Attualità

Quando il marito è su Facebook (o gioca a Pokemon Go), la moglie?

Un divertissement su quello che potrebbe capitare mentre ve ne state lì, con gli occhi fissi sul vostro smartphone

Divertissement di Michele Monina

Tempo fa, in occasione di un Mondiale di Calcio o di un Europeo, girò una simpatica pubblicità in cui si vedevano uomini aitanti dediti a attività fisiche in mezzo alla natura, rigorosamente a torso nudo. Uomini svizzeri, diceva la pubblicità. Il concetto che quello spot voleva trasmettere era semplice: mentre gli uomini saranno tutti presi a seguire le partite di calcio, donne, venite in Svizzera, che vi divertirete. Gli Europei di Francia sono appena finiti, con la prodigiosa vittoria del Portogallo dell’infortunato Cristiano Ronaldo, quindi lo spot sarebbe potuto tornare utile non fosse che, oggi come oggi, non è certo necessario un evento sportivo di tale portata per spingere chicchessia a candidarsi come trastullo per donne abbandonate al proprio destino.

Non è una novità, o meglio, è una novità. Ma ne stanno parlando tutti talmente tanto, tra entusiasmo e battute che non fanno ridere, che citare a questo punto Pokemon Go può risultare fin troppo banale. Tant’è. Sapete di che si tratta: un’app per smartphone che trasforma il mondo, il mondo visto dallo schermo del suddetto smartphone, in un luogo fantastico, dove dar vita a partite senza fine alla ricerca di tesori perduti. Pokemon Go. Un fenomeno talmente invasivo e veloce che già si parla di “digital dementia”. Sembra che tutti o quasi ci vogliano giocare, specie se uomini.

Del resto, senza dover ricorrere alla cronaca spicciola, sarebbero già bastati i vari Instagram, Facebook, Twitter a affini. O più in generale sarebbe bastata la rete, dove, tra siti, giochi online, chat e quant’altro i novelli Peter Pan hanno anche troppe occasioni di perdersi, altroché Isola che non c’è. E perdersi si sono persi, probabilmente definitivamente. Un’ intera generazione rapita dalla rete, dai social, dalle app. Tutti lì, lo sguardo fisso allo smartphone, in quello che ritengono il mondo reale.  Solo che, e qui torniamo agli aitanti uomini nerboruti dalla Svizzera, questo fenomeno è prevalentemente maschile, un po’ come il calcio. Intendiamoci, Instagram, Facebook, Twitter sono terreno di gioco anche delle donne che ne fanno uso altrettanto smodato, ma la loro natura multitasking le tiene decisamente più coi piedi per terra, fosse anche dentro scarpe coi tacchi.

Tutto questo per dire cosa? Per lanciare un grido di allarme. Un allarme lanciato da un uomo che lavora per un quotidiano online, e rivolto a tutti i suoi simili, uomini che vivono più in rete che connessi col mondo reale. Attenti, amici, attenti davvero. Mentre voi siete lì che vi dibattete in Pokemon Go, mentre postate frasi che ritenete intelligenti sotto certe foto di Instagram, mentre cercate il giusto epitaffio da lasciare per la ‘dipartita famosa’ del giorno su Facebook, mentre cercate di provocare l’attenzione del vip di turno su Twitter, le vostre donne potrebbero essere tra le braccia di un aitante culturista svizzero. O se non di uno svizzero, perché certe cose sono possibili solo nelle pubblicità televisive, magari del vostro vicino di casa luddista, uno dei pochi che ancora non ha un profilo sui social. Fate davvero attenzione, perché se procediamo di questo passo potremmo non avere più occasione di tornare indietro.

È in momenti confusi come questi che tocca essere pragmatici, togliersi le scarpe e tenere le piante dei piedi ben fisse sul terreno. Lasciate perdere i mostri di Pokemon Go, che per altro vi cremano tutta la batteria del cellulare, lasciate perdere foto e hashtag, lasciate perdere post e tweet, siate pragmatici e cominciate a pensare come penserebbe la vostra donna: il cazzo è il cazzo, altroché chiacchiere. Piccola chiosa. Contate fino a tre. Uno. Due. Tre. Ecco, a questo punto, provateci, correte direttamente a leggere i commenti, qui sotto. Troverete i primi corsi a dare del sessista all’estensore di questo articolo, strano giro di parole in genere usato nei commenti per dire “autore”. Sessismo. Ecco. Parliamone quando volete, ma non stavolta. Perché questo è tutt’altro che un pezzo sessista. Anzi, andrebbe incorniciato e reso manifesto del nuovo femminismo, un po’ come Paura di volare di Erica Jong lo fu per l’America puritana. Qui si cerca di salvare il mondo da mostri reali, non da quelli creati dalla Nintendo. Quei mostri siamo noi che con le nostre fissazioni rischiamo di portare l’umanità verso l’estinzione. La Svizzera è un paese storicamente neutrale, non penserete davvero che arriveranno i loro uomini a salvarci.

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