Critiche bipartisan e la richiesta di rinunciare all‘assegno da 15mila euro che riceve ogni mese in qualità di ex presidente della Commissione Ue. Josè Manuel Barroso è nel mirino dopo che, venerdì scorso, la filiale europea della banca d’affari Goldman Sachs ha annunciato la sua nomina a presidente non esecutivo e advisor del gruppo. Il sindacato dei dipendenti delle istituzioni europee, Union for Unity (U4U), in una lettera aperta ha chiesto agli attuali commissari “una dichiarazione forte e decisioni appropriate” sulla questione: formalmente l’ex primo ministro portoghese è libero di passare al settore privato, perché sono passati più di 18 mesi dalla fine del suo mandato, ma da clamore il fatto che continui a percepire una somma mensile pari al 60% di quello che è stato il suo stipendio tra il 2004 e il 2014.
Secondo i firmatari “non si tratta di un banale conflitto di interesse“, ma di “un fatto che rischia di rendere ancora più impopolare la costruzione europea e screditare la nostra istituzione”, alimentando “la propaganda eurofoba”. Inoltre suscita “domande di ordine etico” perché Barroso ha presieduto l’esecutivo Ue “durante la crisi dei mutui subprime, di fatto una crisi bancaria in cui Goldman Sachs ha svolto un ruolo importante”.
Intanto, via Twitter, piovono attacchi da tutte le parti politiche: da Parigi la presidente del Front National Marine le Pen ha scritto che “non è una sorpresa per chi sa che la Ue serve alla grande finanza, non alla gente”, e il segretario di Stato francese per il Commercio estero Mathias Fekl (socialista) ha definito Barroso “rappresentante indecente di una vecchia Europa che la nostra generazione cambierà”. Secondo gli eurosocialisti francesi, che hanno diffuso una nota di commento, l’obiettivo dell’operazione “è chiaramente quello di evitare o aggirare la perdita del ‘passaporto europeo’, in seguito alla Brexit, per le banche basate nel Regno Unito”. Infatti Goldman Sachs International è basata a Londra e, stando alla stampa britannica, conta su Barroso per gestire le conseguenze del divorzio dall’Unione.
Secondo Gianni Pittella, presidente del gruppo dei socialisti e democratici all’Europarlamento, la scelta di Barroso è “deplorevole dal punto di vista politico e morale” e “dopo dieci anni di un governo mediocre dell’Ue, ora l’ex presidente sarà al servizio di quelli che puntano a minare le nostre regole e i nostri valori”. Transparency International ricorda che nel 2010 a Goldman Sachs fu attribuito dall’osservatorio Corporate Europe observatory il premio per il “peggior lobbista della Ue”. Hashtag: #revolvingdoors, cioè “porte girevoli”.
Congrats #Barroso (ex-@EU_Commission) on new job at @GoldmanSachs: 2010 Worst EU #Lobby Award Winner #RevolvingDoors pic.twitter.com/n7Hnq1gHIK
— Transparency Int’l (@anticorruption) 11 luglio 2016
Ufficialmente la Commissione europea, attraverso il portavoce Margaritis Schinas, si è limitata a prendere atto della decisione di Barroso osservando che le “rigide regole” del codice di condotta fissato per i componenti dell’esecutivo europeo per le loro attività post-incarico “non sono state violate”. L’ex presidente ha chiamato Jean Claude Juncker “per comunicargli la sua decisione – ha aggiunto Schinas – e il presidente della Commissione non intende né fare commenti né dare giudizi” sulla decisione del suo predecessore.