Diciamolo chiaramente. In questo mondo in crisi, dove la gente fatica non solo a mettere insieme il pranzo con la cena, ma anche a trovare uno straccio d’identità e dove i sentimenti umani sono ogni giorno vilipesi e contraddetti dal funzionamento del sistema, i venditori di odio riescono a piazzare facilmente la propria merce. Al contrario di altre, costa poco e si regala in grandi quantità. Gli imprenditori che operano su questo mercato sono molti e in numero crescente. Alcuni, come l’Isis, spacciano l’odio sotto forma di religione, in realtà falsata e contraffatta per soddisfare le esigenze del loro mercato. Altri, come il giornale Libero, lo spacciano sotto forma di notizie false, come quelle relative ai venditori ambulanti del Bangladesh che finanzierebbero i terroristi.
I social media si prestano molto bene a ospitare questo mercato. Sappiamo quanto l’Isis o simili raggruppamenti terroristici ne facciano uso per farsi pubblicità. Conosciamo le bufale razziste che girano su facebook. Sono notizie palesemente false volte a mobilitare la gente comune, quella che magari ritiene che il Bangladesh sia popolato da arabi o che i rifugiati ricevano stipendi principeschi a spese del contribuente italiano. Il primo è un dato di ignoranza e si può sanare solamente con l’istruzione e la diffusione della cultura. La seconda è chiaramente una notizia falsa, diffusa dolosamente da chi ha interesse a creare odio verso rifugiati e migranti.
Il discorso d’odio (hate speech) va sanzionato penalmente. La libertà di opinione non c’entra nulla. Razzismo, fascismo, fondamentalismo islamico non sono opinioni. Chi fa discorsi razzisti o fondamentalisti va colpito per istigazione all’odio. Bisogna impedire ai propagandisti dell’odio di seminare la loro malapianta. Si tratti di un predicatore sedicente islamico o di un piccolo razzista non fa alcuna differenza. Tanto è vero che, sia pure da versanti apparentemente opposti, costoro convergono nell’impresa comune di minare le basi stesse della nostra società.
La storia di Emmanuel, giovane nigeriano ucciso a calci in una città italiana per avere difeso la sua compagna da insulti di stampo razzista, ne è la triste testimonianza. Fuggito dai fondamentalisti di Boko Haram che avevano ucciso la sua figlioletta di due anni, Emmanuel è caduto a sua volta vittima di uno o più razzisti. C’è davvero da vergognarsi di essere italiani. Sono i frutti avvelenati di una propaganda intrisa di odio che forze politiche come Lega Nord o Casa Pound portano avanti da anni indisturbate. Costoro dipingono i richiedenti asilo come parassiti. Si spingono fino all’insulto razzista più becero. La compagna di Emmanuel era stata definita una “scimmia” dagli aggressori che poi lo hanno ucciso a calci. Nel luglio 2013, un senatore leghista della Repubblica, Roberto Calderoli, aveva definito “un orango” l’allora ministra per l’Integrazione Cecile Kyenge.
La Corte europea dei diritti umani, con una sua sentenza del 2009 (caso Féret), ha avallato la condanna a 250 ore di lavori di pubblica utilità recentemente inflitta da un tribunale belga a un parlamentare razzista dirigente della formazione Front national, che aveva dipinto gli immigrati come inclini al crimine e al parassitismo. Quante migliaia di ore di lavori di pubblica utilità dovrebbero essere inflitte oggi a politici e giornalisti italiani che ogni giorno contribuiscono ad alimentare la macchina dell’odio che ha ucciso in Italia Emmanuel?
Nel momento in cui piangiamo le vittime italiane incolpevoli barbaramente trucidate a Dacca, dobbiamo porci con lucidità e freddezza il compito di riflettere sulle cause del terrorismo e sui migliori modi per combatterlo. Sicuramente le cellule terroristiche vanno annientate in modo preventivo, colpendo gli estesi appoggi di ordine internazionale di cui essi si giovano. Non è ormai un mistero per nessuno che determinati stati hanno sostenuto e continuano a sostenere le formazioni terroristiche. Fra di essi in primo luogo la Turchia, l’Arabia Saudita e il Qatar. Ma questi stati non solo non vengono per nulla sanzionati ma anzi coccolati con prebende finanziarie e vezzeggiati per indurli ad acquistare le armi prodotte in Occidente. E si chiudono entrambi gli occhi sui crimini che questi Stati commettono ad esempio in Kurdistan o in Yemen. Quale efficace lotta al terrorismo può avvenire con questi presupposti?
Parallelamente, occorre bloccare il discorso d’odio intrapreso da determinati giornali e siti internet, procedendo alla loro chiusura e a sanzioni penali, richieste dal diritto internazionale e da quello europeo, nei confronti di chi vi ricorre. Ma ovviamente non basta. Occorre una mobilitazione della società all’insegna dei valori dell’antifascismo e dell’antirazzismo. Non è d’altronde un caso che chi, come i combattenti kurdi, ha saputo sconfiggere i terroristi, professi in modo coerente tali valori. O siamo capaci di tornare a praticarli o l’Europa in decadenza debilitata dal neoliberismo e infetta di corruzione sarà destinata a perire stritolata nella morsa dei costruttori dell’odio, si tratti degli assassini dell’Isis e simili o dei piccoli Hitler che tornano a germogliare dalle nostri parti.