial Times e Wall Street Journal. Il quotidiano britannico dedica l’apertura proprio all’istituto senese, che lunedì ha lasciato sul terreno un altro 14% arrivando a valere in Borsa meno di 1 miliardo di euro. Il timore è che la crisi italiana, se non risolta, si possa trasformare presto in una crisi dell’Eurozona, già alle prese con le conseguenze della Brexit.
“Alla banca italiana più antica, pulita due volte dalle autorità, la Bce ha detto di liberarsi di altri 10 miliardi di crediti deteriorati, diffondendo nuovi timori sulla salute del settore bancario italiano”, scrive il Ft, secondo cui “funzionari dell’Eurozona hanno iniziato a temere che le banche italiane si rivelino l’anello debole dei loro sei anni di sforzi per rafforzare la moneta comune”. E il quotidiano della City arriva addirittura a esprimere dubbi sulla fattibilità – regole europee a parte – di un salvataggio con soldi pubblici: “Con il secondo debito pubblico più alto dell’Eurozona dopo la Grecia, lo stesso governo italiano è a corto di denaro e funzionari europei temono che Roma avrebbe difficoltà a finanziare un salvataggio”. Nonostante questo, “il premier Matteo Renzi ha iniziato a valutare se bypassare le regole bancarie dell’era della crisi per salvare il settore con fondi pubblici”, una mossa “illegale per le regole Ue, a meno che i creditori non sostengano parte delle perdite”.
In un pezzo di lunedì sera, il Ft aveva definito “lo scontro” tra l’Italia e Bruxelles sulle banche italiane, “in uno stato di crisi crescente”, “il prossimo test” per l’Ue dopo la Brexit. E ipotizzato diverse possibili soluzioni per Mps, tutte “problematiche”. Secondo le nuove regole sulle insolvenze bancarie, per un istituto come Mps “dovrebbe scattare il bail-in”. Il premier Renzi “ha abbracciato l’idea di ricorrere al fondo Esm, con una dotazione di 700 miliardi, ma è consapevole delle conseguenze che ciò potrebbe avere sulla reputazione del Paese”. In alternativa, potrebbe chiedere a una grande banca di salvare Rocca Salimbeni. Ma “Intesa Sanpaolo non è disposta a farlo mentre Unicredit ha nominato deliberatamente un amministratore delegato non italiano”, Jean Pierre Mustier, per “evitare il rischio di essere ‘catturata’ dall’establishment”. L’altra opzione è ricorrere ad Atlante, “ma nel fondo sono rimasti solo 1,75 miliardi e le sofferenze di Mps ammontano a 28 miliardi”. Di conseguenza, “viste le dimensioni del problema, non bisogna meravigliarsi che Renzi stia pensando ad un salvataggio statale”. “Qualunque sia la strada, questo non è il momento per la Ue di essere intransigente“, afferma il quotidiano della City. “Quando si è sotto pressione, bruciare gli obbligazionisti e diffondere il panico sui mercati sarà sempre troppo rischioso” e dunque, conclude l’Ft, “la politica dovrebbe rendersi conto di questo e ripensarci”.
Per il Wall Street Journal, che dedica alla questione il taglio basso, “le banche italiane hanno un problema di crediti deteriorati che potrebbe presto essere un problema anche per il resto d’Europa”. La crisi è figlia di “anni di standard lassisti nei prestiti”, che “hanno lasciato le banche italiane mal preparate” alla crisi. La reazione alla Brexit ha esacerbato questa situazione, e ora “tutto questo minaccia di diffondere una crisi di fiducia nelle banche italiane che, secondo alcuni analisti, potrebbe mettere a rischio la stabilità del Paese e, potenzialmente, quella della Ue”.