La firma era quella del senatore di Forza Italia Domenico Scilipoti. Il pensiero, invece, era quello dell’ex parlamentare Paolo Romeo, condannato in via definitiva per concorso esterno con la ‘ndrangheta. Quegli emendamenti e quelle interrogazioni parlamentari sulla città metropolitana di Reggio Calabria poi finivano sulla scrivania dell’ex ministro Maurizio Lupi.
L’avvocato Paolo Romeo, considerato dai pm la testa pensante della mafia reggina, è il principale indagato dell’inchiesta “Fata Morgana” ed è stato arrestato a maggio perché, secondo la Dda, è a capo di un’associazione segreta “di evocazione massonica i cui interessi si intrecciano, in un osmotico rapporto, con gli interessi economici e strategici della ‘ndrangheta”.
Accusato di estorsione e intestazione fittizia, Romeo è un “esponente dell’estrema destra sin dagli anni ’70, allorché militava in Avanguardia nazionale, anello di congiunzione tra la mafia reggina e la politica, massone, ritenuto anche legato a settori dei servizi segreti”.
Romeo era uno dei pochi che aveva accesso al rifugio di Franco Freda, quando nel 1978 l’esponente della destra eversiva trascorse a Reggio un periodo di latitanza gestito dalla cosca De Stefano e dal boss Paolo Martino.
Negli anni novanta divenne parlamentare del Psdi e poi fu condannato nel processo “Olimpia”. Scontata la sua pena, Romeo ha continuato ad avere rapporti con politici locali e nazionali. Le intercettazioni, infatti, hanno consentito alla Guardia di Finanza di ricostruire i rapporti tra Romeo e il Scilipoti che, dopo le prime indiscrezioni, ai microfoni del ilfattoquotidiano.it aveva affermato: “Non so di cosa stiamo parlando. Non mi ricordo completamente”.
Ascoltando l’audio delle conversazioni registrate dalla Direzione distrettuale antimafia, però, emerge il rapporto di confidenza tra il senatore di Forza Italia e l’avvocato. I due si incontrano, discutono di politica e delle interrogazioni da presentare al governo. “Chiami in segreteria – è la frase pronunciata da Scilipoti e intercettata dalle fiamme gialle – e gli dici ‘Qua c’è l’interrogazione, fatela firmare al senatore e presentatela’. Lunedì me la mandi io la prendo, la stampo e la firmo”.
Sul telefono di Romeo arriva pure una telefonata dalla segreteria di Scilipoti: “La chiamo per comunicarle che siamo a sua completa disposizione nel caso in cui volesse mandare ordini del giorno o emendamenti” di Lucio Musolino