La strage di piazza Fontana, considerata la madre di tutte le stragi avvenne il 12 Dicembre del 1969: 17 morti e 88 feriti. Non ci fu solo la bomba esplosa a Milano ma anche le altre tre bombe fatte scoppiare a Roma, due all’ altare della patria ed una vicino alla Banca Nazionale del lavoro. Questa ondata di attacchi di terrorismo avrebbe dovuto dare il via al golpe Borghese ma la risposta composta e massiccia dei cittadini milanesi, poco inclini alle Jacqueries e l’incredibile dinamica della morte dell’anarchico Giuseppe Pinelli, volato fuori da una finestra della Questura, non fecero scattare quell’ondata di rabbia popolare che gli strateghi del colpo di Stato avevano previsto per poter innescare il golpe del comandante Junio valerio Borghese. Il golpe fu rimandato alla notte dell’immacolata del 1970 tra il 7 e l’ 8 dicembre, 187 uomini della Guardia Forestale si accamparono di fronte alla sede della Rai di via Teulada per occuparla, un gruppo di Ordinovisti entrò al ministero degli Interni e si impadronì di diverse armi, secondo i piani era previsto anche il rapimento del capo dello Stato Giuseppe Saragat e l’assassinio del capo della polizia Angelo Vicari, nel progetto di golpe risultò essere coinvolto anche lo stesso capo del Sid Vito Miceli, ma una telefonata misteriosa ricevuta dal comandante Junio Valero Borghese lo convinse a bloccare immediatamente l’operazione. Uno dei personaggi coinvolti nel tentativo di golpe del 1970, Il colonnello Amos Spiazzi è stato uno dei primi testimoni a parlare dell’esistenza di una struttura clandestina interna e parallela a quella istituzionale.
Mafie
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