“Ci impediscono di far vedere il film. È un fatto che si commenta da solo”. Sabina Guzzanti non sa quando sarà possibile proiettare il suo film “La Trattativa” che era in programma inserito nel cartellone della rassegna “Sul filo del discorso” organizzata dalla biblioteca comunale di Olbia. L’ordine di bloccare tutto è arrivato dal Comune di Olbia. E quando gli organizzatori hanno chiesto ospitalità al ristopub Civico IV nel locale si sono presentati tre vigili. “Ci hanno detto che potevamo soltanto parlare – dice la regista contattata dal Fatto.it – e oltretutto c’era il rischio che chiudessero il locale”. Secondo gli agenti, gli organizzatori avrebbero dovuto chiedere l’autorizzazione, così come prevede il testo unico delle leggi sulla pubblica sicurezza (risalente al 1931), in quanto l’attività principale del locale non è quella di proiettare film, ma somministrare bevande e vivande.

È stato il nuovo sindaco di Fi, Settimo Nizzi, in aperta polemica con la passata amministrazione di centrosinistra, a far scattare quella che appare come una censura. “L’iniziativa di proiettare un film che contiene un attacco durissimo al partito di Forza Italia e al suo leader Silvio Berlusconi – spiegava il sindaco in una nota congiunta con l’assessore alla Cultura, Sabrina Serra – è stata assunta dalla precedente amministrazione, risulta a noi incomprensibile se non nell’ottica del becero scontro politico e non può essere in alcun modo condivisa in quanto ci siamo impegnati sin dalle prime mosse della campagna elettorale a limitare gli scontri politici e cercare condivisione nelle scelte amministrative”. Per Nizzi, la proiezione del film avrebbe costituito “un’offesa ai milioni di elettori in tutta Italia che hanno nel tempo dato fiducia al partito e al suo presidente, e verso le migliaia di elettori che pochi giorni fa hanno affidato a Fi l’onore e la responsabilità di governare la nostra città. Il film e la sua regista mettono, in maniera assolutamente discutibile, in relazione la mafia e Forza Italia, utilizzando la lotta alla mafia e i suoi simboli, che sono invece patrimonio comune di tutti gli italiani, per gettare in maniera fantasiosa fango gratuito su un partito costituito da militanti e amministratori locali perbene, impegnati a fare politica onestamente”. Nel ritenere “fuori luogo, fuorviante e inopportuna” l’iniziativa, annullata per “ragioni di etica, verità e correttezza”, l’amministrazione comunale annuncia di voler promuovere prossimamente “iniziative serie e concrete per divulgare, soprattutto tra i giovani, i valori della legalità, della lotta alla mafia e per valorizzarne i simboli”.

“È un comunicato inaudito, fascistissimo. Fuori da ogni logica democratica – aggiunge la regista – tipico dei berlusconiani che c’eravamo scordati”. Questa sera a conclusione della proiezione del film l’artista, avrebbe dovuto parlare di Stato e di mafia, mentre Rita Borsellino, sorella del magistrato ucciso da Cosa nostra, si sarebbe dovuta collegare tramite Skype. Ma è stato tutto cancellato.

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