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Depilarsi il pube è un modo per mantenersi più pulite? Non proprio: così l’area diventa terreno fertile per i batteri

Secondo un team di ricercatrici dell’Università della California il taglio dei peli irrita e infiamma i follicoli, lasciando delle piccole ferite aperte. E quando l’irritazione si combina con un ambiente umido e caldo, questo può diventare un terreno fertile per i batteri patogeni, in particolare lo streptococco del gruppo A

di Davide Turrini

Le donne giovani e con un’istruzione universitaria si radono con più frequenza i peli pubici rispetto a donne più avanti con l’età e con un titolo di studio più basso. Ma soprattutto chi rasa spesso le proprie parti intime dà come motivazione principale quella di apparire più sexy agli occhi del partner. Questo l’identikit al femminile dello studio sull’igiene nelle parti intime pubblicato sul sito web Jama Dermatology, ricerca che sembra definitivamente archiviare l’epoca della vagina irsuta modello film di Tinto Brass. Più di 3.300 donne di età tra i 18 e i 64 anni sono state intervistate da un team di ricercatrici dell’Università della California circa le loro ‘pratiche’ quotidiane sulla cura di sé nelle parti intime: sia che si tratti di rasatura, ceretta o taglio. I dati sono stati raccolti e divisi in base all’istruzione, al livello di reddito, allo stato della propria relazione sentimentale, e rispetto alla posizione geografica di residenza, per determinare se questi fattori influenzano o meno una maggiore cura di sé nell’area del pube. Sul numero totale delle intervistate ben 2.778, pari all’83,8%, hanno risposto che accorciano i peli pubici con regolarità, mentre solo 538 (16,2%) hanno risposto di non farlo mai. Intanto tra chi ha sostenuto di rasarsi ben il 62%, tra i 18 e 65 anni, ammette di adottare misure drastiche con una rasatura a zero dell’area pubica. Il metodo più usato? La classica rasatura è quella più comune (61%) rispetto ai rasoi elettrici (12%), al taglio con le forbici (17,5%) e alla ceretta (4,6%).

Sempre dai dati a disposizione risulta che le donne bianche si curano di più rispetto alle donne di colore; che la fascia di età dove si ha meno probabilità di avere cura dell’area pubica è quella fra le donne che hanno tra i 45 e i 55 anni; che le signore e signorine con una laurea si rasano con regolarità rispetto a chi non è laureato. Interessante anche il dato riguardante i motivi principali per cui si attua la pratica della rasatura: le donne hanno meno probabilità di aver cura delle proprie parti intime se i loro partner non lo chiedono, non lo preferiscono, e non le trovano sexy. La situazione sentimentale e la posizione geografica non sembrano avere alcuna correlazione con la rasatura, come del resto l’alta frequenza di rapporti sessuali o i tipi di attività sessuale che si compiono. Tuttavia, la variabile ‘reddito’ mostra uno scostamento significativo verso la giusta e frequente pulizia: le donne che hanno dichiarato più di 100.000 dollari l’anno hanno il 22% di probabilità in più di rasare il pube di quelle che hanno fatto meno di 50.000 dollari l’anno. Infine più del 60% delle intervistate ha risposto che il motivo principale per adottare un regime di rasatura frequente del pube è quello di mantenersi igienicamente più pulite. Anche se, come segnalano le ricercatrici californiane, bisogna sempre ricordare che la rimozione dei peli pubici non rende quell’area più pulita anzi, il taglio dei peli irrita e infiamma i follicoli, lasciando delle piccole ferite aperte. E quando l’irritazione si combina con un ambiente umido e caldo, questo può diventare un terreno fertile per i batteri patogeni, in particolare lo streptococco del gruppo A. I peli pubici hanno infatti uno scopo: fornire un ‘cuscino’ contro l’attrito che causa abrasioni e lesioni, oltre ad offrire protezione dai batteri patogeni.

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