Il nuovo consiglio di amministrazione della Popolare di Vicenza, indicato dal fondo Atlante, ha deciso di dare via libera all’azione di responsabilità nei confronti degli ex vertici per il dissesto dell’istituto berico. “Il cda – si legge in una nota emessa al termine della riunione del board – ha deliberato di dare mandato a uno studio legale per approfondire l’individuazione di tutte le azioni legali volte a ristorare i danni subiti dalla banca”. Era stato questo il passaggio negato – a causa del voto contrario degli allora soci Cattolica e Generali – dall’assemblea del 26 marzo scorso, che aveva scatenato le proteste degli azionisti azzerati.

L’ad e direttore generale, Francesco Iorio ha detto che finora sono 6mila i reclami presentati dai risparmiatori. “C’è l’intenzione – ha spiegato il vicepresidente vicario Salvatore Bragantini – di fare proposte serie per quanto riguarda i tavoli di conciliazione, a partire dal tema delle ‘scavalcanti'”. “Non vogliamo dare date – ha aggiunto – inutile adesso parlare di settembre o ottobre, quando i tempi magari possono slittare oppure si può partire prima”.

Al momento è rimandata la decisione sull’eventuale cambio di nome dell’istituto. “E’ una delle cose di cui abbiamo parlato e riflettuto – ha detto il presidente Gianni Mion – ma alla fine siamo arrivati alla conclusione che il territorio vicentino rimane sempre importante e può darci una mano a sostenere la banca stessa. Il territorio di riferimento rimane sempre questo, quindi crediamo sia giusto che il nome resti”. “Se il territorio – ha precisato Bragantini – mostrerà di avere fiducia nella Banca Popolare di Vicenza, la stessa si continuerà a chiamare così. Se però i risparmiatori dovessero scappare terrorizzati saremo costretti a chiamarla con un altro nome”.

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