Cronaca

Ucciso 40 anni fa il magistrato Vittorio Occorsio: una vita spezzata, un’indagine interrotta

Tra le più cruente immagini di agguati terroristici ci sono senz’altro le foto che ritraggono il magistrato Vittorio Occorsio, raggiunto da due raffiche di mitra sparategli dall’ordinovista nero Pier Luigi Concutelli. Il 10 luglio 1976 è un sabato, il magistrato quel giorno è privo di scorta, nonostante sia già stato bersaglio di minacce da parte dell’estremismo nero.

Una prima raffica colpisce la Fiat 125 special, dove viaggia Occorsio, sul parabrezza. Il magistrato è ancora vivo, apre lo sportello cercando di uscire, ma l’attentatore lo raggiunge nuovamente aprendo il fuoco una seconda volta.

Quel corpo accartocciato nel tentativo di fuggire resta l’ultimo istante di vita che si è fissato nella memoria delle generazioni coeve.

Chi era Vittorio Occorsio? Era un magistrato romano di 47 anni e, nei processi legati alla strategia della tensione, aveva svolto la funzione di pubblico ministero. Cercava prove e colpevoli con grande onestà intellettuale. Nel 1967 era lui il Pm nel processo contro i giornalisti Eugenio Scalfari e Lino Jannuzzi, accusati di avere rivelato le trame del minacciato colpo di Stato del luglio 1964 (piano Sifar). Occorsio, in una celebre requisitoria, chiese l’assoluzione argomentando che i due giornalisti avevano esercitato il loro diritto di cronaca e di critica (per inciso: la corte condannò Scalfari e Jannuzzi a 15 e 14 mesi per diffamazione aggravata).

Occorsio visse il suo momento professionale più delicato quando condusse dalla procura di Roma l’inchiesta sulla strage di Piazza Fontana del 12 dicembre 1969, eseguita dalla cellula veneta degli estremisti neri di Ordine nuovo. Inizialmente Occorsio parve convinto sulle responsabilità degli anarchici e di Pietro Valpreda. Era una pista obbligata, dalle informazioni che passavano i servizi e dalla volontà politica. Occorsio ebbe però il coraggio di ricredersi e il 2 aprile 1972 in una intervista ad “Alternativa” dichiarò che quell’istruttoria “era tutta sbagliata”. Cominciavano ad affiorare le tracce sulla pista nera dietro a Piazza Fontana, ma anche Occorsio stava raccogliendo importanti elementi avendo iniziato, nel 1971, un’indagine su Ordine nuovo per ricostituzione del partito fascista, culminata – a marzo di quell’anno – con un mandato di arresto nei confronti di Clemente Graziani, leader del movimento. Da questa inchiesta, Occorsio maturò la convinzione sulla pericolosità e sulla grave minaccia per le istituzioni democratiche che rappresentava Ordine nuovo.

Questa volta il tribunale accoglie le richieste del Pubblico ministero riconoscendo, in Ordine nuovo, il reato di riorganizzazione del disciolto partito fascista. Ne prende atto anche la politica e nonostante la condanna sia soltanto al primo grado, il governo, per volontà del ministro dell’Interno, il democristiano Paolo Emilio Taviani, impone lo scioglimento di Ordine nuovo. E’ per questa ragione, dirà Pier Luigi Concutelli, il killer di Occorsio, che il magistrato è stato ucciso, ma probabilmente questo non è il solo motivo.

Sei mesi dopo un’altra strage nera – quella contro il treno Italicus del 4 agosto 1974 – Occorsio segnala che, ad Arezzo, estremismo eversivo e Movimento sociale si identificano e si confondono. Siamo nella città di Licio Gelli e una traccia dell’attività eversiva della P2 è segnalata nel 1974 attorno agli attentati ai treni.

Nei mesi che hanno preceduto la sua uccisione, Occorsio stava indagando su Ordine nuovo, sui suoi legami con esponenti della massoneria deviata e con la criminalità interna e internazionale. Un riferimento alla loggia P2 – per la precisione loggia 2p – esce nell’aprile del ’76 su “L’Espresso” attorno a notizie ricevute da Occorsio che stava cercando di mappare il movimento massonico in Italia indirizzando precise richieste a tutte le questure.

Va ricordato, che le indagini sulla morte di Vittorio Occorsio furono ostacolate dai servizi segreti del tempo, soprattutto sulle richieste di informazioni legate alla loggia P2. Concutelli è condannato all’ergastolo con sentenza definitiva nel 1980 e nonostante si sia dichiarato esecutore e mandante, i giudici non hanno mai creduto a questo suo più alto ruolo. Per accertare il livello superiore dietro questa esecuzione, si apre un iter particolarmente tortuoso, il processo Occorsio bis, che termina soltanto dopo 14 anni, nel 1990. Dal punto di vista giudiziario però i mandanti non sono stati individuati.

La correttezza dell’indagine di Vittorio Occorsio – attorno ai legami tra malavita e neri – è rivelata dalle circostanze legate all’arresto di Concutelli (13 febbraio 1977). Infatti, nel suo covo, vengono rinvenuti 11 milioni di lire provenienti dal riscatto pagato per liberare Emanuela Trapani, rapita dal boss della mala milanese Renato Vallanzasca. Resta l’impressione che, l’uccisione di Occorsio, abbia posto fine anche alla sua inchiesta.