Mentre continuano i negoziati tra l’Italia e Bruxelles sul piano di intervento che il governo Renzi vuol mettere in campo per “mettere in sicurezza” le banche più a rischio, a partire dal Monte dei Paschi di Siena, il premier torna ad attaccare il sistema creditizio tedesco. E da un lato rassicura i correntisti italiani sul fatto che “non hanno alcun problema”, dall’altro si dice sicuro che “i prossimi giorni consentiranno alle autorità europee di riflettere attentamente sulla situazione del credito nel nostro Continente”, dove “la vera questione non sono i non performing loans (i crediti difficili da recuperare iscritti nei bilanci delle banche, ndr) italiani ma i derivati di altre banche”. Ogni riferimento alla situazione di Deutsche Bank sembra voluto. Nei giorni scorsi, del resto, Renzi ha ricordato più volte come la Germania negli anni della crisi e prima dell’entrata in vigore del bail in abbia “messo 247 miliardi di euro” pubblici per salvare i propri istituti. Parlando da Berlino, il ministro delle Finanze tedesco Wolfgang Schaeuble aveva invece ammorbidito i toni, spiegando che l’Italia ha avviato i colloqui con la Commissione sulla situazione del sistema bancario, ma “non chiede alcuna eccezione rispetto alle regole” europee in vigore.
“Alcune banche italiane oggetto di attenzioni per colpa di algoritmi, stress test e parametri” – Renzi, in conferenza stampa a Palazzo Chigi con il primo ministro svedese Stefan Lofven, ha sostenuto che i problemi legati delle sofferenze in pancia agli istituti italiani “vanno risolti, si possono risolvere e sono in fase di risoluzione sia attraverso le modifiche normativa appena apportate che attraverso le iniziative private e di mercato messe in campo”, leggi il fondo Atlante e il “gemello” Giasone che sarebbe in via di preparazione con un (ulteriore) supporto finanziario della Cassa depositi e prestiti, i cui vertici mercoledì hanno visto a Palazzo Chigi il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan. In ogni caso, stando al premier, si tratta di “un problema che vale uno, i derivati di altre banche valgono cento”.
Quanto ai crolli subiti in Borsa dalle banche italiane negli ultimi giorni il presidente del Consiglio ha dato la colpa a “gli algoritmi, gli stress test (il 29 luglio arriveranno i risultati dei nuovi “esami” dell’Autorità bancaria europea, a cui il Monte dei Paschi rischia la bocciatura, ndr), i parametri, per cui alcune banche, una in particolar modo italiana, è al centro delle attenzioni”.
Mps in recupero dopo stop vendite allo scoperto. Morgan Stanley mette nel mirino Banco Popolare – Mercoledì Mps, che nelle due precedenti sedute aveva lasciato sul terreno il 14% e il 19%, ha recuperato chiudendo a +6% anche grazie al divieto di vendite allo scoperto imposto dalla Consob. Che ha deciso anche di vietare per tre mesi, fino al 5 ottobre, le posizioni nette corte sulla banca senese, un intervento che secondo l’authority “rafforza ed estende il divieto alle vendite allo scoperto adottato ieri, in quanto vieta sia le vendite allo scoperto di azioni Mps, sia le operazioni ribassiste compiute attraverso strumenti finanziari derivati che hanno come sottostante le azioni”. Profondo rosso invece per il Banco Popolare, che ha chiuso a -6,15% dopo che un report di Morgan Stanley, citato da Bloomberg, ha sostenuto che insieme a Mps è l’istituto italiano più a rischio di non superare gli stress test. Il Banco ha fatto sapere di essersi riservato “ogni opportuna azione nelle dovute sedi a tutela della propria immagine e dei propri azionisti”.
“Nessun problema per i correntisti, le difficoltà riguardano gli azionisti” – Poi Renzi ha tentato di rassicurare i risparmiatori: “I risparmiatori italiani e i correntisti non hanno alcun problema e per me questa è la priorità: è del tutto evidente che le questioni problematiche sui mercati e le difficoltà della borsa sono seguite con attenzione dal governo italiano ma riguardano gli azionisti. A me interessa che non ci sia alcun dubbio rispetto alla tranquillità dei correntisti italiani e di coloro che mettono i soldi nelle banche italiane ed europee”.
Dombrovskis: “Ricapitalizzazioni preventive se ci sono le condizioni” – Nel frattempo da Strasburgo Valdis Dombrovskis, che assume l’incarico di commissario Ue ai Servizi finanziari dopo le dimissioni dell’inglese Jonathan Hill, ha confermato che “eventuali ricapitalizzazioni preventive delle banche sono possibili solo se vengono soddisfatte tutte le condizioni“. Cioè, sulla base di quanto prevede l’articolo 32 della direttiva europea sul bail in (Brrd), la banca “deve essere solvente, deve essere in grado di rispettare i requisiti di capitale nello scenario di base e, se ci sono problemi nello scenario sfavorevole, allora la ricapitalizzazione precauzionale può avvenire. Le regole sono lì: se ci sono le condizioni, allora le regole possono essere applicate”. Poi Dombrovskis, che rispondeva a una domanda dell’eurodeputato Renato Soru, ha precisato di non poter “commentare su singole banche, come Mps”. “Naturalmente – ha continuato Dombrovskis – un altro elemento sono gli aiuti di Stato, che sono di competenza del commissario alla Concorrenza Margrethe Vestager. Certamente dobbiamo lavorare insieme, come Commissione nel suo complesso, per trovare una soluzione che funzioni. Finora siamo stati capaci di farlo e continueremo a lavorare con lo stesso spirito”.