A trascinare il dato verso il basso sono i beni energetici, mentre i prodotti alimentari tornano a crescere. Codacons: "Siamo in presenza di una emergenza prezzi nel nostro Paese. Il governo resta a guardare mentre le famiglie non comprano e il commercio soffre una crisi nerissima"
Giugno 2016 è il quinto mese consecutivo di deflazione in Italia. L’Istat conferma che l’indice dei prezzi al consumo è sceso dello 0,4% in un anno, un calo peggiore rispetto allo 0,3% di maggio. Anche se il dato, su base mensile, registra un aumento dello 0,1%. Il Codacons, associazione dei consumatori, ha commentato la tendenza parlando di “emergenza prezzi” e accusando il governo di “restare a guardare”.
Il perdurare della deflazione, spiega l’Istat, è in gran parte riconducibile all’ampio calo dei prezzi dei beni energetici (-7,5% rispetto a giugno 2015), sebbene meno intenso di quello registrato a maggio. Al netto di questi beni l’inflazione, anche se in lieve ridimensionamento, resta positiva e pari a +0,4% (era +0,5% a maggio). L’inflazione acquisita per il 2016, cioè quella relativa all’anno in corso, è pari a -0,2%. I prezzi dei beni alimentari, per la cura della casa e della persona, che riempiono il carrello della spesa degli italiani, tornano invece a crescere e aumentano dello 0,2% sia su base mensile sia su base annua. A maggio la variazione era stata nulla.
“Siamo in presenza di una emergenza prezzi nel nostro Paese, con i listini che per il quinto mese consecutivo registrano segno negativo su base annua – commenta il presidente del Codacons, Carlo Rienzi – Il grave perdurare della deflazione è dovuto principalmente alla mancata ripresa dei consumi da parte delle famiglie. Il 2016 doveva essere infatti l’anno della ripartenza della spesa, ma la domanda interna appare lenta e ben al di sotto delle aspettative”. Così l’associazione dei consumatori punta il dito contro l’esecutivo: “Di fronte al perdurare di tale situazione che danneggia da mesi l’intera economia italiana, il governo avrebbe dovuto correre ai ripari, adottando misure correttive. Al contrario, l’esecutivo resta a guardare mentre i prezzi scendono, le famiglie non comprano e il commercio soffre una crisi nerissima”.