Un nuovo provvedimento del ministro della Salute Beatrice Lorenzin abroga le norme che prevedevano di far pagare ai pazienti oltre 200 prestazioni ritenute "a elevato rischio di inappropriatezza". Il sindacato: "Rimarranno limiti solo per la medicina nucleare, i test genetici e poco altro"
Dopo le proteste dei pazienti e il caos creato in ospedali e ambulatori, il discusso “Decreto appropriatezza” va in soffitta. Il provvedimento del ministro della Salute Beatrice Lorenzin, mirato a ridurre i costi del Sistema sanitario nazionale facendo pagare ai malati oltre 200 visite specialistiche e prestazioni ritenute “inutili”, viene infatti abrogato dall’atteso Dpcm sui nuovi Livelli essenziali di assistenza, in attesa solo del via libera formale del Tesoro.
Secondo Guido Marinoni, segretario della Fimmg provinciale di Bergamo, “sembra finalmente definito l’accordo tra ministero della Salute e Fnomceo, che ridisegna la materia in modo da garantire al medico autonomia e responsabilità, tutelando il rapporto fiduciario ed evitando accertamenti inutili e ridondanti”. In pratica “saranno pochissime le ‘condizioni di erogabilità‘, cioè le situazioni in cui la prescrivibilità, e quindi la rimborsabilità a carico del Ssn sarà limitata a specifiche situazioni, per cui dovrà essere apposta una nota sulla ricetta: alcune prestazioni di medicina nucleare, i test genetici e poco altro”. In tutto, secondo Quotidiano Sanità, si tratterà di una quarantina di prestazioni.
Le altre saranno semplici indicazioni di appropriatezza: “Il medico non dovrà riportare alcuna nota, ma sarà sufficiente l’espressione del quesito diagnostico, importante anche per comunicare con il collega che erogherà la prestazione. Il medico non sarà vincolato al caso singolo, ma potrà adattare le indicazioni delle linee guida alle reali condizioni del paziente, risultando così salvaguardata l’autonomia professionale“.