Ciro Borriello è stato iscritto nel registro degli indagati insieme ad altri sei tecnici e al proprietario dell’edificio dove sono stati fatti i lavori, che si trova nella zona di Chiaia. La vicenda non riguarda la sua attività politica, ma quella di geometra: in questa veste ha firmato l'istanza di accertamento di conformità per le opere
Lui, l’assessore indagato, minimizza le accuse e dice di essere vittima “del clima politico pesante che deve sopportare chi è impegnato a fare politica”. L’inchiesta chiarirà, ma la prima rogna del mandato bis di Luigi de Magistris è servita: a Napoli l’assessore allo Sport uscente e riconfermato Ciro Borriello, di professione geometra, è indagato per abuso d’ufficio e falso in atto pubblico a causa di una pratica di condono per un immobile in via Bisignano 24, nel cuore del quartiere bene di Chiaia. La notizia è riportata stamane in esclusiva da Il Mattino.
I servizi sono ricchi di particolari e fanno riferimento a un sequestro operato dalla polizia municipale e a un provvedimento a firma del Gip Egle Pilla. Otto le persone iscritte nel registro degli indagati, tra cui il proprietario dell’immobile e sei tra tecnici e funzionari del Comune di Napoli, dipartimento Edilizia Privata. Si tratta di una presunta sopraelevazione sul lastrico solare che, secondo gli indagati, sarebbe invece un recupero abitativo dei sottotetti consentito da una legge regionale. Le strutture sono state sequestrate.
L’inchiesta è figlia di una serie di denunce per presunti lavori abusivi, che in un primo momento erano stato archiviate. Poi un nuovo esposto del 2014 ha riaperto il fascicolo. Borriello è indagato perché da geometra del privato ha firmato l’istanza di accertamento di conformità delle opere. Secondo una recente perizia del consulente tecnico della Procura, per le opere in questione “il condono sarebbe intervenuto in data 6 maggio 2008” e dunque in un momento successivo all’approvazione della legge regionale che consente il recupero abitativo dei sottotetti.
Il Gip nell’ordinanza di sequestro sottolinea il ruolo politico di Borriello: consigliere comunale dal maggio 2011 e assessore dal 2015. «Appare dunque sussistere una cointeressenza – scrive il giudice Pilla – tra i funzionari che hanno adottato il permesso di costruire e che successivamente hanno riconosciuto la legittimità di quel permesso, e i soggetti beneficiari».
“Venticinque anni di iscrizione all’ordine dei geometri senza mai avere un problema: la vicenda è solo frutto del clima politico pesante che deve sopportare chi è impegnato a fare politica” commenta Borriello. “Ormai un libero professionista, per ricoprire un incarico pubblico, non deve più lavorare oppure deve sopportare cose del genere”, sottolinea amareggiato.
Sui fatti dell’inchiesta e sulle accuse mosse, Borriello si dice “molto sereno”. “Si tratta di liti condominiali che si trasformano in denunce. Le accuse sono infondate: se ci fosse stato un abuso edilizio sarebbe emerso visto che la disamina da parte degli uffici preposti è durata circa due anni”. E sulle presunte ‘cointeressenze’, Borriello replica così al giornalista del Mattino Paolo Barbuto: “A me questa parola, cointeressenza, fa sorridere. Non ne comprendo bene il significato anche se quel che sottintende è ben chiaro. Resta il fatto che un consigliere comunale non può smettere di lavorare solo perché è geometra e gli capita di avere a che fare con il Comune. Questo sarebbe troppo. Comunque io ho piena fiducia nella giustizia. Ho parlato di questa vicenda con de Magistris, mi ha detto di stare tranquillo e di andare avanti senza problemi. Ha fiducia in me”.