“Non ci sono basi legali per cui la Cina possa rivendicare diritti storici su risorse nell’area marina” che include le isole che Pechino si contende con le Filippine. La decisione è del Tribunale internazionale dell’Aja, che ha così respinto le rivendicazioni di carattere economico avanzate dalla Cina su ampie aree del Mar cinese meridionale. Come scrive il Guardian, la Corte permanente di arbitrato (Pca), che dirime le dispute internazionali sui territori marittimi, ha deciso che gran parte delle aree rivendicata da Pechino – secondo cui il 90% delle acque contese le appartiene – sono in realtà acque internazionali. Nell’area ci dovrebbero essere riserve significative di gas naturale e di petrolio. Anche altri paesi dell’area, tra cui Vietnam, Malaysia, Brunei e Taiwan, ne rivendicavano la proprietà.
La decisione dell’Aja per il governo delle Filippine suona come una vittoria, ma Pechino la respinge: “Non accetteremo mai richieste o azioni basate su queste sentenze”, assicura il ministero degli Esteri, che considera il verdetto “nullo, invalido e non vincolante” e precisa che la Cina “si oppone e mai accetterà richieste o azioni basate su queste sentenze”. Inoltre, aggiungono fonti governative, la sovranità territoriale, i diritti e gli interessi marittimi nel mar Cinese meridionale “non possono sotto alcuna circostanza essere affetti da queste sentenze”. A ribadire la posizione del ministero interviene anche il presidente Xi Jinping che, parlando in occasione della prima giornata del vertice annuale Cina-Unione Europea, ha affermato che Pechino è “fermamente impegnata per la pace e la stabilità nel Mar Cinese Meridionale e nella soluzione delle dispute con in Paesi direttamente coinvolti attraverso negoziati pacifici”.
Le pretese della Cina riguardavano l’area della ‘nine-dash line‘, zona inclusa in una linea di demarcazione segnata sulle mappe marine nel 1947, traducibile in italiano come ‘linea a nove trattini’, e al cui interno ci sono numerose isole. Una zona ricca di risorse energetiche, minerali e ittiche. Secondo il Guardian online, “la sentenza accrescerà le pressioni diplomatiche su Pechino perché riduca la sua espansione militare in un’area giudicata sensibile” e le attenzioni della diplomazia internazionale si focalizzeranno sulle “prossime scelte del presidente Xi Jinping“.
Filippine: “Ora chiediamo moderazione” – A seguito della decisione di oggi, il governo dell’arcipelago guidato dal neo presidente nazionalista e giustizialista Rodrigo Duterte ha fatto un appello affinché vengano osservate “moderazione e sobrietà” nel Mar cinese meridionale. “I nostri esperti – ha detto – stanno studiando questa decisione con la cura e l’accuratezza che questo importante pronunciamento merita”, ha detto il ministro degli Esteri filippino Perfecto Yasay in una conferenza stampa. Intanto nella capitale Manila, dove si registrano festeggiamenti di piazza, il segretario agli Affari esteri ha specificato che “gli esperti stanno studiando la sentenza con l’attenzione e l’accuratezza che questo responso arbitrale richiede. Le Filippine esprimono convintamente rispetto sulla decisione, contributo chiave negli sforzi in corso per risolvere le dispute nel mar Cinese meridionale”.