Il comunicato del senatore dem commissario del Pd casertano su Marcello De Rosa e Filippo Fecondo, sotto inchiesta per camorra e presenti a una manifestazione pubblica sulle riforme. Da membro della commissione antimafia può avere anche accesso diretto agli atti giudiziari non coperti, ma in questo caso bastava aver letto Il Mattino. M5s all'attacco: "Inadeguato"
C’è nel Pd di Caserta un commissario che non sa o non si informa. E’ sceso da Milano, ha tra le mani la patata bollente dei dem in terra di camorra, il suo ruolo gli imporrebbe di raccogliere carte, informazioni e in base a quelle orientare, trattare, decidere, per non scivolare nel rischio di collusioni e infiltrazioni. E’ la politica fatta con consapevolezza. E invece no. Franco Mirabelli (nella foto con Matteo Orfini), commissario dei dem casertani, senatore lombardo e capogruppo Pd in commissione parlamentare antimafia, a “Il Velino” dichiara: “Non mi risulta che Marcello De Rosa e Filippo Fecondo siano indagati”. Liquidando così, nel nulla, le reazioni alla notizia della partecipazione del sindaco di Casapesenna e dell’ex sindaco di Marcianise all’iniziativa referendaria di Maria Elena Boschi, evidenziata da “Il Fatto Quotidiano”.
I due sono indagati di concorso esterno in associazione camorristica. Lo sanno i diretti interessati, lo sanno Il Fatto Quotidiano e le altre testate che hanno pubblicato queste notizie, lo sanno gli iscritti delle sezioni locali, lo sanno tutti su quel territorio. Non lo sa, o dice di non saperlo, Mirabelli. Con una doppia responsabilità. Non solo perché non legge le cronache locali – l’iscrizione di De Rosa sul registro degli indagati fu uno scoop de ‘Il Mattino’, il cui caporedattore centrale è Antonello Velardi, il sindaco Pd di Marcianise – ma perché da componente dell’Antimafia ha poteri e prerogative sconosciute ai giornalisti e ai cittadini comuni: può, ad esempio, sollecitare la presidente Rosy Bindi a scrivere alle Procure per acquisire documenti ostensibili, informative delle forze di polizia giudiziaria, atti di indagine. Tutto ciò che non è coperto da segreto investigativo è acquisibile dalla commissione Antimafia in pochissimi giorni.
Mirabelli potrebbe così ottenere copia il decreto di due pagine del pm Landolfi esibito agli uffici elettorali di Marcianise: ci sono scritti i nomi dei tre pentiti che accusano Fecondo, e da lì magari acquisire altri atti su questi tre collaboratori di giustizia, per valutarne l’attendibilità in altri processi. Oppure potrebbe acquisire copia delle trascrizioni delle intercettazioni tra l’ex sindaco di Casapesenna Fortunato Zagaria (Forza Italia), anche lui indagato per concorso esterno in associazione camorristica, e l’attuale sindaco De Rosa, dalle quali emergeva il sostegno elettorale del primo al secondo. Sono depositate in un processo, e magari qualche domanda politica sul perché un berlusconiano appoggiasse l’uomo del Pd andrebbe anche fatta, no? Un commissario provinciale del Pd dovrebbe porsi il quesito. Può anche non riconoscere le persone che partecipano alle iniziative politiche in cui è presente, ma non gli può “non risultare” quello che, in fatto di indagini per camorra, è di dominio pubblico.
Il senatore “dovrebbe conoscere sia le questioni di antimafia e soprattutto i sindaci Pd sotto indagine per concorso esterno in associazione camorristica”, affermano i parlamentari M5s della Commissione Antimafia. “Non possiamo che constatare – continuano – l’inadeguatezza di Mirabelli, uomo dell’antimafia di agenzie, bravo a blaterare di Movimento Cinque Stelle, mentre i suoi sindaci sono indagati e neanche si accorge della loro inopportuna presenza”.