David Folkerts-Landau, che siede nel comitato esecutivo della banca tedesca gravata da derivati ad alto rischio, ha lanciato un assist all'Italia ventilando il rischio di "un incidente" se l'Europa non interviene per risolvere i problemi del sistema. Ma il presidente dell'Eurogruppo Dijsselbloem frena. Il francese Sapin: "Dobbiamo essere solidali"
La Francia apre e la Germania, per bocca di un manager di Deutsche Bank, lancia un assist inedito. Ma le trattative tra Roma e Bruxelles sull’uso di fondi pubblici per ricapitalizzare le banche che ne abbiano necessità, a partire da Mps, non sembrano fare progressi. Nel giorno in cui nella capitale belga prende il via l’Eurogruppo chiamato a discutere dell’uscita del Regno Unito, il presidente dell’organo che riunisce i ministri delle Finanze Jeroen Dijsselbloem ha ribadito infatti che le regole “non sono così vecchie” e vanno rispettate. “Certo, ci sono problemi con i crediti deteriorati nelle banche italiane, ma non è un problema nuovo”, ha ricordato l’olandese. “Deve essere affrontato, ma deve essere affrontato gradualmente: non ci saranno ‘grandi’ soluzioni, cosa che non credo sia possibile per questo tipo di problemi. Non è una crisi acuta. Visto che le autorità europee e quelle italiane dialogano costruttivamente, dovremmo dare loro del tempo per farlo”.
In mattinata un “alto funzionario Ue” citato dalle agenzie di stampa aveva di “non aspettarsi” che i titolari delle Finanze dei Paesi dell’Eurozona affrontino il problema martedì, quando si riunirà l’Ecofin. E ha aggiunto che “ammorbidire le regole della direttiva” sul salvataggio e la risoluzione (Bank Recovery and Resolution Directive) per sostenere le banche italiane in difficoltà “sarebbe un boomerang, controproducente“. “Naturalmente ci sono discussioni in corso tra la Commissione, l’Italia e altre autorità”. Ma “per il momento disfare le regole della Brrd non sarebbe saggio“, visto che “abbiamo lavorato duramente per approntarle e applicarle”. Una posizione condivisa dal ministro delle Finanze francese Michel Sapin, che ha però sottolineato come quelle regole – che prevedono eccezioni – vadano applicate con “intelligenza”.
L’assist del capo economista di Deutsche Bank e la chiusura di Dijsselbloem – Domenica da Berlino il capo economista di Deutsche Bank ha riconosciuto che “l’Europa ha bisogno urgente di un fondo di salvataggio da 150 miliardi di euro per ricapitalizzare i suoi istituti problematici”. La Ue “è estremamente malata e deve iniziare a far fronte ai suoi problemi in modo molto rapido, altrimenti potrebbe esserci un incidente“, ha spiegato David Folkerts-Landau, membro del comitato esecutivo dell’istituto tedesco, in un’intervista comparsa domenica sulla Welt am Sonntag. “Non sono un profeta di sventura, sono realista”. Secondo Folkerts-Landau, non c’è all’orizzonte “una seconda crisi finanziaria come nel 2008″, ma “abbiamo davanti una lenta, lunga spirale discendente“. La banca tedesca, che nel 2016 ha perso il 48% sulla Borsa di Francoforte, è gravata da 30 miliardi di euro di titoli derivati ad alto rischio. Si tratta di un problema diverso da quello del settore creditizio italiano, la cui zavorra consiste in 360 miliardi di crediti deteriorati di cui 200 di sofferenze lorde, ma è una debolezza che dopo la Brexit è tornata a scatenare la speculazione sui suoi titoli. Di qui la richiesta, che appare come un inedito assist all’auspicio italiano che la direttiva europea sul bail in in questa fase venga sospesa per evitare che a farsi carico delle perdite siano azionisti e obbligazionisti subordinati.
“La facilità con cui alcuni banchieri chiedono denaro pubblico è problematica, perché ci servono leader nelle banche che affrontino i problemi invece di andare dai governanti presentando le loro richieste”, ha risposto a muso duro il presidente dell’eurogruppo Jeroen Dijsselbloem. “I problemi delle banche devono essere risolti dalle banche e nelle banche”, ha detto Dijsselbloem. “Ci saranno sempre banche che chiedono di mettere denaro pubblico per ricapitalizzare, ma noi ci opporremo fortemente perché è una misura che colpisce i contribuenti e aumenta il debito in Paesi già altamente indebitati”.
“Da bail in delle obbligazioni subordinate Mps effetti devastanti” – Come notato domenica da Luigi Zingales in un editoriale su Il Sole 24 Ore, però, “la Germania può permettersi di aspettare ad intervenire su Deutsche Bank: anche se DB riducesse i suoi prestiti all’economia, l’impatto interno sarebbe limitato e comunque le altre banche potrebbero facilmente compensare. Non altrettanto vale per Mps. L’effetto sull’economia sarebbe devastante soprattutto su Toscana (già colpita dalla crisi di Banca Etruria) e Veneto (colpito dalla crisi di BPVi e Veneto Banca)”. Inoltre, “un bail-in dei subordinati ed anche dei creditori di DB non avrebbe conseguenze tragiche in Germania perché sarebbe assorbito nel portafoglio degli investitori istituzionali, mentre avrebbe effetti devastanti in Italia. Se il bail-in di 250 milioni di euro di subordinati di Banca Etruria ha prodotto un suicidio, molta disperazione, ed una fuga dai depositi bancari, cosa potrebbe causare il bail-in di 2,8 miliardi di subordinati di Mps?”. Rocca Salimbeni infatti ha venduto bond subordinati a circa 60mila risparmiatori retail.
Sapin: “Applicare le regole con intelligenza” – Il ministro delle Finanze francese Michel Sapin, prima del vertice con gli omologhi europei, aveva spiegato: “Non sono favorevole a un ammorbidimento delle regole europee” nel dopo Brexit, “ma sono per l’intelligenza nell’applicazione di queste regole. Sfido chiunque ad essere per la stupidità“. E ancora: “La preoccupazione del governo italiano è quella di prendere le misure necessarie per ristabilire la fiducia nell’insieme del sistema bancario italiano. Credo sia nostro dovere essere solidali“. Un’apparente apertura, dunque, alla richiesta italiana di poter intervenire con soldi dei contribuenti nel capitale degli istituti che ne abbiano necessità. Come potrebbe accadere al Monte dei Paschi di Siena dopo l’esito degli stress test dell’Autorità bancaria europea, atteso per il 29 luglio. Secondo gli analisti di Morgan Stanley Rocca Salimbeni, a cui la Bce ha chiesto di smaltire 10 miliardi di crediti deteriorati entro il 2018, avrà bisogno di una nuova iniezione di capitale compresa tra i 2 e i 6 miliardi di euro. Il nodo consiste nel cosiddetto burden sharing, cioè appunto la ripartizione degli oneri del salvataggio tra soci e obbligazionisti, escludendo l’utilizzo di soldi dei contribuenti.