“Un camorrista in toga”. Così il pm della dda di Napoli Sandro D’Alessio definì Michele Santonastaso, ex difensore dei boss dei Casalesi Francesco Bidognetti e Antonio Iovine, definì l’avvocato che il 13 marzo 2018 nell’aula del processo d’Appello Spartacus, il 13 marzo del lesse una lettera-istanza per legittimo impedimento in cui venivano messi nel mirino due giornalisti e due magistrati: Rosaria Capacchione e Roberto Saviano, Raffaele Cantone (nella foto) e Federico Cafiero de Raho. Per la diffamazione della giornalista de Il Mattino e ora senatrice Pd e per lo scrittore Santonastaso è stato già condannato a un anno l’11 dicembre 2014, oggi – a distanza di quasi un anno dalla requisitoria è arrivata la condanna per diffamazione e calunnia nei confronti dell’attuale presidente dell’Autorità nazionale anticorruzione e del procuratore di Reggio Calabria, Federico Cafiero de Raho.
Il Tribunale di Roma lo ha condannato a 5 anni e sei mesi. I giudici hanno assolto con la formula “per non aver commesso il fatto” lo stesso Bidognetti e l’altro esponente del clan di Casal di Principe, Antonio Iovine. Come era già avvenuto nell’altro processo. A Santonastaso i reati contestati sono aggravati dal metodo mafioso. Il procedimento nato a Napoli è giunto a Roma per competenza perché sia Cantone sia De Raho erano in servizio alla Dda di Napoli all’epoca dei fatti. L’accusa aveva chiesto per tutti gli imputati sei anni di reclusione.
Il legale lesse a nome dei due boss (non presenti in aula) una memoria in cui veniva messa in dubbio la serietà dell’inchiesta chiedendo, quindi, il trasferimento del dibattimento per legittimo sospetto. La lettera diffamatoria nei confronti dei magistrati conteneva espressioni minacciose e accusava i pm “di essere in cerca di pubblicità”. Nel documento venivano citati anche lo scrittore Saviano e Capacchione.
A Santonastaso inoltre un anno fa furono confiscati beni mobili e immobili per 8 milioni di euro dai Carabinieri di Caserta e dagli agenti della Dia di Napoli che notificarono anche una misura di prevenzione della sorveglianza speciale con obbligo di dimora nel comune di residenza della durata di 4 anni. L’avvocato era stato arrestato due volte, nel settembre del 2010 e nel gennaio del 2011, per avere commesso una serie di reati finalizzati ad agevolare la fazione Bidognetti del clan dei Casalesi, il clan Cimmino e il clan La Torre.
Fu nell’udienza per chiedere la confisca dei beni – che l’11 dicembre 2014 – il pubblico ministero definì Santonastaso “camorrista in toga la cui attività, iniziata negli anni ’90, ha avuto un’escalation culminata con la lettura nell’aula del processo d’Appello Spartacus, il 13 marzo del 2008, dell’istanza per legittimo impedimento in cui vengono messi nel mirino due giornalisti e due magistrati, l’estremo tentativo dei Casalesi di ricompattarsi come aveva fatto Cosa Nostra dopo l’omicidio di Salvo Lima”.