Diritti

Milano, il Comune ferma la procedura per le moschee: “Stop all’avviso pubblico”

La ragione risiede nella cosiddetta legge regionale antimoschee, poi modificata dalla Corte Costituzionale, che ha reso non idonee le aree che dovevano essere assegnate di via Marignano, di via Sant'Elia e la palazzina di via Esterle. "Noi abbiamo speso soldi e hanno deciso di annullare tutto. Ci sarà materia per i nostri avvocati" dice Abdel Hamid Shaari dell’Istituto culturale islamico

La questione moschee era stato un tema importante della campagna elettorale e l’allora candidato sindaco Beppe Sala aveva sottolineato l’importanza di costruirne una. Ma da Palazzo Marino oggi arriva lo stop. Almeno per ora nel capoluogo lombardo non saranno costruiti luoghi di culto per musulmani. È arrivato l’annuncio l’avvio del “procedimento di conclusione dell’avviso pubblico riguardante l’assegnazione di aree destinate alla realizzazione di nuovi luoghi di culto”. La ragione risiede nella cosiddetta legge regionale antimoschee, poi modificata dalla Corte Costituzionale, che ha reso non idonee le aree che dovevano essere assegnate di via Marignano, di via Sant’Elia e la palazzina di via Esterle.

Il Comune ha già provveduto ad avvisare le associazioni partecipanti al bando ammesse ovvero la Casa della Cultura Musulmana, il Centro Cristiano Evangelico, l’Istituto Culturale Islamico, il Centro Islamico di Milano e Lombardia, il Bangladesh Cultural and Welfare Association e l’Associazione Islamica di Milano, che ora potranno visionare gli atti alla direzione centrale Politiche Sociali e presentare memorie scritte o documenti che ritengono utili entro il 27 luglio.

“Il Comune di Milano avrebbe voluto garantire in tempi brevi una risposta alle esigenze delle diverse comunità religiose di disporre di spazi adeguati per la preghiera e l’incontro. Purtroppo – ha spiegato il vicesindaco Anna Scavuzzo all’Ansa- la Regione Lombardia ci impone un percorso più complicato, richiedendo la stesura di un Piano per le attrezzature religiose che andrà ad integrare il PGT”. La delusione nelle associazioni è palpabile. “Si sapeva anche un anno fa che le aree non erano idonee. Lo sapeva la Regione e lo sapeva il Comune e così abbiamo perso anni per una cosa che non si farà mai” si è sfogato Abdel Hamid Shaari dell’Istituto culturale islamico. “A questo punto non penso che si farà” la moschea, ha aggiunto. “Noi abbiamo speso soldi e hanno deciso di annullare tutto. Ci sarà materia – è convinto Shaari – per i nostri avvocati”.

“Bene, siamo contenti – ha invece commentato Davide Boni, segretario milanese della Lega Nord ed ex assessore al Territorio della Lombardia -. Vuol dire che abbiamo fatto una buona norma che non blocca i luoghi di culto ma mette dei vincoli”. E se il Comune di Milano vuole andare avanti con le moschee “sa qual è la strada: deve adempiere alle normative”. “Rassicuro le comunità religiose: questo – ha spiegato il vicesindaco – non cambia in alcun modo la nostra volontà politica. Da domani saremo al lavoro per promuovere la stesura del documento e per proseguire il dialogo già avviato, con l’obiettivo di rendere Milano una città ancora più accogliente per i fedeli di tutte le confessioni”.