Nel rapporto fra investimento privato, arte, spesa pubblica e ricadute positive per il territorio, è migliore l’esempio di Diego Della Valle e dei 25 milioni per la ristrutturazione del Colosseo, senza spese a carico del Comune e della Provincia di Roma e della Regione Lazio, visto che il Ponte di Christo, tanto lodato per l’investimento di 15 milioni da parte dell’archistar, ha comportato, secondo i nostri calcoli, 5 milioni di costi pubblici (superiori alle prime e incomplete stime di 3 milioni di euro fornite da Regione Lombardia) a carico degli enti locali e di società controllate o partecipate se si sommano i costi per i servizi di raccolta e smaltimento rifiuti, safety, trasporti, sanità. I benefici sono stati ridotti a 16 giorni di apertura, mentre Roma è in grado di ospitare grandi eventi e rilevanti flussi di visitatori. I costi ambientali della passerella poi non sono stati mai calcolati. Mentre il contributo dello Stato (economico, organizzativo ed autorizzativo) è stato snobbato dal governatore Roberto Maroni che ha detto: “Nostro successo modello per il Paese”.
Ci sono 150 blocchi di cemento e acciaio, pesanti ciascuno sette tonnellate, sotto la passerella di Christo, che ha richiesto alcuni mesi di lavori, di stoccaggio e trasporto di manufatti, per una vera e propria attività di tipo industriale, e che ha richiamato quasi un milione e mezzo di visite, il triplo del previsto. Meglio lasciarli dove si trovano, dato che sono di materiali inerti, per un esperto: per toglierli dal lago si rischierebbe di smuovere dal fondo i rifiuti di industrie inquinanti, ormai sedimentati da anni. Il contenuto di fosforo è infatti di 15 volte superiore a quello della superficie.
Gli ingressi sulla passerella sono stati 100mila al giorno: numeri da Expo 2015. La legge prevede una Valutazione d’impatto ambientale (Via), per calcolare quanto un’attività modifichi un territorio su un’area ampia e in un dato periodo di tempo. La Via questa volta è stata esclusa, come in tanti altri casi in Italia, anche se il compito della Pubblica amministrazione è proprio questo: tutelare l’ambiente, la salute e la sicurezza dei cittadini e organizzare la viabilità e i servizi. Il luogo per prendere i provvedimenti necessari, con sufficiente anticipo, è la Conferenza dei servizi, composta dai rappresentanti dei Comuni interessati, dalla Provincia e dagli organi di controllo, oltre al proponente. Dei 16 Comuni, solo tre (Monteisola, Sulzano ed Iseo) erano presenti alla riunione di un anno fa (vige la regola del silenzio-assenso), tenutasi frettolosamente, anche se quella era la sede per chiarire i problemi e imporre obblighi, anche per lo smaltimento o riciclo dei materiali usati, l’impatto acustico e le conseguenze per il lago da compensare. E ancora una volta ciò che la legge impone è stato sottovalutato o non eseguito neppure.
I visitatori si sono inebriati in 16 giorni d’apertura dell’esperienza di camminare sulle acque del lago d’Iseo, ma la Pubblica amministrazione aveva tutto il tempo per programmare più adeguatamente gli eventi e il potere di imporre al proponente (Christo) prescrizioni adeguate su terreno demaniale, concesso a un privato. Il risultato è stato un evento caotico e fuori controllo. Mancava solo che il sindaco di Monteisola celebrasse matrimoni sulla passerella, come prospettato, mentre per evitare la fila di quattro ore è stato possibile bere un calice di vino di Franciacorta o comprare un gelato per ricevere un timbro sulla mano e passare davanti a tutti, grazie al Comune. Il commissariamento (mai dichiarato ufficialmente) da parte del prefetto di Brescia poteva essere deciso molto prima, per evitare sperpero e confusione, ed episodi come la mancata esecuzione dell’inno nazionale a Sulzano in occasione della visita di Roberto Maroni vietata dal sindaco di Sulzano per non indispettire il governatore leghista.
Erano previsti mezzo milione di visitatori (da non confondere con i turisti) e ne sono arrivati più di un milione (alcuni di questi sono venuti più volte a calpestare l’ondulante passerella), senza nemmeno l’ordine che avrebbe garantito l’acquisto di un biglietto, dal prezzo almeno simbolico. Sulzano – 1.900 abitanti, stretta tra la collina e il lago d’Iseo – è stata il punto di arrivo dei visitatori e di partenza della passerella. Una superstrada a due corsie che collega la Valle Camonica con Brescia ed una strada provinciale a lago che attraversa il paese stretto tra le case dove risulta problematico l’incrocio tra due Tir. Una stazioncina ferroviaria a binario unico non elettrificata con marciapiedi corti e spazi limitati anche per i pochi pendolari che la utilizzano quotidianamente. Tanto per fare subito un raffronto con la fiera di Rho (Expo) che ha ospitato in alcuni giorni lo stesso numero di visitatori della passerella di Christo (100-110 mila) è bene sapere Rho disponeva di otto binari ferroviari nella stazione. Una linea metropolitana collegata con Milano 20mila parcheggi in prossimità e un reticolo stradale (nuovo) di accesso, per non parlare del collegamento con l’autostrada Milano-Torino e disponendo di un’area espositiva di 110 ettari.
I piccoli borghi di Sulzano e Monteisola sono stati presi d’assalto da una valanga di visitatori mordi e fuggi con una permanenza media tra isola e passerella di 4 ore. La zona (Iseo, Sulzano, Monteisola e SaleMarasino) è rimasta stressata per la durata dell’evento praticamente giorno e notte (alcuni giorni la passerella è rimasta aperta anche di notte). Gli abitanti, tra cui io che abito a Sulzano, non si aspettavano una simile “calata” e neppure gli organizzatori. Una scassatissima “cabina di regia gestita dagli Enti Locali” che se non fosse stata presa in mano dal Prefetto di Brescia avrebbe reso l’evento pericoloso e insostenibile. Per supportare le carenze “naturali” logistiche e per assicurare uno svolgimento ordinato, con code fino a 3-4 ore nei momenti di punta, c’è voluto uno spiegamento di forze dell’ordine straordinario.
Centinaia di poliziotti, carabinieri e militari della guardia di finanza, sorpresi di svolgere una mansione per certi versi insolita ma con abnegazione e pazienza di fronte alla folla in attesa di raggiungere la passerella e se fortunata acclamare Christo che ogni tanto faceva la su apparizione su di una barca baldacchino. Polizia della strada e centinaia di vigili urbani, bravi e professionali, presi in prestito da Milano, Brescia ed Iseo. Per non parlare dei volontari locali, della protezione civile e alle varie associazioni per i servizi sanitari che giorno e notte sono stati vicini ai visitatori rendendo meno impattante l’evento anche sui cittadini di Sulzano e Monteisola. La vita si è fermata. La banca vuota, l’ufficio postale poteva essere messo in ferie, dal medico condotto, dove di solito le file non si contano, il deserto. Le botteghe locali hanno sofferto la “sospensione” della libertà di movimento degli abitanti del luogo (ci si muoveva, male, con un pass rosso al collo). Il consiglio per i residenti è stato: se potete andate in ferie e cosi per chi ha potuto è stato. In compenso bar e negozi di ristoro, proliferati grazie alla predisposizione di baldacchini a Monteisola e all’affitto di locali vuoti a Sulzano hanno fatto il pieno.
“Sembra di essere alla fiera degli obei obei” di Milano dico a un ghisa meneghino che risponde: “Non lo dica un’altra volta: la nostra è una bellissima fiera questa è la festa della salamella”. Sbagliate le previsioni dell’afflusso nonostante i numeri fossero forniti da una potente e nota società di consulenza, che aveva già sbagliato i calcoli di afflusso ad Expo 2015. Tutti le aree possibili sono state trasformate in parcheggi, campi trasformati in aree di sosta con ombrellone, meravigliosi uliveti con vista da “paura” anche senza la suggestiva passerella all’uscita dentro e fuori dai paesi e dalle frazioni sono stati presi d’assalto. I piccoli borghi cui qualcuno aveva detto che dovevano diventare alberghi diffusi vista la scarsissima ricettività alberghiera della zona sono diventati parcheggi diffusi. Insomma è stato come versare un secchio di 15 litri d’acqua in uno di 5 litri.
Più di una volta la folla è tracimata per le strade per fortuna senza conseguenze. Sempre oltre il centinaio i ricoveri ospedalieri giornalieri (75% lipotimie, 25% traumi). I pendolari della valle Camonica che dovevano raggiungere Iseo o Brescia per recarsi al lavoro sono partiti con la loro auto visto le code e i rallentamenti un’ora prima del solito. Anche chi usava il treno preso d’assalto fin da Brescia e con tempi di sbarco ed imbarco che allungavano la fermata anche decine e decine di minuti (la sicurezza è sempre stata garantita dagli addetti di Trenord) e dalla polizia che ha gestito i serpentoni che si formavano per la discesa dalla stazione alla passerella o per il rientro serale. Ma dopo il primo giorno nonostante gli 84 treni giornalieri 30 in più del solito sulla linea il trasporto ferroviario è andato in tilt. La linea ferroviaria è stata commissariata dal Prefetto che da quel momento ha deciso le fermate e la quantità di passeggeri da imbarcare. Il treno anziché diventare quello di Expo è diventato un filtro d’accesso. Un regolatore dei flussi a seconda della situazione delle code a Sulzano. L’errore, gravissimo, di sbagliare le previsioni è stato fatto pagare ai passeggeri che hanno scelto il treno. Così i maggiori costi organizzativi andrebbero addossati a The Floating Piers che ha scelto il consulente.
Così i treni viaggiavano ad orario libero. Treni vuoti transitavano da Sulzano o partivano da Brescia con code che raggiungevano le due ore. La Ztl di Sulzano è saltata di fatto subito. Il divieto d’ingresso a bici e pedoni è stato aggirato così come dalla montagna Sulzano è stata infilata anche dalle automobili. Se il treno è stato sacrificato anche le navette autobus in arrivo dai parcheggi remoti non se la sono vista meglio. La disponibilità di uomini e autobus di due grandi operatori uno pubblico ed uno privato è stata più che raddoppiata per sopperire alla fiumana di gente che a tutti i costi voleva mettere piede sulla passerella.
Ha collaborato Paolo Zignani