Ieri ho preso quel treno, quello giallo, la metropolitana all’aperto tanto propagandata da spot sulla modernità della Puglia. Entro dall’aeroporto e mi immetto attraverso scale mobili in una metropolitana all’avanguardia. Tornavo da Atene e dalle sue metropolitane, e mi dicevo che siamo diventati futuro, se dall’aeroporto si può prendere un mezzo veloce che ti porta a casa. Dicevo a mia moglie che presto avremmo potuto fare il check-in in stazione come a Zurigo…e ridevo felice come tutti quelli che tornano dalle vacanze. Un tornello che si apre all’immissione del passaggio col biglietto, 6,40 euro fino a Corato, un comune del Barese. In treno ho visto anche la giovane controllora in divisa che si intratteneva amabilmente con i passeggeri, capelli ricci e tanta voglia di tornare a casa… chissà se oggi era di turno.
Un treno carico di persone che sceglievano la Bari nord per raggiungere Terlizzi, Ruvo, Corato, Andria e Barletta. Una metropolitana all’aperto che viaggiava tra ulivi e alberi di mandorlo e vigne e terra, terra buona. Anche stamane, quando sono andato sul posto del disastro gli ulivi c’erano e sembrava piangessero riparando sotto l’ombra mamme e padri accorsi sul posto per avere notizie dei loro figli che sapevano aver preso quel treno. Sembrava che i loro rami pendenti li abbracciassero con pietà. Avevano fatto già il giro degli ospedali senza trovarci i propri cari. Le ambulanze ferme sul sentiero segno del fatto che ora ci sono solo i morti da raccogliere sotto i 35 gradi di una giornata maledetta per questa terra.
Ieri, una ragazza nel treno ci raccontava come questo treno fosse comodo e che aveva appena fatto un esame. Chiamava la madre al cellulare dicendole “arrivo fra cinque minuti”. Anche la sua compagna aveva fatto la stessa cosa, a Terlizzi. Anche quelli di Andria, avranno fatto la stessa cosa stamattina, dicendo ai loro cari di andare a prenderli alla stazione a mezzogiorno, come si dice da noi. Il treno dei pendolari dell’entroterra, che non ha la fortuna di avere due binari. La scena sul posto è particolare. Un binario e due treni che viaggiano l’uno contro l’altro. Nel mondo della logica è una situazione che non può essere considerata. Se c’è un binario unico e ci sono due stazioni, Andria e Corato, in una stazione ci deve essere un treno fermo che aspetta l’arrivo ed il passaggio dell’altro. Nella logica tecnica non può esserci un binario unico e due treni che viaggiano in opposte direzioni. Eppure oggi è accaduto proprio questo.
C’era una signora con la figlia ieri che era andata a Bari da Corato e vi faceva ritorno intorno alle 11. Un impiegato salito ad una fermata intermedia che andava verso Andria. Varia umanità di ritorno da Bari e che rientrava per il pranzo. La linea era collegata anche al San Paolo e la utilizzava molta gente che da Andria o Corato si recava a Bari per cure sanitarie. Il paradosso che notai ieri era che all’aeroporto avevi l’impressione di essere in un luogo ultramoderno e costato chissà quanto; nelle stazioni di arrivo, invece, trovavi l’Italia “sgarrupata” di sempre, con la stazioncina del dopoguerra, cantierizzata con lavori in corso per rafforzare la linea o per i sottoservizi. Insomma un cantiere per lavori di adeguamento alla nuova realtà che la metropolitana all’aperto comportava.
E quel cantiere della stazione di Corato, dovrebbe raccontarci molto, perché forse la metropolitana è stata resa funzionante senza prima adeguare le piccole stazioni a questa nuova dimensione ferroviaria. Non sarebbe la prima volta in Italia e nel sistema ferroviario. Infatti ancora oggi molte nostre stazioni non sono adeguate a sopportare i rischi del passaggio dei treni ad alta velocità ed il numero dei morti nelle stazioni è aumentato anche per questi ritardi. E poi, mi chiedo, puoi far viaggiare una Ferrari in una strada finora percorsa da carretti con i muli? Beh, la metropolitana gialla che si muove nelle campagne e arriva alla stazione di Corato mi dava questa impressione.
Ilenia stamane è arrivata sul posto, ha risposto all’appello di ricerca di medici. Poi è tornata indietro, nella foga di arrivare aveva scordato il tesserino e non l’avevano lasciata passare. Un furgone bianco è entrato in fretta e ha detto alla Polizia: “Portiamo acqua per i soccorritori”. Un signore con un labrador addestrato alla ricerca di sopravvissuti è restato chino sotto un ulivo, aspettando affranto.
Ancora non si ha un’idea precisa di quanta gente sia sotto le lamiere, in quel groviglio di orrore. Circa 20 mi dicono…tanti ne avevo incontrati ieri in quel treno giallo, con l’aria condizionata a palla e il sorriso dell’esame superato di ventenni pugliesi. La ragazza di Ruvo mi diceva che non sopportava il telefonino che aveva in mano, ma che era consapevole che non ne poteva fare a meno. Rispondeva: “Sì mamma sto a 5 minuti, arrivo”.
Poi l’arrivo a Corato e le mie convinzioni trovano riscontro. A Bari salendo, il gradino che esce quando le portelle si aprono era perfettamente in linea col marciapiede. A Corato quando arrivo, il gradino resta sopraelevato di 30 centimetri dal piano della stazione. Ecco, mi dico…non hanno adeguato e fatto i lavori per la sicurezza. Infatti aiuto una signora anziana che scende dal treno ed io stesso faccio fatica a scendere col bagaglio. “Come sempre – dico a mia moglie – si sono ‘dimenticati’ di rendere omogenei gli standard di sicurezza, eppure sono sicuro che questa metropolitana sarà costata quanto quella Zurigo”. Come sempre forse troppa fretta per inaugurarla…forse sono finiti i soldi, fatto sta che come sempre qualcosa non torna. Oggi su quel binario unico dove giacciono due treni in posizione illogica mi sono detto, sì…qualcosa non torna.