Fulvio Schinzari è morto mentre andava al lavoro. 59 anni, vicequestore aggiunto della Polizia di Stato, è la prima vittima identificata dello scontro tra treni avvenuto in Puglia il 12 luglio. Il funzionario stava tornando al lavoro dopo le ferie e da Andria, dove viveva con la moglie e due figlie, era diretto a Bari. Qui, quattro anni fa, aveva assunto l’incarico di dirigente dell’ufficio del personale della Questura.
“Enorme dolore” è stato espresso da Franco Gabrielli, per il “terribile disastro ferroviario”. Il capo della Polizia ha espresso la sua vicinanza alle famiglie delle vittime e a tutti coloro che sono rimasti feriti: “Un pensiero particolare alla Polizia di Stato”, ha detto, “rimasta colpita da questo tremendo evento con la morte del vicequestore aggiunto Fulvio Schinzari: alla famiglia e ai suoi cari esprimo il mio cordoglio, unendomi al loro dolore in questo tragico momento”.
Nato a Galatina (Lecce), Schinzari ha svolto tutta la sua carriera di poliziotto in Puglia. Come ricostruisce l’Ansa, dopo la laurea in Giurisprudenza nel 1985, per quattro anni ha fatto l’avvocato. Nell’ottobre del 1989 è entrato nei ruoli dei funzionari della Polizia, dove ha ricoperto diversi incarichi. Il primo, per circa un anno, a Bari: funzionario addetto alla Squadra Mobile. A seguire, per un lungo periodo, da fine ’91 a inizio 2000, è stato funzionario al Commissariato di Barletta con incarico di responsabile della squadra di polizia giudiziaria e poi, dal 2000 al 2002 ha diretto il Commissariato di Canosa di Puglia. Dal 2002 al 2005 è stato responsabile del settore Sicurezza e Protezione Civile presso il Comune di Andria e a seguire, per due anni, ha diretto il Commissariato di Corato. A Canosa, come dirigente del Commissariato, è tornato nel febbraio 2007: qui è rimasto fino al giugno 2012, quando ha assunto l’incarico di Dirigente dell’Ufficio del Personale della Questura di Bari.
“Era un poliziotto anomalo”, ha raccontato l’amica Mirella Caldarone intervista dall’Ansa, “e molti ad Andria neanche lo sapevamo che mestiere facesse. Era un amante dell’arte a tutto tondo. Fulvio era un grande lettore, gli piacevano soprattutto gli autori di impegno civile ma amava molto anche la musica. Suonava la chitarra, componeva. Ad Andria spesso faceva spettacoli tra musica e parole”. Anche per leggere e trovare idee nuove, aveva scelto di andare a lavoro in treno. “Diceva che in treno poteva leggere”, ha concluso.