Documenti riferibili alle Brigate Rosse nascosti tra i muri del Policlinico di Milano. Lo racconta oggi Repubblica, rivelando che la scoperta è avvenuta qualche giorno fa ma tenuta segreta forse perché “il materiale è assolutamente originale” e potrebbe portare alla riapertura di indagini chiuse da tempo, anche se l’ipotesi appare difficile. Tra i documenti ritrovati spiccherebbe il tesserino parlamentare dell’avvocato ed ex deputato della Dc Massimo De Carolis, vittima di un agguato non mortale nel 1975.
Il rinvenimento si è verificato durante i lavori di ristrutturazione del padiglione Granelli dell’ospedale milanese, quando due operai hanno iniziato a martellare un muro vicino al sottotetto di una scala. “Basta un colpo di martello e si accorgono che qualche cosa non va. Sembra venire giù tutto” – così il racconto di Repubblica – “Chiamano il titolare della ditta. Provano insieme a capire che cosa succede e cade per terra un fascicolo: sull’intestazione, la stella a cinque punte delle Brigate Rosse”.
Immediato l’intervento della Dna che ha tentato di mantenere il massimo riserbo sull’operazione ma la presenza in ospedale di unità cinofile ha inevitabilmente attirato l’attenzione dei curiosi che hanno segnalato la storia. Nel covo non sono state trovate armi ma solo documenti autentici che non avrebbero tuttavia alcun collegamento con alcune vicende che toccarono da vicino il Policlinico di Milano negli anni 80: l’omicidio del direttore sanitario Luigi Marangoni, assassinato in un violento agguato dalle Br milanesi della “colonna Walter Alasia, brigata Fabrizio Pelli”, il 17 febbraio 1981, e il ferimento di tre infermieri, gambizzati poco dopo l’omicidio del medico perché suoi “complici”. Per le Br, Marangoni era “colpevole” di aver denunciato alcuni infermieri che avevano compiuto atti di sabotaggio contro la banca del sangue.
L’episodio che riguarda l’ex parlamentare Dc De Carolis risale invece al 1975 quando un gruppo di brigatisti irruppero nel suo studio, lo sottoposero ad un breve “processo del popolo” e gli sequestrano il tesserino di riconoscimento da deputato, spuntato fuori adesso dopo 41 anni, per poi “gambizzarlo”. La pistola, una calibro 765 con silenziatore, con cui i terroristi spararono alla gambe dell’avvocato democristiano risultò essere la stessa con cui vennero uccisi il 17 giugno 1974 a Padova il carabiniere in congedo Giuseppe Mazzola e l’agente di commercio Graziano Giralucci, che si trovarono casualmente sul posto durante un assalto brigatista alla sede locale del Movimento Sociale. I due reagirono e furono uccisi, in quello che risulta essere il primo omicidio rivendicato dalle Brigate Rosse.
Nulla però aveva mai collegato prima l’agguato a De Carolis e gli omicidi di Padova con la “brigata ospedaliera” che colpì Marangoni e i tre capoinfermieri. Il materiale presente nel fascicolo nascosto nel muro è da giorni sotto esame delle inquirenti. Oggi, 8 luglio, la Procura di Milano ha aperto un fascicolo di indagine, al momento senza ipotesi di reato né indagati.