Il killer 'non rappresenta gli afroamericani', ha detto il presidente al termine del vertice Nato a Varsavia, evidenziando però l'iniquità del sistema giudiziario. La situazione nel Paese rimane tesa, non si fermano le proteste di Black Live Matter: cortei in strada ad Atlanta, Phoenix, Detroit, New Orleans, Baltimora e San Francisco. 74 arresti nello Stato di New York. Il presidente rientrerà in anticipo e a inizio settimana si recherà nella città teatro della strage
“L’America non è così divisa come qualcuno suggerisce”. E’ un messaggio di speranza e di distensione, quello che Barack Obama lancia da Varsavia, a poche ore dalla strage di Dallas, dove cinque agenti della polizia sono stati uccisi da un uomo durante una manifestazione organizzata per protestare contro le uccisioni di afroamericani da parte della polizia. “Gli americani di tutte le razze sono indignati dagli attacchi alla polizia a Dallas o in qualunque altro posto – ha detto il capo della Casa Bianca al termine del vertice Nato in Polonia – lo squilibrato che ha compiuto l’attacco a Dallas non è rappresentativo degli afroamericani americani” e “non possiamo lasciare che le azioni di pochi definiscano tutti gli americani”, ha detto ancora il presidente, sostenendo però che “afroamericani e latini sono trattati in modo diverso dal nostro sistema di giustizia”. “La prossima settimana – ha quindi annunciato – riunirò alla Casa Bianca la task force nata dopo i fatti di Ferguson, invitando capi di polizia e forze dell’ordine, leader dei diritti civili, per avviare azioni costruttive che facciano differenza. Perché questo vuole la popolazione”.
Tra i primi problemi che andranno affrontati, quello della diffusione delle armi da fuoco. Se guardiamo agli ultimi anni, gli Stati Uniti “sono unici per l’estensione della violenza” e “parte della tensione è dovuta al fatto che la polizia agisce con difficoltà sapendo che le pistole sono ovunque“, continua Obama, sottolineando che a Dallas, dove è lecito esibire le proprie armi, gli agenti dovevano tenere conto che la gente poteva manifestare portando le pistole, e questo ha distratto la polizia dall’attentatore principale. “Non saremo in grado di eliminare tutte le tensioni razziali nel nostro Paese o di prendere ogni matto che può prendere un’arma – ha concluso il leader Usa – ma possiamo renderglielo più difficile. E lo faremo”.
Nel Paese la tensione resta altissima. In tre diversi Stati, fra giovedì e venerdì, la polizia è stata aggredita, probabilmente – spiegano le autorità Usa – per le stesse motivazioni che hanno portato alla sparatoria di Dallas, ovvero proteste contro l’uso della forza da parte della polizia sulle persone di colore. Un uomo in Tennessee, giovedì, ha aperto il fuoco in un hotel e per strada, uccidendo una donna e ferendo un agente della polizia con un proiettile, perché l’uomo – pare – era sconvolto dai recenti casi di abuso di potere da parte delle forze dell’ordine. Alcuni agenti della polizia sono stati feriti in due agguati anche in Missouri e in Georgia, dove però non sono chiare le motivazioni delle violenze ai danni degli agenti.
I fatti di Dallas, intanto, non fermano le proteste di Black Live Matter, il movimento contro la violenza della polizia nei confronti degli afroamericani. La notte scorsa vi sono state manifestazioni in diverse città. A Rochester, nello stato di New York, la polizia ha arrestato per disordini 74 persone, tra cui due reporter afroamericani, a cui poi il sindaco e la polizia hanno presentato le proprie scuse. Giornata di alta tensione anche a Phoenix, capitale dell’Arizona, dove la polizia in tenuta antisommossa ha lanciato gas lacrimogeni contro i dimostranti, alcuni dei quali hanno lanciato pietre contro gli agenti: sei persone sono rimaste ferite e tre sono state arrestate.
Ad Atlanta hanno marciato diverse migliaia di persone e anche il sindaco della città ha partecipato alla manifestazione pacifica che ha bloccato alcune strade della città. “I nostri giovani chiedono che vengano trattati in modo giusto ed equo, ogni generazione ha le sue richieste” ha detto il sindaco Kasim Reed, che ha parlato durante la marcia, rivendicando che con le misure adottate nella città della Georgia lo scorso anno sono diminuiti del 10% gli incidenti in cui la polizia ha dovuto aprire il fuoco. Manifestazioni anche a Detroit, New Orleans, Baltimora, New York, San Francisco.
A causa dei fatti di Dallas, Obama farà rientro in anticipo a Washington. La Casa Bianca ha annunciato che il presidente salterà una delle tappa previste nel suo viaggio in Spagna e che all’inizio della prossima settimana si recherà nella città texana. La presidenza ha fatto sapere da Varsavia, dove è in corso il vertice Nato, che Obama ha rinunciato alla tappa di Siviglia, dove avrebbe dovuto arrivare sabato sera per una prima parte privata della visita, la prima in Spagna di un presidente Usa da 15 anni. Un periodo nel quale i rapporti sono stati incrinati dalla decisione unilaterale dell’allora premier socialista spagnolo José Luis Zapatero nel 2004 di ritirare le truppe di Madrid dall’Iraq.
Il capo dello stato americano arriverà invece in tarda serata direttamente dalla Polonia all’aeroporto di Torrejon a Madrid, e ripartirà per gli Usa già domenica sera e non lunedì come previsto inizialmente. Nella capitale spagnola vedrà domani il premier uscente Mariano Rajoy e re Felipe VI. Poi si sposterà nella base Usa di Rota, nel sud della Spagna, per “parlare alle truppe”. Da lì ripartirà per gli Stati Uniti. Dove lo aspetta altro lavoro sul fronte interno: la Casa Bianca ha comunicato l’intenzione del presidente di lanciare, la settimana prossima, iniziative tese “ad unire le persone a sostegno delle forze di polizia e delle comunità, cercando di trovare terreno comune per discutere politiche tese ad affrontare le persistenti disparità razziali nel nostro sistema giudiziario”.
La strage di Dallas entra da protagonista nel dibattito della campagna elettorale. Donald Trump, il candidato repubblicano alle presidenziali, ha avanzato la richiesta di parlare agli agenti newyorkesi riguardo la strage di Dallas, ma il capo della polizia Bill Bratton, ha rifiutato la richiesta del magnate. Rifiuto motivato dal fatto di non voler concedere al candidato in corsa per le presidenziali una “photo opportunity”, compito che non spetta alla polizia secondo Bratton. Il capo della polizia di New York ha aggiunto: “Il nostro interesse ora è stare lontani dalla politica, se Mr Trump vuole parlare con me, io sarò felice di spiegargli quello che stiamo facendo. Se il senatore Clinton vuole parlare con me, io sarei molto felice di spiegarlo anche a lei. Ma il nostro lavoro non è assicurare photo op ai candidati”.
Hillary Clinton ha dichiarato di voler investire un miliardo di dollari per alcuni corsi di addestramento ai poliziotti. Lo ha fatto all’interno di una chiesa afroamericana di Philadelphia, la African Methodist Episcopal Church. La candidata democratica alla Casa Bianca, ha ribadito il suo sostegno alle richieste del movimento pacifico che denuncia una violenza eccessiva delle forze dell’ordine nei confronti dei cittadini di colore. “C’è troppa violenza, troppo odio, troppe uccisioni senza motivo” avrebbe affermato la Clinton durante il suo discorso, aggiungendo “sappiamo che vi è troppa poca fiducia in molte città tra i poliziotti e le comunità che questi hanno il compito di difendere; in così poco terreno comune può sembrare impossibile avere il dialogo che dobbiamo avere per iniziare ad aggiustare quello che non funziona”.