Sondaggi, referendum costituzionale: il no in vantaggio sul sì. Ma gli indecisi sono 4 su 10 e in aumento
I contrari alle riforme aumentano di quasi un punto in una settimana, mentre i favorevoli calano di due punti. Chi non sa cosa scegliere quasi al 43. E da qui pescheranno i sostenitori di entrambe le fazioni. Tra i partiti confermato il vantaggio del M5s sul Pd
L’altro sorpasso. Non solo la conferma che il Movimento Cinque Stelle ad oggi è dato davanti al Partito Democratico. Ora anche il no torna davanti al sì. Ma il dato più significativo è che a 3 mesi dal referendum costituzionale la parte di elettori che non sanno cosa votare sulle riforme è in aumento e sono la gran parte, più degli astenuti convinti. A confermare la tendenza è un sondaggio di Emg per il TgLa7. L’astensione è data quasi al 42 per cento. Il sì è in flessione di quasi 2 punti percentuali, passa dal 29,3 al 27,4, mentre sale anche se di poco (lo 0,9) il no. Gli indecisi sono il 42,7 per cento degli elettori e sono in aumento di un punto per cento. Questo vuol dire che la battaglia è più che aperta e sarà davvero decisiva la campagna elettorale, fino all’ultimo giorno, perché i sostenitori di sì e no potranno “pescare” voti da chi vuole astenersi e soprattutto da chi si dice indeciso.
Poi ci sono le cifre sui partiti che confermano il momento di difficoltà del Partito democratico. Per la seconda settimana resta dietro al Movimento Cinque Stelle: i grillini infatti perdono lo 0,7, ma il Pd perde lo 0,6. Chi registra l’aumento maggiore è la Lega Nord che guadagna l’1,3 e in una settimana passa al 13,7, valori comunque “familiari” per il Carroccio. Il partito guidato da Matteo Salvini resta davanti a Forza Italia nonostante gli azzurri siano in crescita dell’1,2 per cento. Riuscirebbero ad entrare in Parlamento Fratelli d’Italia (4 per cento, -0,3), Nuovo Centrodestra (3,1, -0,2), Sinistra Italiana (3, -0,4).
Cambia poco la situazione se il centrodestra formasse un listone unico. Il M5s sarebbe comunque davanti al Pd più o meno con lo stesso distacco, anche se entrambi i partiti perderebbero qualcosa: questo può voler dire che il voto unico spinge a scegliere i partiti più grossi e non coalizioni più o meno unite.
Al ballottaggio restano le proporzioni già delineate da diversi istituti di sondaggio. Nei tre scenari possibili i Cinquestelle hanno quasi 10 punti di vantaggio sul Pd, il Pd vincerebbe di poco più di un punto con il centrodestra (quindi sarebbe un testa a testa), mentre il M5s batterebbe il listone Fi-Lega-Fdi di oltre 10 punti.